La tregua in Libia non ha retto. A spezzarla, poche ore dopo averla accettata, è stato il generale Khalifa Haftar, tornando a prendere di mira le infrastrutture civili. Le bombe sono cadute sulla pista di atterraggio dell'aeroporto di Mitiga e, ha spiegato un canale televisivo libico, sull'area residenziale di Souk Al-Juma. I voli sono stati sospesi.
"Le milizie di Haftar hanno violato la tregua due volte", ha detto il portavoce del Governo di accordo nazionale, Mustafa al-Meji, riferendosi ai bombardamenti, che prolungano una guerra che alla periferia di Tripoli si trascina da aprile scorso, quando ebbe inizio l'offensiva di Haftar per la conquista della città. "Abbiamo registrato le coordinate dei razzi, provenienti dalla zone controllate da Haftar, e le abbiamo passate alle nazioni Unite", ha aggiunto il portavoce.
La tregua sarebbe dovuta durare almeno fino alle ore 15 di domani. Sia il generale della Cirenaica che il Governo di accordo nazionale si erano impegnati a fermare le operazioni militari, ma già nel pomeriggio di ieri un'autobomba a Bengasi, roccaforte di Haftar, uccideva tre dipendenti dell'Onu, che la stessa tregua aveva proposto.
L'ipotetica evoluzione del quadro desta pessimismo, soprattutto per la sorte dei civili. "Gli attacchi aerei - è la previsione di Jalel Harchaoui, analista dell'Istituto Clingendael dell'Aja, contattato dal Guardian - si intensificheranno, e in aree sempre più popolate, poichè la reazione internazionale è pressochè inesistente", come inesistente sembra l'embargo alle armi dichiarato dall'Onu nel 2011. La scorsa settimana i droni di Haftar hanno centrato un velivolo ucraino proveniente dalla Turchia: secondo il governo di Tripoli era carico di aiuti umanitari: i miliziani di Haftar hanno affermato che trasportava armi e munizioni, fornite da Ankara, che sostiene il premier Fayez al Serraj.