Bruxelles - "Chiediamo una forte pressione dell'Unione europea sull'Egitto". Queste le richieste di Paola e Claudio Regeni, genitori di Giulio, lo studente ucciso in Egitto a febbraio in circostanze ancora da chiarire. Proprio per fare luce sulla vicenda i genitori sono giuunti in Parlamento europeo per chiedere azioni contro il governo del Cairo, che "non collabora", come denuncirato da Paola Regeni nel corso dell'audizione in sottocommissione Diritti umani. "Giulio è morto, ucciso e torturato, con quasi tutti i mezzi di tortura che si possono subire in Egitto", ha denunciato Paola Regeni. "Non è facile come mamma essere qui. Ormai siamo genitori erranti nelle istituzioni, per chiedere verità e giustizia per Giulio", perché ancora non è chiaro cosa sia successo e "non c'è collaborazione dell'Egitto".
"Renzi, seguiamo vicenda. Impegno per fare chiarezza"
I coniugi Regeni hanno portato le richieste che, a loro giudizio, permetterebbero di mettere sotto pressione le autorità egiziane. Le ha elencate Claudio Regeni, il padre di Giulio. Richiamare gli ambasciatori degli Stati membri, dichiarare l'Egitto Paese "non sicuro", sospendere accordi di riammissione, sospendere accordi di interforze, sospendere accordi di invio armi o apparecchiature reppressioni e spionaggio, sospendere accordi economici e non attivarne di nuovi, offrire protezione e magari anche visti in regime agevolato a chiunque può dare informazioni alla nostra procura. "Queste sono secondo noi le misure che possono servire" a mettere pressione e fare chiarezza, ha detto Cladio Regeni. (AGI)