Per la Libia l'Italia ora cerca la sponda del Cremlino
Il ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, vola oggi a Mosca per incontrare il suo collega russo Serghei Lavrov. Quali sono gli interessi della Russia nell'area? E quale può essere il suo ruolo in una stabilizzazione?

Il processo di una soluzione politica della crisi in Libia, con la necessità di portare alla conferenza di Palermo del 12-13 novembre il più alto numero di attori coinvolti e rappresentati al massimo livello, sarà al centro dell'interesse italiano nei colloqui tra il ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, e il collega russo Serghei Lavrov, che si vedranno oggi a Mosca. L'interesse geopolitico di Roma in questo momento si concentra sul Paese nordafricano e la Russia, anche in quel quadrante, ha confermato di essere un player dinamico e influente, come già in Medio Oriente. Ma a differenza della Siria, la posizione di Mosca sulla Libia del dopo Gheddafi è sempre stata meno netta: appoggia gli sforzi dell'Onu e del governo di Fayez al Serraj, riconosciuto dalla comunità internazionale, ma allo stesso tempo dialoga attivamente e spesso ha fatto intendere di voler dare anche un aiuto militare al generale Khalifa Haftar, l'antagonista della Cirenaica, uomo forte del governo di Tobruk.
La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha annunciato che "è prevista" una partecipazione russa alla conferenza in Sicilia, anche se ancora se ne stanno definendo "livello, grado e parametri concreti". In un incontro con la stampa, ha spiegato che la Libia è una "problematica non solo delicata, ma anche molto importante" per Mosca. Ma a cosa mira il Cremlino in Libia?
Mosca non vuole accelerare sulle elezioni
La posizione della Russia è stata riassunta da Lavrov, a margine dell'ultima Assemblea generale Onu a New York. "Stiamo provando a contribuire a creare le condizioni per un processo politico e non penso ci debbano essere delle scadenze artificiali", ha detto in conferenza stampa. "Abbiamo ben accolto l'incontro che c'è stato a Parigi a maggio, e appoggiamo gli sforzi dell'inviato speciale del Segretario Generale dell'Onu, Salamè - ha continuato il capo della diplomazia russa - ma dire che dobbiamo morire per assicurarci che le elezioni avvengano a dicembre, non credo sia un segnale giusto". A differenza della Francia - che continua a incalzare sul voto entro fine anno, come stabilito dagli accordi di Parigi di maggio - Mosca pensa che le elezioni si debbano tenere, solo quando si sarà raggiunto un accordo tra le varie forze in campo. Accordo che, come denunciato da Lavrov da New York, "ancora non vedo".
Con chi parla Mosca
A fine settembre, nella capitale russa si sono avvicendanti in visita il ministro dell'Economia del governo di accordo nazionale, Naser al Darsi, e l'attivista politico, appoggiato dal leader della Cirenaica, Aref Ali Nayed, il quale ha già annunciato di volersi candidare come "indipendente, nel blocco di Haftar" alle attese presidenziali libiche. L'interlocutore russo di riferimento, per tutti gli schieramenti libici, è sempre il vice ministro Mikhail Bogdanov, profondo conoscitore del Nord Africa e del Medio Oriente e che ha ricevuto entrambi. La Russia porta avanti sia i colloqui politici per stabilizzare la situazione, che quelli per assicurarsi un posto di primo piano nella ricostruzione e nella cooperazione militare ed economica con la futura Libia. Con Nayed, Bogdanov ha parlato dello "sviluppo e delle prospettive di regolamentazione" della crisi libica, confermando la "disponibilità a promuovere lo sviluppo sostenibile del processo politico in Libia, sotto l'egida dell'Onu e nel quadro della realizzazione del piano d'azione del rappresentante speciale del segretario generale delle Nazioni Unite in Libia Ghassan Salamè". Dal canto suo, l'aspirante candidato alle presidenziali ha chiesto alla Russia aiuto all'interno del Consiglio di sicurezza Onu, perché si arrivi presto a elezioni generali - su cui ancora regna l'incertezza - e ha promesso che se sarà eletto, ripristinerà un "partenariato strategico" con la Federazione, nella difesa come pure nell'energia.
Gli interessi dei libici per la Russia
Con i russi, il ministro Darsi - accompagnato da diversi uomini d'affari - ha discusso, invece, soprattutto di cooperazione economico-commerciale. Secondo quanto da lui stesso riferito al quotidiano Kommersant, al centro dell'interesse libico vi sono i negoziati con le Ferrovie russe per la costruzione dell'alta velocità Bengasi-Sirte (un progetto da 2,2 miliardi di euro, in un'area controllata da Haftar) e l'approvvigionamento di grano. I parametri del progetto per la linea ferroviaria tra le due città libiche erano stati già concordati, ma tutto si è fermato con la caduta di Gheddafi nel 2011. Alla fine del 2017, inoltre, i due Paesi avevano già discusso a livello governativo della partecipazione della Russia alla costruzione di strade in tutta la Libia. "La questione infrastrutture è basilare - ha spiegato Darsi - e la Russia in questo ha molta esperienza". Altra questione cruciale è quella dell'approvvigionamento di "due importanti prodotti, grano per il pane e foraggio per i mangimi", ha detto il ministro nell'intervista, prospettando un accordo del valore complessivo di 700 milioni di dollari.
