“Raccontano che da qualche tempo Angela Merkel esprima curiosità verso Matteo Salvini”. È l’abbrivio della corrispondenza da Berlino del Corriere della Sera, dopo la visita del leader leghista, vicepremier e ministro dell’Interno a Orbán di ieri. Berlino, non Budapest o Roszke o l’Ungheria. E quella della premier tedesca non è una curiosità qualsiasi. C’è di più, forse: “La cancelliera fa molte domande sul leader della Lega” e “ricorrente nel colloquio è la speranza (o il pio desiderio) di Merkel che se diventa capo del governo italiano, Salvini ‘capisca le responsabilità dell’incarico’”, si legge nell’articolo di Paolo Valentino.
Dunque nella curiosità di Angela Merkel c’è forse preoccupazione, vista la scadenza elettorale ormai assai ravvicinata. O un’ossessione. Il nodo è il Ppe. E il suo futuro, “rispetto alla bulimia sovranista del nostro ministro dell’Interno e alla prospettiva che, dopo le elezioni europee, potrebbe essere necessario trovare una qualche forma di intesa”.
Insomma, a sostenere questa impressione sulla preoccupazione-ossessione di Merkel per Salvini, “oltre alla recente dichiarazione di Salvini che ha detto di ‘non escluderla’, è l’intervista data da Orbán alla Stampa, “nella quale il premier magiaro fa un panegirico del capo della Lega e ammette che lui sta lavorando a un’alleanza dei popolari con l’estrema destra europea per ‘salvare il Ppe dal suicidio politico’”.
E, di fatto, “la visita di Salvini a Budapest accredita lo scenario del lavorio in corso per avvicinare la corazzata popolare all’incrociatore populista” osserva il giornalista. Ed è questo aspetto, forse, a preoccupare di più Merkel.
“L’ungherese volante” definisce Salvini Il Foglio nel titolo all’articolo di Salvatore Merlo, che così descrive il capo leghista: “Indipendentista in Veneto e nazionalista a Roma, repubblicano a Washington e comunista a Pyongyang, russofilo a Parigi con Marine Le Pen ma atlantista a Varsavia con Jaroslaw Kaczynski”. Per poi proseguire: “Matteo Salvini ieri ha incontrato Viktor Orbán a Budapest, quel famoso primo ministro ungherese che è un omaccione da filo spinato e torrette di guardia, ma è anche un membro del Partito popolare europeo, cioè la formazione di Angela Merkel, quel partito dei cristiano democratici cui Salvini guarda con interesse in questo suo gioco spavaldo e mimetico che da tempo ormai gli consente con successo di indossare in Italia e all’estero, a discrezione, la felpa e la cravatta, di generare allo stesso tempo ipotesi di futuro e identità così diverse e in continua mutazione da far pensare a un’instabilità dell’umore se soltanto non si trattasse, invece, di furbizia, calcolo e persino talento ribaldo”.
E allora, “il persuasore deve stare coi santi in chiesa e coi ghiottoni in taverna, far la voce del lupo fra i lupi, zoppicare con gli zoppi e urlare con gli indemoniati; magari cercando di apparire sempre più santo, più ghiottone, più lupo e più indemoniato dei compagni”.
Ma non è tutto: “E infatti, in quel luogo apparentemente geometrico che è la politica europea, soltanto lui è in grado di pervertire tutte le regole, insomma di tenere un piede in tre scarpe, di ballare da solo e con tutti, di teorizzare un complicatissimo ingresso della Lega nel Ppe attraverso Orbán ma di allearsi nel frattempo con i nazionalisti francesi amici di Putin mentre coltiva pure rapporti, attraverso Giorgia Meloni, con i conservatori europei che invece sono fra i più tenaci nemici di Putin nel continente.
Ed è così che la fede in quest’uomo impossibile, prestigiatore e giocoliere, mago e ipnotizzatore, è ormai pressoché infinita e miracolistica sia negli amici – i leghisti che si sono visti proiettati grazie a lui dal 4 per cento del 2014 al quasi 35 di oggi – sia negli avversari, che lo temono”. Deve esser forse anche questo lato a impensierire il sonno di Angela Merkel.
Del resto, se si dà credito al pensiero degli italiani, “è il leader leghista a guidare la politica estera”, secondo uno studio dell’Università di Siena e dell’Istituto Affari Internazionali a cui dà risalto La Stampa. È infatti lui, “secondo la maggioranza degli italiani il politico che ha la maggiore capacità di influenzare scelte e strategie”, seguito dal premier Conte. Buon ultimo viene il titolare del dicastero dedicato alla politica estera, Enzo Moavero.
Tuttavia, scrive il corrispondente del Corriere da Berlino, “non è tutto oro ciò che luccica”. Per aggiungere, più precisamente, citando un’autorevole e anonima fonte del Ppe, che “in realtà Orbán e Salvini sono più deboli di quanto danno a intendere. Il primo perché è sospeso dal Ppe e rimane a rischio espulsione, soprattutto per le pressioni del fronte del Nord.
Mentre Salvini sta cercando forsennatamente di cucire una tela sovranista, ma finora ha trovato solo degli intoccabili, come l’AfD o la Le Pen. A Milano, gli austriaci della Fpö non si sono fatti vedere, perfino i polacchi del PiS sono restii. Orbán furbamente tiene aperta una porta. Ma non lascerà mai il Ppe di sua iniziativa”.
“Non è che dentro il Ppe un’intesa con Salvini venga esclusa a priori” si legge ancora sul Corriere. “Berlusconi, per esempio, la chiede a voce alta”. Ma le pre-condizioni sono chiarissime: “’Salvini, nel suo tentativo di costruire un fronte sovranista, dovrebbe separare il grano dal loglio. La Cdu non accetterebbe mai un dialogo con un gruppo del quale siano parte anche AfD o Le Pen’, dice un altro esponente popolare. Il punto è che se dovesse diventare selettivo, Salvini non potrebbe più ambire a mettere insieme un gruppo robusto a Strasburgo. Sulla formazione del quale pesa l’ipoteca delle troppe contraddizioni che, fatta salva l’union sacrée contro l’immigrazione, dividono i vari populismi europei. Perfino ieri, in tanta letizia, Orbán ha detto che le regole del bilancio vanno rispettate”.
“Comunque vada, Merkel e il Ppe dovranno cercare un’intesa con la Francia di Macron o con la Spagna socialista di Sánchez e tenere conto di Visegrad”. Quanto a Salvini? Cosa farà? “Spingerà insieme agli alleati pentastellati per avere un commissario italiano forte, visto che non otterremo nulla sul resto, ovvero farà una partita sovranista che rischia di lasciare lui e l’Italia con un pugno di mosche?” il Corriere.
Anche su questo ruota la curiosità o ossessione di Angela Merkel per Matteo Salvini.