Era l’agosto del 2010 quando Max Vredenburgh abbandonava in mare una bottiglia con dentro un messaggio. Come racconta The Guardian, si trovava a casa sua, a Long Beach, nella pittoresca cittadina di pescatori di Rockport, e aveva appena 10 anni.
Oggi frequenta la Suffolk University, si è fatto un uomo e probabilmente quel messaggio lo aveva anche dimenticato, mai insomma avrebbe pensato, dieci anni dopo, di ricevere una risposta; ma è esattamente quello che è avvenuto. Dalla Francia qualcuno che si firma “G Dubois” ha risposto a Max, o perlomeno al bambino Max, che in quella lettera si presentava dichiarando che il blu era il suo colore preferito e amava animali e automobili e chiedeva, per favore, una risposta. Presto fatto. La bottiglia ha attraversato l’oceano ed è finita su una spiaggia in Francia tra Contis e Mimizan, che si trova a circa un'ora e mezza a nord di Biarritz, non lontano dal Pirenei e dal confine spagnolo. In tutto 6000 km in dieci anni, con grande sorpresa di Max che in un’epoca di messaggeria istantanea si è ritrovato tra le mani una lettera scritta a mano con la risposta dell’anonimo Dubois, che allega anche una mappa del luogo dove la bottiglia è stata ritrovata. Mappa che Max ha subito deciso di condividere con i suoi follower su Twitter, assieme alla sua lettera originale, che Dubois ha gentilmente restituito.
On August 21, 2010 I threw a message in a bottle into the ocean from a beach in Rockport, MA. On October 10, 2019 that letter was found on the beach in France. I am mind blown. 9 years. pic.twitter.com/Af2tEwoQtq
— māx (@VredenburghMax) November 8, 2019
Quello di Max non è naturalmente l’unico caso di ritrovamenti di messaggi in bottiglia: nel 2014 Andrew e Carol Gracie, una coppia di cinquantenni in vacanza alle Bahamas, ritrovò la bottiglia lasciata in mare dall’ora 15enne Connor Corbett-Rice, ma era un semplice compito di scuola, anche quelle dei compagni di classe sono state ritrovate praticamente tutte.
Più appassionante la storia di un marinaio giapponese di nome Chunosuke Matsuyama e del suo gruppo di compagni, naufragati su un’isola deserta e presumibilmente morti lì, non prima di aver affidato al mare, dentro una bottiglia, la propria storia incisa su un pezzo di legno di cocco; bottiglia che verrà ritrovata 150 anni dopo vicino al villaggio giapponese di Hiraturemura.
Commovente anche il messaggio dei cugini Jeremiah Burke e Nora Hegarty, che lo hanno lasciato in mare prima di morire nel più noto degli affondamenti della storia, hanno scritto semplicemente: “Dal Titanic, addio a tutti, Burke di Glanmire”; la bottiglia fu ritrovata un anno dopo la tragedia e fu conservata dalla famiglia per quasi un secolo, prima di essere donata al Cobh Heritage Centre nel 2011.
Ugualmente emozionante l’idea che ebbe Thomas Hughes, soldato britannico impegnato nella Seconda Guerra Mondiale, che nel 1914 inviò una lettera alla moglie tramite una bottiglia lanciata nelle acque del canale della Manica, prima di morire in combattimento due giorni dopo. La lettera in questione però venne ritrovata solo nel 1999, vent’anni dopo la morte della moglie; così il pescatore che la recuperò decise di inviarla alla nipote in Nuova Zelanda.
Il messaggio affidato ad una bottiglia è evidentemente una scelta romantica, lo sa bene Paolina, una donna siciliana che un giorno passeggiando sulla spiaggia recuperò la bottiglia lanciata in mare due anni prima da un marinaio svedese che si firmava come “Il vichingo” e che cercava una donna “bella e distante”. Trovò proprio lei, che rispose: “Io non sono bella, ma sembra così miracoloso che questa piccola bottiglia abbia viaggiato così lontano e così a lungo per raggiungere me, che devo inviare una risposta!“. Ottima idea, i due finirono per diventare marito e moglie.