Roma - Liberare le donne indiane dalla 'schiavitu'' del reggiseno sbagliato e dai giudizi frettolosi dei commessi, celebrando la loro femminilita' grazie alla creazione di un marchio che, dopo aver conquistato milioni di clienti distribuendo in centinaia di citta' del sub-continente, ora punta a diventare globale. Una missione ambiziosa, quella di Richa Kar, 34enne di Bangalore, fondatrice e ad di Zivame, azienda di vendita on-line di lingerie che nel giro di 5 anni ha raccolto investimenti per 48 milioni di dollari, rompendo il tabu' sociale legato all'intimo femminile.
Con 2,5 milioni di visitatori unici al mese e 4 reggiseni venduti al minuto, questa giovane imprenditrice, una laurea in ingegneria, non si accontenta e si prepara a sbarcare nel mondo, ovunque ci siano donne che vogliano "comprare un capo di lingerie per se stesse, celebrando il proprio corpo", liberandosi da "quell'esperienza spiacevole" che era in India acquistare abbigliamento intimo, sotto lo "sguardo giudicante dei commessi" che, con fare assertivo, assegnavano le "poche taglie disponibili" dopo una superficiale occhiata alla cliente. Una situazione che accomunava praticamente tutte le donne indiane, compresa Richa, che da li' e' partita per creare la sua azienda, nel 2011, con un capitale iniziale di circa 600mila dollari frutto dei suoi risparmi e dell'investimento dell'allora fidanzato, divenuto nel frattempo marito, insieme ai soldi degli amici. Per sottrarre le donne a quello 'shopping' sgradevole e dare loro la liberta' di scegliere un abbigliamento intimo che le vestisse bene, intercettando cosi' bisogni e desideri di una popolazione femminile sempre piu' consapevole, la giovane ha deciso di portare il commercio on-line. "L'India, infatti - racconta all'AGI, a margine dell'evento 'Conversations with contemporary India', organizzato a Venezia dall'Universita' Ca' Foscari, in collaborazione con l'ambasciata d'Italia a New Delhi - e' il secondo mercato di telefonia mobile dopo la Cina" e grazie alla sempre piu' vasta diffusione di smartphone anche chi vive in una piccola cittadina puo' navigare, scegliere e acquistare. E proprio da queste realta' minori viene buona parte delle vendite, addirittura "il 25% viene da citta' molto piccole, dove le donne vogliono comprare ma non hanno accesso a prodotti di qualita'. Grazie a uno smartphone, possono acquistare online senza che nessuno sappia cosa stanno comprando".
Il pacco che arriva a casa e' completamente anonimo, una semplice scatola marrone: una scelta obbligata, sottolinea lei, ammettendo che "e' un peccato, ci piacerebbe brandizzarlo ma non si vuole far sapere in giro che si compra su Zivame". Sui social media, pero', qualcosa sta cambiando, con commenti su Twitter, Instagram e Facebook. In questo senso, "Zivame cattura lo spirito di una nuova generazione di donne indiane proiettate verso il futuro, che comprano qualcosa per se stesse e per il proprio corpo", e' un "simbolo del cambiamento economico e sociale" che il Paese sta vivendo. L'obiettivo era trasformare la lingerie "da tabu' a espressione di se stessa, da qualcosa di funzionale e meramente necessario a qualcosa di bello da indossare, in una celebrazione intima della propria femminilita'". Con 5mila modelli e 100 taglie proposte, il sito oggi macina profitti e conquista fette di mercato. Sono lontani i giorni in cui presentava sulla piattaforma brand altrui, oggi "offriamo solo i nostri e lavoriamo costantemente per migliorarli, adattarli e crearne di nuovi", con centri di produzione in sette Paesi. L'anno scorso c'e' stato un ulteriore balzo in avanti, con l'apertura nell'area di Bangalore del primo showroom. "Facendo molte ricerche sulle consumatrici mi sono resa conto che e' ancora importante 'toccare e sentire' con mano il prodotto prima di acquistare, volevamo rafforzare la nostra credibilita' e offrire questa esperienza, abbiamo quindi creato dei luoghi specifici" dove le donne possono trovare intimita' e servizi dedicati. Non sono dei negozi ma dei saloni dove possono farsi prendere le misure, provare quale taglia e modello funziona meglio per loro e solo dopo utilizzare questi dati per comprare online. "Al momento sono 5 gli showroom ma il prossimo mese ne apriremo altri 5, nelle prime 10 citta' indiane", conferma la giovane imprenditrice. Dalla sua famiglia non c'e' mai stata resistenza, solo qualche perplessita' da parte della madre, che "dopo avermi fatto studiare da ingegnere, con tanto di Mba, non si capacitava che volevo vendere mutande e reggiseni su internet, chiedendosi cosa dire alle amiche", racconta divertita Richa. Ma, aggiunge, "mi hanno sempre sostenuto e oggi sia mamma che le sue amiche comprano su Zivame".
