Donald Trump nei guai per colpa di San Patrizio e di una gaffe forse voluta
Il presidente ha organizzato per giovedì un ricevimento alla Casa Bianca per festeggiare il patrono d'Irlanda (e dei milioni di americani di origine irlandese). Ma si dimentica di invitare i leader politici dell'Irlanda del Nord. Anzi, fa peggio

Donald Trump nei guai per colpa di San Patrizio. Giovedì la Casa Bianca festeggia il Patrono d’Irlanda (e dei milioni di americani di origine irlandese) con il suo tradizionale ricevimento, ma si dimentica di invitare i leader politici dell’Irlanda del Nord, cosa che finora era stata regolarmente fatta dai suoi predecessori. Anche peggio: lascia a casa Mary Lou McDonald, guida degli indipendentisti del Sinn Fein, ed Arlense Foster, segretario del Partito Democratico Unionista; ma invita nella East Wing Gerry Adams e Ian Paisley Jr. Il primo è l’intransigente che ha guidato per lunghi la lotta contro Londra, prima di firmare gli Accordi del Venerdì Santo con Tony Blair; il secondo è figlio ed omonimo del pugnace fondatore del partito unionista: un reverendo presbiteriano per cui cattolico è stato a lungo sinonimo di traditore della Patria.

Il bello è che tutti e quattro, gli esclusi e gli invitati, si trovano attualmente in territorio americano, il che amplia la portata della gaffe. Gaffe che ufficiosamente la Casa Bianca cerca di giustificare adducendo il fatto che a Belfast, da un anno e più, non c’è un governo nella pienezza dei poteri. I due partiti, protagonisti fino al 2016 di una vera e propria Grande Coalizione, vivono da allora da separati in casa, ed il bilancio lo deve approvare direttamente Londra per evitare che si inceppi la macchina amministrativa. Una situazione simile a quella vissuta dalla Spagna prima della crisi catalana, dalla Germania che ci ha messo cinque mesi a fare un governo e chissà, forse anche dall’Italia se le prossime consultazioni al Quirinale non daranno frutto. Ma non per questo Washington ha tenuto lontana Angela Merkel in attesa della conclusione del patto di governo con la Spd.
La scusa, insomma, suona fasulla lontano un miglio. Ma forse nemmeno di pura e semplice brutta figura si tratta, e il sospetto si rafforza a considerare che in America, in questo momento, si trova in attesa di presentare l’invito al ricevimento della Casa Bianca anche il Taoiseach della Repubblica d’Irlanda, che poi è il primo ministro di Dublino.

Leo Varadkar è entrato nella faccenda come un toro in un negozio di cristallerie: “Il governo di Londra”, ha detto negando a Theresa May il titiolo di premier britannico, “vuole imporre contro la volontà del popolo dell’Irlanda del Nord il ripristino di un confine chiuso tra loro e la nostra Repubblica. E se necessario noi agiremo perché la cosa sia risolta nell’ambito dei negoziati sulla Brexit”.
Le celebrazioni per #SanPatrizio colorano di verde l’Italia… e il mondo intero#GlobalGreening https://t.co/419zO86jnj pic.twitter.com/j4dZpEHLc7
— Turismo Irlandese (@TurismoIrlanda) 12 marzo 2018
Ecco la questione: Trump, che si schierò due anni fa per l’uscita di Londra dall’Unione Europea ed oggi è ai ferri corti con Bruxelles per via dei dazi sulle auto e l’acciaio, si sta accorgendo che le polemiche sulla Brexit e la riproposizione di un confine tra le due Irlande che ricordi quello infausto abolito vent’anni fa non possono che portargli un mare di grattacapi, e cerca di starne fuori. Solo che lo fa con la sua consueta mancanza di tatto diplomatico, e finisce per tirarci in mezzo anche San Patrizio. Per commemorare il quale, otto anni fa, gli irlandesi d’America s’inventarono che anche Barack Obama, il loro Presidente preferito, avesse sangue irlandese. Tesi dall’improbabile attendibilità, fu notato non senza ragione. Noddavvero, replicarono loro: discende da una nobile clan, gli O’Bama. Che erano amici personali di San Patrizio.
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