Verso il Congresso: si apre la lotta al potere
In Cina la corruzione tra i funzionari è molto diffusa ed è uno dei fattori che più di altri rischiano di causare malcontento nella popolazione, e dunque minacciare il consenso del Partito. Nel 2016 sono stati puniti circa 300 mila funzionari. Nelle maglie della caccia a “mosche e tigri” sono finite altre 210 mila persone solo nella prima metà del 2017; di queste, almeno 38 sono funzionari di alto livello.
All’importante appuntamento politico dell’autunno prossimo (la data non è ancora nota), verranno assegnate promozioni importanti. Soprattutto: si assisterà al ricambio di cinque dei sette membri del Comitato Permanente, la cerchia ristretta di dirigenti politici a livello nazionale. In un Paese dove Stato e Partito sono sovrapposti, il Comitato Permanente rappresenta il cuore del potere cinese: tutti i membri, tranne il presidente e segretario generale del Partito Xi Jinping e il premier Li Keqiang, hanno infatti raggiunto i limiti di età (68 anni) e dovranno - in base alla consuetudine - lasciare il posto. Xi, nominato al sesto plenum dell’ottobre scorso “nucleo” del Partito e di fatto il leader più potente dopo Deng Xiaoping, entrerà nel suo secondo mandato (quinquennale), e quindi resterà in carica fino al 2023 (quando avrà 68 anni).
L'appuntamento politico dell'autunno prossimo sancirà un ricambio importante dei vertici cinesi:
- cinque su sette membri dell'attuale Comitato Permanente del Politburo, la cerchia ristretta del potere, dovranno lasciare il posto per raggiunti limiti d'età;
- tra i venticinque membri dell'attuale Politburo, saranno undici quelli che dovranno ritirarsi;
- complessivamente, dei circa 370 membri del Comitato Centrale, il vertice a base più larga del partito, circa duecento verranno sostituiti da altri membri più giovani.
Chi sale, chi scende
L’arrivo di Chen Min’er alla guida di Chongqing, megalopoli da oltre trenta milioni di abitanti, con un prodotto interno lordo (+10,7 %) più alto della media nazionale (6,9%), aveva subito aperto a dubbi sulla sorte del dirigente politico oggi indagato: alla cerimonia di successione mancava lo stesso Sun, pare impegnato a Pechino per un vertice finanziario dei vertici del Partito. Chen è sicuramente tra i nomi oggi più interessati a una promozione nel Politburo, proprio per quel suo legame con Xi Jinping. Chen, infatti, era stato a capo del dipartimento di propaganda della provincia del Zhejiang quando Xi era segretario locale del Partito (2002-2007).
Un altro alleato di ferro del presidente cinese è Cai Qi, da poco promosso a segretario del Partito Comunista di Pechino, dopo essere stato per un breve periodo sindaco della capitale. Entrambe le cariche, di capo politico di Chongqing e di Pechino, sono particolarmente ambite dai dirigenti politici per un salto nel Politburo. Particolarmente forte sarebbe la posizione di Chen, il cui nome come astro in ascesa circola già da tempo, e c'è già chi lo dà già come possibile successore di Xi al termine del secondo mandato del presidente cinese. Un altro nome che circola da tempo nelle cronache cinesi è quello di Hu Chunhua, segretario del partito del Guangdong, la ricca provincia sudorientale da cui erano partite le riforme economiche dell'ex leader Deng Xiaoping negli anni Ottanta.
Hu Chunhua, Cai Qi e gli altri: i politici si preparano al Congresso d’autunno
Dato in forte ascesa, nel suo primo discorso da leader di Chongqing, Chen ha sottolineato l’importanza di eliminare la “malvagia influenza” del suo predecessore più noto, Bo Xilai, che aveva governato la città dal 2007 al 2012, quando venne destituito e successivamente espulso dal Pcc per uno scandalo che aveva visto al centro, oltre allo stesso Bo, anche il suo braccio destro, il capo della Pubblica Sicurezza Wang Lijun, e la moglie dello stesso Bo, Gu Kailai.
Bo aveva pulito la città dai criminali e dai corrotti e si era reso protagonista di un revival del maoismo, avviando importanti politiche sociali a favore dei migranti sprovvisti di permesso di soggiorno. “Dobbiamo assolutamente eliminare l’influenza malvagia di Bo e di Wang dal pensiero, dalla politica e dallo stile di lavoro, e creare assieme un ecosistema politico puro e un buon ambiente di lavoro”, ha dichiarato Chen senza citare mai direttamente Sun nel discorso. Bo Xilai venne condannato all’ergastolo con l’accusa di corruzione, appropriazione indebita e abuso di potere, mentre Wang venne condannato a quindici anni di carcere al termine di un processo in parte segreto per diversi reati, tra cui corruzione, abuso di potere e diserzione. Gu Kailai, la moglie di Bo, venne condannata alla pena di morte con due anni di sospensione, una pena equivalente all’ergastolo per il coinvolgimento nell’omicidio dell’uomo d’affari britannico Neil Heywood; la cui morte diede il via allo scandalo che portò Bo Xilai - fino ad allora astro nascente della politica cinese - a cadere in disgrazia.
Il documento politico di Wang Qishan
All’uscita di scena di Sun Zhengcai erano seguite le durissime parole del capo della Commissione Disciplinare, Wang Qishan, sul futuro della lotta alla corruzione in Cina e sulla supervisione interna al Partito. Dalle pagine del Quotidiano del Popolo, l'organo di stampa ufficiale del Partito Comunista Cinese, Wang aveva definito ancora “insalubre” il clima politico in Cina e dopo cinque anni di campagna anti-corruzione, la leadership del partito rimaneva “debole” nel contrasto al fenomeno. “I problemi che stiamo affrontando si sono accumulati in un lungo periodo e richiedono un lungo periodo di tempo per essere risolti”.
Wang, 69 anni, è oggi uno dei sette uomini più potenti della Cina, con un posto al Comitato Permanente del Politburo. Per raggiunti limiti d’età, dovrebbe lasciare la sua posizione al prossimo Congresso. Ma a Pechino c’è chi mormora, scrive il Financial Times, che Xi potrebbe invece avere in mente di affidargli un ruolo chiave per la gestione delle riforme economiche; forse, persino, al posto del premier Li Keqiang.
Sullo sfondo la sfida della crescita economica
La conferma delle indagini nei confronti di Sun è arrivata al termine della riunione del Politburo che aveva come tema “cercare il progresso, mantenendo la stabilità” e che si è concentrata soprattutto sui temi economici. Dopo il successo dei primi sei mesi, che hanno visto una crescita del 6,9%, ben al di sopra dell’obiettivo fissato a marzo scorso di una crescita attorno al 6,5%, i venticinque leader del Pcc, hanno fissato le priorità per la seconda parte dell’anno, con l’obiettivo di ridurre ulteriormente la sovrapproduzione industriale e l’effetto leva nel settore finanziario, uno dei grattacapi più preoccupanti per i dirigenti politici nazionali e la cui importanza era stata sottolineata dallo stesso Xi, ad aprile scorso. Tra i punti che sono stati sottolineati nel comunicato finale dell’incontro ripreso dall’agenzia Xinhua, c’è l’importanza di “rafforzare il settore finanziario per servire meglio l’economia reale”.