Gedda (Arabia Saudita) - Mentre le milizie libiche alleate del nuovo governo di accordo nazionale sono impegnate in sanguinosi scontri con i miliziani dell'Isis, si rafforza la posizione del premier Fayez al Serraj. L'Arabia Saudita, che come l'Egitto appoggia il generale Khalifa Haftar che non riconosce il nuovo governo insediatosi a Tripoli, ha scelto: l'unita' e la stabilita' della nuova Libia sono al momento piu' importante delle mire del generale. E la conferma è arrivata nei colloqui del ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, in visita ufficiale a Gedda. Il titolare della Farnesina è stato ricevuto dal re Salman bin Abdulaziz Al Saud. Il sovrano, ha raccontato il titolare della Farnesina, "considera l'Italia un Paese della regione e ha quindi insistito sulla necessità di contribuire insieme alla stabilità del Mediterraneo, del Nordafrica e in particolare della Libia".
Mercoledi' del resto, al termine dell'incontro con il responsabile della Farnesina, il ministro degli Esteri saudita Adel Al Jubeir era stato molto esplicito, esprimendo "sostegno" al governo di Serraj. "Stiamo lavorando - ha detto - affiche' ottenga la fiducia del Parlamento di Tobruk perché vogliamo che la Libia sia in grado di unire le forze per combattere il terrorismo" e "stiamo cercando con i nostri partner, l'Italia in particolare, di condurre tutte le parti libiche ad una visione comune". L'impressione e' che Riad, piu' concentrata sulle crisi in Siria e nello Yemen, parte integrante del braccio di ferro l'arcinemico iraniano, punti a una Libia presto stabile, e la sua influenza sull'Egitto potrebbe risultare decisiva nell'ammorbidire il confronto tra Serraj e Haftar, con il generale che potrebbe magari assumere un incarico di prestigio nell'esercito fedele al governo di unita'. La Libia non e' un terreno nel quale avventurarsi con presenze militari, e la comunita' internazionale sta cercando di rafforzare ancora la posizione di Serraj, nella convinzione che i libici possano condurre e vincere da soli la battaglia contro l'Isis. Anche nelle ultime ore il presidente del consiglio Matteo Renzi ha ribadito che nel caso in cui l'attuale governo libico chieda all'Onu un intervento, "noi siamo disponibili a dare una mano, ma non e' all'ordine del giorno". "I famosi 5mila", ha aggiunto il premier, "erano riferiti a situazioni dove non c'era il governo, non c'era l'Onu e bisognava andare a dire che bisognava fare la pace". (AGI)