Gli interessi russi in Libia
Oltre alle infrastrutture, sono l'energia e le forniture di armamenti, al momento bloccate dalle sanzioni Onu, i due settori più interessanti per Mosca. Il colosso statale dell'energia, Rosneft, ha già firmato un accordo di cooperazione con l'ente petrolifero libico National Oil Corporation (Noc), che riguarda sia il campo dell'esplorazione, che quelli della produzione e dell'acquisto di greggio. Gli analisti hanno subito definito l'intesa come "il segnale delle intenzioni della Russia di riprendersi le posizioni perdute". Rosneft non è la sola compagnia russa, che sta negoziando per un ritorno in Libia: ci sono anche Gazpromneft e Tatneft, che ha già condotto esplorazioni geologiche con la Noc nelle aree di Ghadames e Sirte.
I contratti maggiori della Russia con la Libia pre-rivoluzione erano, però, quelli nella cooperazione tecnico-militare. Nel 2008, Mosca e Tripoli avevano concluso diversi accordi per l'acquisto di armi russe, per un totale di 2,2 miliardi di dollari e nel gennaio 2010 per altri 1,3 miliardi di dollari. Diversi altri accordi erano in lista di attesa, prima che il regime del colonnello Gheddafi fosse rovesciato e che, nel 2011, l'Onu imponesse un embargo sulle armi. Secondo le stime di Rosoboronexport, l'ente statale russo per l'export di tecnologia militare, le perdite per le imprese miliari russe sono state di circa 4 miliardi di dollari. "Mosca può non perdere i suoi investimenti in Libia, solo se la situazione in quel Paese si stabilizzerà e se questo accadrà con una sua partecipazione attiva", ha scritto l'analista Marianna Belkaya, del Carnegie Center di Mosca. Proprio per questo ampio spettro d'interessi e per il fatto che non è chiaro nelle mani di chi finirà' il destino dei contratti russi, il Cremlino è stato tra i primi sostenitori del dialogo con Haftar e oggi è' promotore di un dialogo il più inclusivo possibile. Il generale della Cirenaica, già in passato, ha invocato l'aiuto russo nel Paese, ma Mosca si è guardata bene dal raccogliere l'invito: fare accordi con Serraj significherebbe perdere posizioni nell'est, mentre agire a fianco di Haftar comporterebbe una violazione troppo evidente delle decisioni del Consiglio di sicurezza Onu, cosa contro cui il Cremlino si è sempre battuto.
La collaborazione col Cairo
Di Libia parleranno sicuramente Putin e il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che sarà a Mosca il 24 ottobre. Nel frattempo, il leader del Cremlino avrà già visto il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi, grande sostenitore del generale Haftar, e atteso in Russia "a metà ottobre" per parlare anche di Libia. Secondo gli analisti, proprio la difficoltà di schierarsi apertamente a fianco del leader della Cirenaica porterà Mosca a intensificare l'interazione col Cairo, con cui condivide molte idee sul futuro della Libia.
"In una situazione in cui le relazioni russo-egiziane sono in aumento - ha scritto l'analista russo Dmitri Frolovsky - il coordinamento con l'Egitto può essere la principale tattica di Mosca per rafforzare Haftar, in questa fase". Da ricordare, che Mosca e il Cairo hanno completato il testo dell'accordo sull'uso congiunto dello spazio aereo e delle basi militari egiziane. Altri modi per sostenere indirettamente Haftar possono essere sia l'invio di mercenari russi a sostegno dell'Esercito nazionale libico, comandato dal generale, e anche la cooperazione economica: la Russia l'anno scorso, ha stampato dinari libici destinati all'est del Paese e ha aperto piccoli uffici della Camera di commercio russo-libica a Bengasi, Tripoli e Misurata. Di certo, assicurandosi un ruolo chiave in Libia, Mosca punta non solo a rafforzare la sua posizione in Medio Oriente e a garantirsi l'accesso a uno dei Paesi piu' ricchi di petrolio della regione, ma anche a conquistare un'importante leva di influenza sulle politiche dei Paesi europei, come l'Italia e la Francia, per i quali la Libia rappresenta la porta verso l'Ue della maggior parte dei flussi migratori.
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