La Missione di supporto delle Nazioni Unite in Libia (Unsmil) in un tweet ha confermato che sotto l'egida dell'inviato dell'Onu, Ghassan Salamè, è stato raggiunto un accordo per il cessate il fuoco a Tripoli. Unsmil conferma che gli obiettivi dell'intesa sono "mettere fine a tutte le ostilità, proteggere i civili, salvaguardare la proprietà pubblica e privata", oltre alla "riapertura dell'aeroporto di Mitiga". La tregua non è però ancora entrata in vigore, secondo quanto riferito al sito dai servizi di emergenza, che sono ancora in attesa del via libera per entrare nei luoghi degli scontri. Anche l'aeroporto della capitale non ha avuto ancora istruzioni di far riprendere il traffico aereo. Secondo il ministero dell'Interno, la situazione della sicurezza nella capitale è comunque in continuo miglioramento. La Farnesina, in una nota, parla di "notizie molto positive".
Nel pomeriggio erano scoppiati nuovi violenti scontri nei quartieri periferici di Tripoli, che avevano interrotto le poche ore di tregua della giornata di oggi. Erano stati uditi colpi di mortaio sulla strada per l'aeroporto, vicino all'insediamento militare di Hamza, a sud della capitale, e a Wadi Alrabie a sud est. L'ultimo bilancio dei combattimenti, fornito dal ministero della Salute, è di almeno 61 morti, 159 feriti e 12 dispersi. Tra le vittime ci sono civili.
Gli scontri sono iniziati una settimana fa, quando la Settima Brigata di Tarhuna ha tolto l'appoggio al governo di Fayez al Serraj e ha attaccato le milizie filo-governative nell'area di Alhadba Alkhadra, accusandole di "corruzione". Durante i combattimenti, un colpo di mortaio aveva colpito un edificio in prossimità dell'ambasciata italiana, che appariva il vero obiettivo dell'attacco.