Le Maldive sono nel caos politico e il governo di Abdulla Yameen ha dichiarato quindici giorni di stato di emergenza. L’ex dittatore Maumoon Gayoom, fratellastro del presidente Yameen ma oggi all’opposizione, è stato arrestato. Insieme a lui anche due giudici della Corte Suprema, mentre il Parlamento resta sorvegliato dai militari che, scrivono il Times e il Guardian, hanno fermato altri esponenti dell’opposizione mentre cercavano di entrare e riunirsi in seduta.
Miss you Bappa! Hope you will be home soon Insha Allah ❤️@maumoonagayoom pic.twitter.com/d8U2lvq5nZ
— Dunya Maumoon (@dunyamaumoon) 6 febbraio 2018
La crisi è cominciata giovedì scorso quando la Corte Suprema ha ordinato la scarcerazione di nove dissidenti politici, tra i quali l’ex vice presidente e l’ex ministro della Difesa, due esponenti dell’opposizione. Oltre a loro, l’ex presidente maldiviano Mohamed Nasheed, il primo a vincere elezioni democratiche nel 2008 e poi deposto con un’accusa di terrorismo non riconosciuta dalla comunità internazionale.
La Corte ha spiegato che i processi a loro carico era viziati da motivazioni politiche e quindi da annullare. L’ordine del massimo tribunale del Paese prevede che altri dodici membri del Parlamento reintegrati nelle loro cariche: un’eventualità che metterrebbe Yameen in minoranza nel Parlamento maldiviano, composto da 85 membri.
“Un colpo di Stato”
Mohamed Nasheed, l’ex presidente rimasto in carica dal 2008 al 2012 che ora vive in esilio tra Regno Unito e Sri Lanka, ha manifestato su Twitter la propria contrarietà a quanto sta succedendo nel suo Paese. “È l’equivalente di un colpo di Stato”, ha scritto aggiungendo un invito a India e Stati Uniti. Ai vicini di casa asiatici ha chiesto “una presenza fisica di un delegato del governo supportato dai soldati”, mentre a Washington ha suggerito di interrompere tutte le transazioni finanziare dei leader del regime maldiviano attraverso le banche statunitensi”.
On behalf of Maldivian people we humbly request:
— Mohamed Nasheed (@MohamedNasheed) 6 febbraio 2018
1. India to send envoy, backed by its military, to release judges & pol. detainees inc. Prez. Gayoom. We request a physical presence.
2. The US to stop all financial transactions of Maldives regime leaders going through US banks.
Nasheed era stato il primo presidente eletto democraticamente dopo la trentennale dittatura di Maumoon Gayoom, durata dal 1978 al 2008. Dopo la parentesi democratica, le Maldive sono ripiombate nella dittatura con il coup del 2012 che portò al governo Mohammed Waheed Hassan. Un anno più tardi è salito al potere l’attuale presidente Yameen, fratellastro di Gayoom. L’ex leader aveva però preso le distanze da quanto deciso da Yameen, chiedendo che venisse messo in pratica l’ordine della Corte Suprema. Poche ore prima di essere arrestato aveva lanciato l’allarme via Twitter, prima scrivendo che la sua casa era “circondata da teppisti con coltelli”, poi spiegando di avere molti poliziotti attorno alla residenza.
A large number of @PoliceMv around my residence. To protect me or to arrest me? No idea. @USAmbKeshap @AkhileshIFS @MNDF_Official @hrcmv @amnesty
— Maumoon Abdul Gayoom (@maumoonagayoom) 5 febbraio 2018
“State lontani dalle Maldive”
Il disordine che regna nel paradisiaco arcipelago dell’oceano Pacifico ha spinto il governo cinese a consigliare i propri cittadini di tenersi lontani dal Paese. “La primavera è il periodo di picco del turismo verso le Maldive, ma alla luce della situazione attuale consigliamo i cittadini cinesi di non andarci prima che la situazione sia tornata normale”, ha detto il portavoce del ministro degli Esteri Geng Shuang. La preoccupazione riguarda però anche gli imprenditori cinesi che operano sul mercato maldiviano: l’anno scorso, ricorda l'emittente indiana NewsX, il big dell’economia asiatica e il piccolo Paese dell’oceano avevano stipulato un accordo di libero scambio. Anche India, Stati Uniti, Unione Europea e Australia osservano con attenzione la situazione nelle Maldive, tutti concordi nell’invitare il governo a eseguire l’ordine della Corte Suprema di scarcerazione dei dissidenti.