Le mail anonime, "ecco chi ha ucciso Regeni e come"
Inviate a 'La Repubblica' e ora in Procura a Roma

Milano - Una persona anonima, che si dice appartenente alla polizia segreta egiziana, ha scritto mail al quotidiano 'Repubblica', in possesso alla procura di Roma, spiegando chi e come avrebbe ucciso Giulio Regeni. Racconto, secondo il quotidiano, credibile visto che espone particolari, anche sulle torture, dettagliati e precisi. La storia raccontata "porta dritta al cuore degli apparati di sicurezza egiziani, civili e militari, della polizia di Giza, del ministero dell'Interno, della Presidenza". "L'ordine di sequestrare Giulio Regeni- scrive l'anonimo - è stato impartito dal generale Khaled Shalabi, capo della Polizia criminale e del Dipartimento investigativo di Giza". Nella caserma di Giza, Giulio "viene privato del cellulare e dei documenti e, di fronte al rifiuto di rispondere ad alcuna domanda in assenza di un traduttore e di un rappresentante dell'Ambasciata italiana", viene pestato una prima volta. Quindi, tra il 26 e il 27 gennaio, "per ordine del ministero dell'Interno Magdy Abdel Ghaffar", viene trasferito "in una sede della Sicurezza Nazionale a Nasr City". Ma Giulio continua a non voler parlare senza l'assistenza della nostra ambasciata.
"Viene avvertito il capo della Sicurezza Nazionale, Mohamed Sharawy, che chiede e ottiene direttive dal ministro dell'Interno su come sciogliergli la lingua. E così cominciano 48 ore di torture progressive". Giulio però non cede. Ed e' allora - ricostruisce l'anonimo - che il ministro dell'Interno decide di investire della questione "il consigliere del Presidente, il generale Ahmad Jamal ad-Din, che, informato Al Sisi, dispone l'ordine di trasferimento dello studente in una sede dei Servizi segreti militari, anche questa a Nasr city, perché venga interrogato da loro". E le torture continuano finché Giulio non crolla "e a nulla valgono i tentativi dei medici militari di rianimarlo". Dopo la sua morte, sempre secondo quello che sostiene l'anonimo, "Giulio viene messo in una cella frigorifera dell'ospedale militare di Kobri al Qubba, sotto stretta sorveglianza e in attesa che si decida che farne". La "decisione viene presa in una riunione tra Al Sisi, il ministro dell'Interno, i capi dei due Servizi segreti, il capo di gabinetto della Presidenza e la consigliera per la sicurezza nazionale Fayza Abu al Naja". "Nella riunione venne deciso di far apparire la questione come un reato a scopo di rapina a sfondo omosessuale e di gettare il corpo sul ciglio di una strada. Il corpo fu quindi trasferito di notte dall'ospedale militare di Kobri a bordo di un'ambulanza scortata dai Servizi segreti e lasciato lungo la strada Cairo-Alessandria".
Proprio il generale Khaled Shalabi, l'alto ufficiale incaricato del caso Regeni -con una condanna per torture nel 2003 e che, dopo il ritrovamento del cadavere, ha accreditato prima la tesi dell'incidente stradale e poi quella a sfondo omosessuale- sarebbe la 'testa' che l'Egitto e' pronto a sacrificare per tacitare la domanda di giustizia sollevata dall'Italia: lo scrive La Stampa. Secondo il quotidiano torinese, gli inquirenti egiziani attesi stasera in Italia per l'incontro con i magistrati italiani, porteranno non solo il corposo dossier sulle indagini, ma anche l'indicazione di una prima responsabilita': una fonte anonima al Cairo ha detto che il colpevole indicato potrebbe essere proprio l'investigatore, capo della polizia criminale e del dipartimento investigativo di Giza. (AGI)