Nessun disagio neanche quando andava a presentare il suo progetto agli investitori, ovviamente tutti uomini. "Non mi sono mai sentita in difficolta' per quello che facevo, ho sempre avuto un atteggiamento molto sicuro. Loro non ne sapevano molto del settore ma quello che guardavano erano i dati economici, e questi sembravano molto buoni, su questo dovevano investire. E hanno apprezzato il mio approccio molto chiaro, costruire un marchio". "Di solito - spiega - si tende a sessualizzare l'oggetto, noi vogliamo 'liberare' la categoria, diciamo che se una donna vuole acquistare un capo d'abbigliamento intimo sensuale, e' una sua scelta". Quanto al futuro, non c'e' spazio al momento per la vendita di una linea maschile, "non sono stimolanti", scherza Richa, che punta piuttosto a trasformare Zivame in un "marchio globale" a cui si rivolgono "non solo le donne indiane ma anche mediorientali, europee". Grazie alla tecnologia, lavorando su design e logistica "vogliamo essere in prima linea sui prodotti di qualita': questo e' il viaggio che vogliamo intraprendere nei prossimi 5-10 anni". "Non ho in testa un mercato in particolare, ma desidero creare una mentalita' che possa essere apprezzata un domani da consumatrici che vengono dal Giappone come dagli Stati Uniti, un atteggiamento che in India ancora e' a uno stadio prematuro. Questa e' la direzione nella quale voglio spingere la societa'".
Richa Kar non e' la sola rappresentante di una nuova generazione di imprenditrici e fashion designer indiane che si affacciano sulla scena nazionale e internazionale. A Venezia e' sbarcata per parlare di se' e presentare le sue opere anche Rimzim Dadu, la creatrice del sari metallico indossato dall'attrice indiana, Sonam Kapoor, a Cannes pochi mesi fa, lasciando a bocca aperta i presenti e facendo fare al suo nome il giro del mondo. Giovane ma decisa, senza una preparazione specifica sui tessuti ma erede di una famiglia di commercianti nel settore dell'abbigliamento, Rimzim e' cresciuta fra abiti e strumenti per fabbricarli. Questo, unito alla sapienza artigianale indiana e alla varieta' di materiali, l'ha portata a 'giocare' con i tessuti tradizionali, innovandoli e creando trame e consistenze nuove. Le sue parole d'ordine, infatti, sono "esplorare, sperimentare, esprimere", vivendo la moda non come trend di stagione ma come forma d'arte. Ecco come e' nato il sari metallico esibito da Kapoor ma anche tante altre creazioni, frutto di un lavoro certosino in cui il materiale viene disgregato e poi riassemblato, dando vita a qualcosa di diverso e inaspettato. Non c'e' limite alla sua immaginazione, le tipiche restrizioni non esistono, sotto le sue mani passano plastica, ecopelle, silicone, gomma, materiali acrilici, vetroresina. Una collezione non nasce su un foglio di carta ma e' un lavoro costante tra il tavolo da disegno e le macchine per trasformare il materiale, ricrearlo, in una sperimentazione continua. E questo lavoro e' comune, insieme alla sua squadra di artigiani che, in occasione della recente Amazon India Fashion Week a Delhi, Rimzim ha portato alla ribalta, sotto le luci, trasferendo macchine, tessuti e persone, in modo da mettere in luce quello che solitamente resta dietro le quinte. (AGI)