Isis: Usa e Riad bombardano il Califfato, Damasco applaude
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Isis: Usa e Riad bombardano il Califfato, Damasco applaude

Isis: Usa e Riad bombardano il Califfato, Damasco applaude

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(AGI) - Roma, 23 set. - L'America bombarda il Califfato inSiria e Damasco applaude. Poche ore dopo i raid in Siria,Barack Obama ha voluto far sapere che Washington "non e' sola"nei raid nel paese mediorientale che fino a un anno fa lostesso presidente americano avrebbe voluto far entrare di unanuova guerra, seppur solo per la distruzione delle armichimiche. I raid aerei della notte scorsa, ha affermato Obama,sono il frutto del "comune interesse alla sicurezza" dellacoalizione con alcuni Paesi arabi (Bahrein, Arabia Saudita, cheha ufficialmente confermato, Qatar, Giordania ed Emirati) chesi e' cementata per battere i jihadisti dello Stato Islamico.Parlando sul prato della Casa Bianca, prima di lasciareWashington e partire alla volta di New York per l'Assembleagenerale dell'Onu che quest'anno si concentrera' proprio sullaminaccia jihadista, Obama ha fatto un primo bilancio delleoperazioni. "Gli Usa -ha detto- sono orgogliosi di stare fiancoa fianco di queste nazioni. La forza di questa coalizione da'un messaggio chiaro al mondo: siamo piu' forti se uniti". Obamaha assicurato che l'alleanza fara' di tutto per battere loStato Islamico e ha confermato che l'attacco mirato alKhorasan, uno dei gruppi della galassia di al-Qaeda operanti inSiria, ha consentito di sventare un imminente attentato controinteressi americani e occidentali. La pioggia di fuoco che si e' abbattuta nella notte e'un'operazione guidata dagli Usa ma alla quale partecipanoinfatti 5 Paesi arabi e nessun alleato Nato, proprio per daremaggior rilievo possibile alla quota arabo-sunnita della "vastacoalizione" anti-Isis. L'intervento e' stato contraddistintodall'inattesa benedizione del regime siriano (e sostanzialmenteanche dall'alleato russo) tanto che Damasco si e' detto prontaa collaborare con qualsiasi sforzo internazionale percombattere il terrorismo. L'Isis e tutti gli altri gruppi nelmirino della 'coalizione', infatti, sono nemici di BasharAssad. Quindi seppur nessuno nelle capitali occidentali vogliasentir parlare di "un'alleanza", di fatto l'Occidente si trovadallo stessa parte del fronte con Damasco. Cosi' anche Ankara,con il presidente Recep Tayyp Erdogan pronto a "forniresostegno logistico" per la campagna militare e ansioso diliberarsi del sospetto di aver fatto finta di non vedere lacrescente presenza dell'Isis ai confini del suo paese. Intantoemerge che il governo turco ha negoziato perche' 50 jihadistidello Stato Islamico fossero liberati e in tal modo ha ottenutola liberta' dei 46 turchi sequestrati dagli islamisti delloStato islamico (Isis) a giugno. Tornando ai raid guidati dagliamericani, e' stato imponente lo schieramento di forze: dalleprime ore della notte sono stati effettuati almeno 30 sortitenon solo contro le postazioni di Isis, ma anche contro iqaedisti 'ortodossi' di al Nusra (che avrebbero paradossalmentesubito le maggiori perdite, almeno 50 morti, cui si aggiungonopero' come 'danni collaterali' 8 civili, tra cui due bambini eduna donna) e la fazione meno nota ma piu' temuta a Washingtondei 'Khorasan'. Decine di jihadisti dello Stato islamico sonorimasti uccisi anche in Iraq occidentale, nell'area che confinacon la Siria, nel corso dei raid. Lo hanno riferito fontimediche e della sicurezza locali. Il Califfato, nonostantel'offensiva, continua ad attirare giovani, che una voltaarruolati sono destinati a diventare un pericolo perl'Occidente. In pochi mesi e' aumentato di un migliaio -da2.000 a 3.000- il numero di europei andati a combattere nellefile dello Stato Islamico. Secondo quanto afferma il capodell'antiterrorismo dell'Unione europea, Gilles de Kerchove,l'incremento potrebbe essere dovuto alla proclamazione delcaliffato fatta a giugno da Abu Bakr al Baghdadi. I jihadistieuropei arrivano principalmente da Francia, Gran Bretagna,Germania, Belgio, Olanda, Svezia e Danimarca ma diversi sono imiliziani provenienti anche da Spagna, Italia, Irlanda,Austria. Tra il 20 e il 30% dei miliziani sarebbero rientratiin patria. Con quali intenzioni, e' materia di preoccupazionedegli investigatori di casa nostra. .
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