Se per i comuni mortali l'autunno tarda a venire, dal punto di vista politico non è stato così per Emmanuel Macron, che, appena uscito dalla bufera dei 'gilet gialli', proprio sul versante europeista del proprio programma ha conosciuto un ottobre cupo, mancando il piazzamento in Commissione europea di Sylvie Goulard, sua fedelissima, e lasciandosi mettere sotto pressione in parlamento per il caso Gozi, ex sottosegretario di due governi italiani e al tempo stesso consulente di Francia e Malta, che alla fine ha dovuto lasciare anche l'incarico a Parigi.
La vendetta del Ppe
La prima, sotto indagine in Francia e all'Olaf (l'organismo anti-frode dell'Ue) per l'uso dei fondi dell'Europarlamento destinati agli assistenti e di un think-thank mentre riceveva lo stipendio da eurodeputata, era stata silurata il 10 ottobre scorso da quello che lo stesso presidente francese aveva definito un "regolamento di conti tra gruppi politici". Furono i Popolari a vendicarsi dell'affronto subito quando Parigi aveva posto il veto sulla proposta che avrebbe visto gareggiare gli Spitzenkandidat per la presidenza della Commissione, opzione che spianava la strada a Manfred Weber, capogruppo del Ppe.
Due settimane dopo quella bocciatura Macron ci riprova, proponendo Thierry Breton, 64 anni, attuale Ceo del gruppo di servizi tecnologici di Atos ed ex ministro dell'Economia, come nuovo membro francese della Commissione europea. Questione principale per Parigi, il vasto portafoglio ottenuto per il commissario francese - politica industriale, mercato interno, digitale, difesa e spazio - rimarrà invariato. Macron ha ottenuto la garanzia di Ursula von der Leyen, ha affermato la presidenza francese. Accadde anche nel caso di Goulard, per la verità, ma forse davvero questa volta l'Eliseo può sentirsi tranquillo.
Dal caso Goulard al caso Gozi
Un "effetto Goulard" potrebbe oggi costare il posto a Sandro Gozi, che oggi non è più consulente di Parigi, di La Valletta e, da tempo, neanche sottosegretario del governo italiano. Già al centro delle polemiche in Italia per il suo ruolo di consulente del governo di Edouard Philippe, Le Monde e Times of Malta hanno di recente scritto dei contratti consulenza anche con il primo ministro maltese Joseph Muscat.
Gozi, ex parlamentare del Pd e poi candidato (non eletto) alle europee in Francia con En Marche, ha affermato di aver "svolto legalmente un missione consultiva come consulente tecnico esterno delle autorità maltesi, che ha avuto luogo a posteriori rispetto alla mia funzione ministeriale in Italia ed è stata interrotta su mia richiesta a seguito della convalida del risultato delle elezioni europee in Francia, il 28 maggio come confermato oggi stesso dall'amministrazione Maltese". Inoltre, ha aggiunto "l'attività consultiva prestata, svolta in piena trasparenza, sulla base di riconosciute e specifiche competenze, era comunque priva di ogni potenziale incompatibilità con l'incarico ricevuto successivamente dal Governo francese".
La speranza di diventare europarlamentare è per Gozi legata alla Brexit, e al vuoto che questa lascerebbe nel Parlamento europeo. Qualcuno pensa, oltralpe, che potrebbe lasciare il posto a un altro un altro ex candidato di 'Renaissance', la lista figlia di En Marche.
Lui nega, in modo deciso, ma per Macron questa è stata un'altra gatta da pelare. E anche l'incubo dei gilet gialli non è del tutto finito, manifestandosi su un'altro aspetto della velleitaria grandeur della Francia e del suo presidente: il turismo, la Parigi delle cartoline.
Il governo francese ha rinunciato al proprio obiettivo di accogliere 100 milioni di visitatori stranieri nel 2020. In un documento pubblicato su Internet dal ministero delle Finanze di Parigi, questo risultato non sarà raggiunto a causa della protesta dei 'gilet gialli' e della Brexit, che ha provocato un indebolimento della sterlina e del potere d'acquisto dei turisti britannici. L'obiettivo però rimane centrale e, specifica il ministero, viene semplicemente rimandato al 2022.