(AGI) - Roma, 13 apr. - Si arricchisce di nuovi elementi lacrisi diplomatica tra Santa Sede e Turchia sul massacro degliarmeni nel 1915-1917, definito un "genocidio" da PapaFrancesco. Il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, haaffermato che le parole del pontefice rivelano "unadiscriminazione dei musulmani e dei turchi di fronte aicristiani". Parlando dalla Mongolia, Cavusoglu ha attaccatoquella che ha bollato come una posizione "contraddittoria ediscriminatoria" perche' il genocidio rientra in un precisoconcetto giuridico mentre per Ankara i massacri degli armenisotto l'Impero ottomano furono la conseguenza di una situazionedi conflitto in cui morirono anche musulmani. A rincarare ladose, sono arrivate poi le parole del ministro turco per gliAffari europei, Volkan Bozkir, secondo il quale il pontefice sie' espresso cosi' perche' proviene dall'Argentina, un Paese che"accolse i nazisti, gli autori dell'Olocausto degli ebrei". Ilministro, citato dall'agenzia Anadolu, ha anche sottolineatoche la diaspora armena e' "dominante" nel mondo degli affari edei media del Sudamerica. In una nota, l'ambasciata turcapresso la Santa Sede ha definito le parole di Francesco"un'inaccettabile strumentalizzazione politica". L'ambasciataha definito "calunnie" il fatto di riferirsi alle stragi delpopolo armeno nel 1915 con il termine di "genocidio":"Genocidio e' un concetto giuridico e "le denunce che nonrispettano i requisiti di legge" sono da considerare"calunnie". E aggiunge ancora: "Papa Francesco, con le suedichiarazioni, si e' riferito ai tragici avvenimenti che ebberoluogo in Bosnia e in Ruanda come 'assassinii di massa', chesono riconosciuti come genocidio dai tribunali internazionali.Tuttavia ha chiamato gli avvenimenti del 1915 'genocidio',nonostante l'assenza di una tale sentenza giuridica". Il Papanon e' tornato sulle sue affermazioni ma ha ricordato che "ilcammino della Chiesa e' quello della franchezza: dire le cose,con liberta'". Nell'omelia pronunciata alla Domus Santa Martaha detto che per i cristiani, come sperimentarono gli Apostolidopo la Risurrezione di Gesu', non ci sono alternative a direanche le verita' scomode: la Chiesa, per Francesco, hal'obbligo morale di parlare "con franchezza, senza timore". Peril ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, la reazione diAnkara appare sproporzionata. "La durezza dei toni usati dallaTurchia non mi pare giustificata, tenendo conto che unaquindicina di anni fa Giovanni Paolo II aveva espressovalutazioni analoghe", ha ricordato il titolare della Farnesinada Barcellona. "L'Italia", ha aggiunto "ha piu' volte espressosolidarieta' e vicinanza al popolo e al governo armeno per laviolenza e le sofferenze che sono state loro inflitte 100 annifa. Quanto al riconoscimento giuridico del genocidio abbiamosempre invitato i due Paesi, Turchia e Armenia, amicidell'Italia, a dialogare per evitare che questa situazione siadi ostacolo ad altre situazioni meno tese". Il tema e'delicatissimo in vista della commemorazione internazionale delcentenario del genocidio, il prossimo 24 aprile, che ha gia'provocato scintille tra Armenia e Turchia. Proprio per questola Commissione Europea ha chiesto a Turchia e Armenia dicompiere sforzi per concludere sulla strada dellericonciliazione in modo che le loro relazioni "si normalizzinoil prima possibile". Il Parlamento europeo ha in programmamercoledi' prossimo un dibattito e un voto su una nuovarisoluzione sul genocidio degli armeni. Il voto avra' luogo inoccasione di una sessione plenaria dell'euroassemblea aBruxelles. La risoluzione "commemorera' il centesimoanniversario del genocidio armeno," si legge in una nota delParlamento Ue. Il Parlamento europeo ha gia' adottato inpassato diverse risoluzioni e ha chiesto alla Turchia diriconoscere il genocidio. In una risoluzione del 2005, inparticolare, il riconoscimento del genocidio armeno e'considerato una vera "pre-condizione" per l'adesione all'Uedella Turchia. .
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