Entra nel vivo la corsa per la successione di Theresa May alla guida del Partito conservatore. Domani i 10 candidati saranno sottoposti alla prima votazione: i 313 deputati Tory alla Camera dei Comuni esprimeranno la loro preferenza e si capirà meglio chi ha più appoggio a Westminster. Gli aspiranti leader dei conservatori hanno bisogno di almeno 17 voti per andare avanti, mentre il candidato con meno preferenze verrà eliminato.
In una serie di altre votazioni, tra il 18 e il 20 luglio, si procederà poi a un'ulteriore scrematura, fino ad arrivare a due nomi, che verranno poi sottoposti al voto 'allargato', per posta, di tutti i 124 mila membri del Partito conservatore. Entro il 27 luglio si conoscerà il nome del vincitore, che a quel punto prenderà anche in mano la guida del governo. Le posizioni dei vari candidati:
BORIS JOHNSON, 54 anni, ex ministro degli Esteri ed ex sindaco di Londra e tra i più fieri sostenitori del Leave nel 2016, promette di far uscire il Regno Unito dalla Ue il 31 ottobre, con o senza accordo con Bruxelles, anche se quella del no deal - ha detto oggi - deve essere considerata come "l'ultima risorsa". Non ha, però, ancora spiegato come risolverebbe la spinosa questione del confine irlandese. "Stiamo affrontando una crisi esistenziale e non saremo perdonati, se non attueremo la Brexit il 31 ottobre", è uno degli slogan più forti della sua campagna. Ha ammonito che i Tory devono divorziare dall'Ue nei tempi previsti, per "rimettere al suo posto" Nigel Farage e il suo Brexit Party, "battere" il leader laburista Jeremy Corbyn e "stimolare le persone ai valori conservatori". Johnson ha avvertito Bruxelles che non intende pagare il conto della Brexit (39 miliardi di sterline) fino a quando la Ue non farà le concessioni richieste da Londra. Al momento, è il favorito e continua a raccogliere consensi all'interno del gruppo parlamentare Tory, dove ha incassato l'appoggio del ministro in carica per la Brexit, Stephen Barclay.
MICHAEL GOVE, 51 anni, ministro dell'Ambiente in carica e schieratosi per il Leave nella campagna referendaria del 2016, si è detto pronto a prorogare la data di uscita dalla Ue oltre il 31 ottobre, in caso di progressi nei negoziati con Bruxelles per un nuovo accordo. A suo dire, un Regno Unito che lascia l'Ue senza accordo porterebbe al governo i laburisti. Secondo il Telegraph, Gove potrebbe rimandare la Brexit a fine 2020. È stato accusato di ipocrisia, dopo aver ammesso di aver fatto uso di cocaina in "diverse occasioni", 20 anni fa, quando era giornalista; in passato, aveva condannato l'uso di stupefacenti e approvato leggi punitive a riguardo.
JEREMY HUNT, 52 anni, ministro degli Esteri, vuole creare un nuovo team negoziale per andare a Bruxelles e cambiare l'accordo di uscita raggiunto da May. La Ue ha sempre detto, però, che il documento non sarà oggetto di rinegoziazioni. Hunt, che votò per il Remain nel 2016, si è detto pronto a lasciare l'Unione europea senza accordo, ma ha lasciato intendere di potere estendere la Brexit oltre il 31 ottobre, se ci fosse un accordo in vista. Ha ottenuto l'endorsement dell'influente ministra del Lavoro Amber Rudd e di quella della Difesa Penny Mordaunt.
SAJID JAVID, 49 anni, ministro dell'Interno in carica, musulmano e figlio di immigrati, propone di rinegoziare il backstop irlandese, creando un confine "digitalizzato" sull'isola, i cui costi sarebbero tutti a carico del Regno Unito. Non ha ancora esplicitamente escluso una Brexit senza accordo e ha detto che se il Parlamento votasse per rinviare ancora il divorzio dall'Ue, non farebbe resistenza.
ANDREA LEADSOM, 56 anni, ex ministro per i Rapporti con il Parlamento, ha detto che porterà il Regno Unito fuori dalla Ue il 31 ottobre, con un'"uscita controllata". Ha definito "morto" l'accordo May, ma ha promesso di varare mini-intese, che "manterranno alcune delle disposizioni" attuali. L'idea è stata bocciata dal capo negoziatore Ue per la Brexit, Michel Barnier.
DOMINC RAAB, 45 anni, l'ex ministro della Brexit, vuole rinegoziare l'accordo di uscita per eliminare il backstop e rimpiazzarlo con "misure alternative". "Se dobbiamo uscire senza un accordo, per essere fuori il 31 ottobre, allora che sia", ha dichiarato. Non ha escluso di sospendere il Parlamento per far passare una Brexit no deal.
MATT HANCOCK, 40 anni, ministro della Sanità e sostenitore del Remain nel 2016, mira a realizzare la Brexit entro il 31 ottobre, ma non esclude ulteriori rinvii. A suo dire, il no deal "non è una scelta politica disponibile" per il prossimo premier, perché il Parlamento voterebbe per bloccarlo. È convinto che non si possa rivedere l'accordo con la Ue e che sia piu' realistico cercare un limite temporale al backstop, ipotesi però già respinta dalla Ue e dal premier irlandese Leo Varadkar.
MARK HARPER, deputato 49enne, vuole un nuovo accordo con la Ue che modifichi la clausola del backstop, lo strumento che garantirebbe di mantenere il confine aperto tra Irlanda del Nord e Repubblica d'Irlanda, dopo la Brexit.
RORY STEWART, 46 anni, ministro dello Sviluppo internazionale, ha proposto di creare un'assemblea cittadina di 99 persone per trovare un compromesso sulla Brexit. Nonostante abbia votato Remain nel 2016, si dichiara un Brexiteer convinto ed è un fedele sostenitore del piano di uscita negoziato dalla premier May. Ha dichiarato che non farà parte di un governo guidato da Boris Johnson, in protesta per il rischio di un no deal.
ESTER MCVEY, 51 anni, ex ministro del Lavoro e delle Pensioni, vuole la Brexit il 31 ottobre ed è la candidata più favorevole al no deal. "L'unico modo per realizzare i risultati del referendum", ha detto, "è abbracciare l'idea di uscire dalla Ue senza accordo". Si e' detta convinta che un "confine invisibile" tra le due Irlande possa essere applicato entro la scadenza di ottobre.