Myanmar: esperto, per San Suu Kyi ruolo chiave agli Esteri

(AGI) - Roma, 22 mar. - La carica di ministro degli Esteri nel primo governo civile del Myanmar consentira' ad Aung San Suu Kyi di "continuare ad essere il volto internazionale della giovane democrazia birmana". Il professor Pietro Paolo Masina, esperto di politica ed economia del Sud-est asiatico all'Orientale di Napoli e visiting fellow del Clare Hall College dell'università di Cambridge, mette in evidenza come la leader della Lega Nazionale per la Democrazia (Lnd) si sia ritagliata un ruolo nell'esecutivo che le dara' un'influenza a livello internazionale e le permettera' anche di far parte del Consiglio di Sicurezza, "quell'organismo strategico dominato dai militari in cui si discuteranno alcuni dei dossier piu' importanti dei prossimi anni". In particolare, il Consiglio di Sicurezza resta il luogo nel quale verranno definite "le relazioni con le diverse minoranze etniche e con le loro milizie". Nel giugno 2015, e' l'analisi del professore, San Suu Kyi ha gia' mosso un passo importante nella direzione della guida della diplomazia del paese andando in visita a Pechino in un momento di particolare tensione nei rapporti fra i due Paesi. La gestione dei rapporti internazionali e' particolarmente importante per una nazione che nei prossimi anni avra' enorme bisogno di aiuti economici e dovra' rinegoziare la sua posizione in termini di relazioni economiche con l'estero." E' proprio sul terreno delle scelte economiche", insiste l'esperto, "che potrebbe incontrare i primi ostacoli il governo della Lnd". E spiega: "Da un lato la transizione politica sembra vincolare a un rispetto degli interessi di quella elite economica cresciuta all'interno del regime militare" e che ha fortemente accresciuto il suo potere grazie alle privatizzazioni del governo uscente - di fatto sostituendo monopoli privati ai precedenti monopoli pubblici. Dall'altro "le politiche economiche suggerite dagli organismi finanziari internazionali - con in testa la Banca Mondiale - possono consentire di creare nuova occupazione nell'industria, ma anche di fare ulteriormente la disuguaglianza e la polarizzazione di reddito in un paese gia' fortemente diviso fra un numero ristretto di super ricchi enormi masse di poveri e poverissimi". (AGI) Red/Gav