Guerre: Iiss, nel 2014 hanno causato 180mila morti
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Guerre: Iiss, nel 2014 hanno causato 180mila morti

Guerre: Iiss, nel 2014 hanno causato 180mila morti

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(AGI) - Roma, 30 mag. - Il numero di morti causato dalle guerrenel mondo e' cresciuto del 60% negli ultimi due anni. Levittime hanno toccato quota 180mila nel 2014, mentre nel 2012erano state 110mila. Anche se il numero di conflitti e'diminuito, i combattimenti sono piu' violenti e avvengonospesso in aree urbane. E' quanto emerge dai dati pubblicatidall'International Institute for Strategic Studies (Iiss), cheha sottolineato come nella sola Siria l'ultimo anno abbia vistomorire 70mila persone (200mila da inizio conflitto nel 2011). Gli episodi di conflitto sono invece diminuiti, passandodai 63 del 2008 ai 42 dell'anno scorso. Questo e' dovuto alfatto che alcuni Paesi a rischio guerra civile come Colombia eFilippine sembrano sulla buona strada per raggiungererisoluzioni pacifiche. Lo studio dell'Iiss afferma che l'aumento delle vittime e'causato dalla "inesorabile crescita d'intensita' dellaviolenza", guidata dalle guerre jihadiste nel mondo arabo,compresi gli attacchi dello Stato islamico a insediamenti comeMosul e Tikrit. Secondo Nigel Inkster, direttore degli Studi sulle minacceinternazionali e rischio politico dell'Iiss, il problema piu'grave e' che "i conflitti avvengono sempre piu' spesso dentrole citta', e per definizione favoriscono quindi un maggiornumero di perdite civili". Secondo l'Iiss, il conflitto siriano ha causato 3,4 milionidi profughi, 1,4 dei quali nell'ultimo anno. I dati delleNazioni Unite riportano che nel 2013 ci sono stati piu' di 50milioni di sfollati nel mondo. E' la prima volta che siraggiunge tale cifra dalla II Guerra mondiale. Dopo la Siria, il Paese dove sono morte piu' persone nel2014 e' l'Iraq (18mila), terzo il Messico con gli scontri trabande rivali (15mila). In Afghanistan ci sono state 7.500vittime; in Ucraina 4.5000. Nonostante questi numeri, Inkerafferma che "il ritratto del 2014 e' contrastante, perche' cisono promettenti segni di speranza di miglioramento, anche se ilivelli di violenza rimangono alti". (AGI).
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