Wana (Iraq) - Abitano all'ombra della diga "più pericolosa del mondo", quella di Mosul; e dunque gli abitanti di Wana, la città irachena piu' vicina alla struttura, guardano al futuro con un misto di timore ed ansia. Situata 10 chilometri a valle della grande diga sul fiume Tigri, Wana sarebbe la prima citta' travolta dal muro d'acqua in caso l'infrastruttura cedesse: una breccia nel muro alto 113 metri aprirebbe il varco a milioni di metri cubi d'acqua che, secondo gli esperti, potrebbero scatenare un'onda alta 15 metri. Ma la vita segue il suo corso a Wana, una città di 10mila abitanti dove i bambini giocano liberamente e le mucche pascolano tranquille sulle rive del fiume. La ditta italiana Trevi è stata chiamata ai lavori di consolidamento della struttura e poiché i jihadisti dell'Isis sono poco lontani, ad appena 40km nella roccaforte di Mosul, il governo italiano ha promesso di mandare circa 500 militari a protezione del cantiere.
L'ambasciata degli Stati Uniti a Baghdad, nei giorni scorsi, ha lanciato l'allarme che, in caso di rottura della diga, se non fossero evacuati in tempo potrebbero morire tra 500mila e 1,5 milioni di iracheni. Anche il governo iracheno è allarmato. Secondo l'ambasciata americana a Mosul, la seconda città più grande dell'Iraq, da due anni in mano ai jihadisti, e a Tikrit, gli abitanti dovrebbero allontanarsi di 5/6 chilometri dalle rive del Tigri, nel caso di un'evacuazione. Ma gli abitanti hanno deciso di affidarsi agli amministratori locali, meno allarmisti degli americani. "Ci affidiamo agli esperti iracheni che dicono che non c'è alcun rischio di rottura, che è solo un battage mediatico", spiega Fadhel Hassan Khalaf, un funzionario di 52 anni, che si ricorda della costruzione della diga nei primi anni '80. La diga, che fornisce acqua ed elettricità alla maggior parte della regione di Mosul e irriga vaste zone di coltura nella provincia di Ninive, è stata definita "la più pericolosa del mondo" dagli ingegneri dell'esercito americano nel 2007. Operativa dal 1984, è stata costruita su un suolo di gesso e calcare che si erode al contatto con l'acqua e provoca cavità nelle fondamenta. Da allora, le autorità hanno cercato di consolidare le fondamenta iniettando cemento nel sottosuolo. "Se la diga dovesse crollare, ci dovrebbero dire di andarcene: è impossibile che non ce lo dicano", cerca di convincersi Bashir Ismail, 63, proprietario di un piccolo negozio di alimentari sulla via principale di Wana. Ma Ziyad Saeed sembra meno sicuro: "Non voglio dire una cosa per un'altra: abbiamo paura della diga e molti stanno prendendo in considerazione l'idea di trasferirsi in Kurdistan (la regione autonoma irachena nei pressi di Mosul;ndr)", racconta il giovane. "Non sappiamo che fare: il Daesh da una parte e dall'altra la diga che potrebbe crollare".
I tempi dunque si stringono per la ditta Trevi, che ha firmato un contratto da 273 milioni di euro con il governo iracheno per consolidare la struttura. I tempi si stringono anche perché la pressione sulla diga è destinata ad aumentare in questa stagione con le nevi che si sciolgono. Ma il vice-responsabile della diga, Mohsen Hassan, rassicura: dopo che la diga cadde nelle mani dell'Isis per breve tempo nel 2014, sono stati fatti test sulle fondamenta "e niente dimostrava che la struttura si fosse indebolita". Il sindaco di Wana, Ali Mohammed Saleh, aggiunge comunque che il governo di Baghdad non ha ancora stabilito ne' un piano formale ne' emanato un allarme di evacuazione. "Se la diga si rompe", osserva fatalista, "nessuno sopravvivera". (AGI)