Non solo la Diamond Princess in Giappone: un'altra nave da crociera, la Westerdam approdata in Cambogia, è diventata un "incubo epidemiologico" dopo che uno dei 1455 passeggeri è risultato positivo al Coronavirus. Così dal Paese nel sud-est asiatico è partita la caccia regionale e internazionale alle 1345 persone sbarcate dalla nave della della compagnia Holland America Line giovedì scorso, nel porto meridionale di Sihanoukville.
Ad aver contratto il Covid-19 è una statunitense di 83 anni, attualmente ricoverata assieme al marito in un ospedale di Kuala Lumpur; come loro altri 145 passeggeri della nave sono transitati per l'aeroporto della capitale della Malaysia. Delle altre 1200 persone sbarcate dalla Westerdam, finora solo 600 sono state rintracciate e hanno ricevuto la consegna di rimanere chiuse nelle camere di alberghi a Phnom Penh, la capitale cambogiana. Su 600 passeggeri irreperibili, le autorità della Cambogia hanno riferito che almeno 200 hanno già lasciato il Paese con voli in transito da Malaysia e Thailandia diretti verso Australia, Hong Kong, Europa e Stati Uniti, ma non si conosce con precisione la destinazione finale.
After being turned away by three countries, a cruise ship with more than 2,000 people onboard will finally be allowed to dock this Thursday in Thailand https://t.co/uvFl8FOJ1G
— CNN International (@cnni) February 10, 2020
E costoro potrebbero potenzialmente disseminare il virus ai quattro angoli del pianeta. Già rintracciati e "sotto controllo" i cinque italiani a bordo: uno di loro è rientrato in Italia ed è monitorato costantemente dalle autorità sanitarie: non presenta alcuna sintomatologia e si e' sottoposto ad isolamento domiciliare volontario. Un altro è rientrato direttamente in Germania, anch'egli senza alcuna sintomatologia ed in isolamento volontario domiciliare, monitorato dal servizio sanitario tedesco.
Nella stessa condizione è il terzo italiano rientrato dalla Cambogia direttamente in Slovacchia. Gli ultimi due, italo-brasiliani, sono ancora a bordo, in attesa del risultato dei test e in conflitto costante con la nostra ambasciata. La Thailandia, un hub di volo già utilizzato da decine di passeggeri della Westerdam, ha deciso di vietare il transito ai croceristi: "I passeggeri a bordo della nave sono a rischio e il viaggio in aereo causera' rischi per gli altri passeggeri", ha tagliato corto il ministro della salute Anutin Charnvirakul.
Oltre a questi passeggeri per i quali sono cominciate le ricerche, altri 223 sono rimasti a bordo della Westerdam con 802 membri dell'equipaggio, tutti sottoposti a test di laboratorio, come riferito dal vice governatore della provincia di Preah Sihanouk. La stessa fonte ha assicurato che nessuno verra' autorizzato a lasciare l'imbarcazione fino a quando i test non saranno completati. Il ministero della Sanita' cambogiano ha dichiarato di "ricercare attivamente ogni caso sospetto", aggiungendo che "la popolazione non deve preoccuparsi troppo". Finora in Cambogia, secondo il bilancio ufficiale, e' stato registrato un solo caso di coronavirus su un uomo cinese in fase di guarigione. E la compagnia Holland America, proprietaria della nave, ha tenuto a precisare che "finora nessun altro cliente né membro dell'equipaggio, in albergo o a bordo, presenta sintomi della malattia".
Salpata da Hong Kong lo scorso 1 febbraio, la crociera nei mari del sud-est asiatico si è invece trasformata in un viaggio angosciante: per timore che trasportasse casi di coronavirus, il capitano della Westerdam si è visto rifiutare l'ingresso ai porti di Giappone, Filippine, Taiwan, Thailandia e del territorio americano di Guam, nel Pacifico. Giovedì scorso è poi arrivato il via libera dalla Cambogia, fedele alleato di Pechino, che ha permesso alla nave di attraccare nel porto meridionale di Sihanoukville. Prima di scendere dalla nave i passeggeri sono stati sottoposti ad una rapida visita medica, ma alcuni di loro hanno poi riferito di non aver fatto alcun test. A centinaia sono stati autorizzati a passeggiare sulle spiagge locali e visitare in bus la capitale, Phnom Penh, prima di lasciare il Paese.
Il primo ministro Hun Sen, uomo forte del regno cambogiano al potere dal 1985, ha accolto i passeggeri a terra con fiori e abbracci, senza indossare alcuna maschera di protezione. Ora è finito nella bufera politico-mediatica: è accusato di aver agito in modo "precipitoso" e di "negligenza" per non aver rispettato i protocolli sanitari tesi ad evitare la propagazione del Covid-19. Il premier cambogiano ha replicato ai suoi detrattori, denunciando "la malattia della paura" e giustificando la sua decisione come "un aiuto di fronte ad una crisi umanitaria".