Papa in Messico, narcotraffico è metastasi - Foto

Bagno di folla per Francesco: "sono missionario di misericordia e di pace"

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Il viaggio di Papa Francesco in Messico 

Città del Messico - (dall'inviato Salvatore Izzo) Il narcotraffico che "per l'immensita' della sua estensione appare come una metastasi che divora" , ma anche "la corruzione" politica e amministrativa che lo favorisce lasciando via libera "alla violenza e persino al traffico di persone, il sequestro e la morte, che causano sofferenza e che frenano lo sviluppo". Eccoli i mali del Messico come li ha elencati impietosamente Papa Francesco fin dall'inizio del suo viaggio nel meraviglioso e straordinario paese latino del Nordamerica, dove e' arrivato ieri sera da Cuba. Riduttivo parlare di "un bagno di folla" davanti a questo festoso e immenso abbraccio, iniziato all'aeroporto "Benito Juarez", trasformato in un vero e proprio stadio, con le tribune e gli spalti che oscillavano vistosamente a causa dell'entusiasmo incontenibile della gente, che si e' poi riversata nelle strade ad ogni passaggio di Francesco in Papa-mobile o in una modesta Fiat 500 L. Una scelta di sobrieta' in paese dove la distanza tra ricchi e poveri tende ad allargarsi, come ha denunciato anche oggi il Papa. "Ogni volta che cerchiamo la via del privilegio o dei benefici per pochi a scapito del bene di tutti, presto o tardi la vita sociale si trasforma in un terreno fertile per questi mali", ha affermato sferzando i potenti che in mattinata si erano riuniti in 1200 nel cortile del Palazzo Presidenziale per la cerimonia di benvenuto. E poi in Cattedrale, Bergoglio ha anche evocato "le mani macchiate di sangue" di quanti hanno "il portafoglio pieno di denaro sporco e la coscienza anestetizzata". Ma non meno severo il Papa e' stato con i vescovi con i quali si e' soffermato sulla categoria del "tradimento" all'interno della Chiesa e che ha invitato a rinunciare alla vita dei "principi" che se ne stanno "distanti da tutto e da tutti", per avvicinarsi invece agli ultimi, "abbracciando la periferia umana ed esistenziale dei territori desolati delle nostre citta'". Serve, ha chiesto "una vera conversione pastorale".

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Il male, ha spiegato Francesco alla societa' civile e alla Chiesa del Messico, va combattuto "coinvolgendo le comunita' parrocchiali, le scuole, le istituzioni comunitarie, la comunita' politica, le strutture di sicurezza". Poi ha lanciato un appello a favore delle popolazioni indigene che, ha detto, ancora attendono giustizia. E il presidente messicano, Enrique Pena Nieto, lo ha salutato come portatore di un messaggio "sensible e visionario" che "incoraggia la speranza" del popolo messicano e contribuisce alla pace". Prima di recarsi in serata al Santuario di Guadalupe come "un figlio che vuole rendere omaggio a sua madre", il Papa ha spiegato perche' proprio da li' puo' partire il riscatto del Messico. "Davanti a Dio si puo' rimanere solo se si e' piccoli, se si e' orfani, se si e' mendicanti", ha detto riassumendo con semplicita' il messaggio di Guadalupe, della Vergine cioe' che sceglie il piu' piccolo e umile, l'indio Jaun Diego: Jaunito, secondo l'uso dei popoli latinoamericani che amano i diminutivi, "perche' altrimenti si sentirebbero perduti", abituati come sono "a sentirsi sminuiti e a vivere nella modestia". Al piccolo indio Maria chiede solo "una piccola casa", ha ricordato Francesco. "A volte - ha spiegato ai vescovi del Messico - abbiamo perso questo senso dell'umile misura divina e ci stanchiamo di offrire ai nostri la casetta in cui possano sentirsi in intimita' con Dio", alla quale pero' si puo' "accedere solamente togliendosi i sandali per confessare la propria insufficienza". Secondo Francesco, proprio "questo aver dimenticato di togliersi i sandali per entrare e' probabilmente alla radice della perdita del senso della sacralita' della vita umana, della persona, dei valori essenziali, della saggezza accumulata lungo i secoli, del rispetto per la natura". Bisogna, ha spiegato ai presuli, "recuperare, nella coscienza degli uomini e della societa', queste radici profonde, altrimenti "anche al lavoro generoso in favore dei legittimi diritti umani manchera' la linfa vitale che puo' venire solo da una sorgente che l'umanita' non potra' mai darsi da se' stessa". "Cari fratelli, il Papa e' sicuro - ha concluso infine - che il Messico e la sua Chiesa arriveranno in tempo all'appuntamento con se' stessi, con la storia, con Dio. Talvolta qualche pietra sulla strada rallenta la marcia e la fatica del tragitto richiedera' qualche sosta, ma mai al punto da far perdere la meta. Infatti, puo' forse arrivare tardi chi ha una Madre che lo aspetta? Chi continuamente puo' sentire risuonare nel proprio cuore: 'Non ci sono qui io, io, che sono tua Madre?'".