Il Parlamento iraniano ha inferto un duro colpo a Rohani

Destituito il ministro dell'Economia. Cresce il malcontento per la crisi che attanaglia il Paese, aggravata dalle nuove sanzioni Usa

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Il parlamento iraniano ha destituito il ministro dell'Economia, Massoud Karbassian, infliggendo così un colpo durissimo alla presidenza di Hassan Rohani. Kerbassian, sfiduciato da 137 parlamentari (121 i contrari e due le astensioni) è il secondo ministro iraniano destituito in un mese, dopo che l'8 agosto era toccato al titolare del lavoro, Ali Rabiie.

Le sanzioni aggravano la crisi

La procedura di impeachment approvata dal Parlamento contro il ministro dell'Economia è un segnale forte della disaffezione crescente nei confronti della presidenza di Hassan Rohani e dei suoi tentativi di affrontare la persistente crisi economica. Secondo i critici, il governo ha sperperato le opportunità offerte dall'intesa internazionale del 2015, senza riuscire ad affrontare i problemi degli alti tassi di inflazione e della disoccupazione.

Una situazione aggravata dalla decisione dell'amministrazione americana di Donald Trump di uscire unilateralmente dall'accordo sul nucleare, nel maggio scorso, rimettendo in vigore le sanzioni contro Teheran e minacciando misure restrittive indirette per chi fa affari con la Repubblica islamica. Da allora, diversi aziende europee - tra cui le francesi Total, Peugeot e Renualt, e le tedesche Siemens e Daimler - hanno annunciato che lasceranno il Paese. 

Per i conservatori, la responsabilità sta nella corruzione e nell'incapacità di gestione del governo. "L'inefficienza e la mancanza di pianificazione non hanno niente a che vedere con le sanzioni", ha sostenuto il parlamentare Abbas Payizadeh.

Il presidente perde sostegno anche tra i suoi

Rohani può contare sull'appoggio del blocco riformista ma anche tra i sostenitori serpeggia il disincanto. "Cosa abbiamo fatto a questa nazione? L'abbiamo resa miserabile e abbietta: la classe media sta andando verso la povertà", ha affermato il deputato riformista Elias Hazrati, che teme l'arrivo di nuovi dolori con la seconda fase delle sanzioni americane che a novembre colpiranno il settore petrolifero, cruciale per l'economia. "Non eravamo preparati e non lo siamo ora", ha sottolineato. 

Per adesso, il presidente può ancora contare sulla protezione dell'ayatollah Ali Khamenei, ma il Parlamento per la prima volta lo ha convocato per rispondere sulla crisi e la sua apparizione è attesa per martedì. La valuta iraniana ha perso circa la metà del suo valore da aprile. Rohani ha cercato di fronteggiare la situazione ma lo scontento è crescente, di pari passo con il costo dei beni essenziali, che ha registrato un balzo rispetto allo scorso anno: i latticini sono saliti di un terzo, il pollame di oltre il 20% e la frutta fresca del 71%. 



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