Il primo confronto tv tra Emmanuel Macron e Marine Le Pen si gioca sui temi noti: dall'immigrazioe all'Europa, dal lavoro alle pensioni, dalle banche alle banlieu. E, un po' a sorpresa, spunta anche l'Italia: la leader dell'estrema destra (Front National, giunta seconda al 21,3% al primo turno del 23 aprile) ha accusato il rivale liberal-socialista (ministro dell'Economia fino al 30 agosto 2016 che ha ottenuto il 24,3% ed è dato dai sondaggi vincitore domenica) di aver svenduto ad un'impresa italiana (Fincantieri) i cantieri navali di Saint Nazaire.
Macron ha ricordato che l'operazione, che risale a gennaio, di "non aver svenduto nulla, non ci sono state cessioni e oggi abbiamo ordini per 10 anni. Lei se vuole può attribuirmi i peccati degli ultimi 30 anni ma io sono stato in politica meno di lei. Lei non si è mai occupata di problemi industriali".
Dibattito tv, un rito che va in onda dal 1974
E' uno dei grandi rituali della politica francese: il dibattito tv tra i due candidati che corrono per l'Eliseo. Dal 1974, con l'incontro rimasto celebre tra Valéry Giscard d'Estaing, allora ministro delle Finanze, e il candidato della gauche, Francois Mitterrand, il duello ipnotizza milioni di francesi, a pochi giorni dal ballottaggio.
2017: Emmanuel Macron - Marine Le Pen
Emmanuel Macron e Marine Le Pen incrociano le armi nell'ultimo. Un sondaggio Ipsos pubblicato da Le Monde, dà il candidato centrista e filo-europeo al 59% delle intenzioni di voto, contro il 41% della rivale dell'estrema desta, che ha rimontato cinque punti in una settimana. Gli indecisi sono ben il 18% ed è quello l'obiettivo cui entrambi puntano.
2012: Francois Hollande - Nicolas Sarkozy
Il dibattito che va in onda il 2 maggio 2012 tra il candidato socialista e il presidente neogollista uscente si svolge in un "clima glaciale": "entrambi sanno che il duello è determinante", commenta Le Figaro.
Il momento clou arriva alla fine, quando ai due candidati viene chiesto di dire che presidente saranno. E' allora che Francois Hollande fa la sua celebre anafora che comincia con: "Moi, president de la Republique... je ne serai pas le chef de la majoritè!" (io presidente... non sarò il capo della maggioranza). E' questo passaggio che, secondo gli analisti, gli vale l'elezione. Per quindici volte ripete "Io, presidente...", attaccando punto per punto il programma di Sarkozy.
Tre minuti e venti secondi lunghissimi, durante i quali i giornalisti per primi si aspettano che il candidato conservatore lo interrompa. Ma lo sfidante resta zitto. Il suo volto non è inquadrato ma Laurence Ferrari, moderatrice del dibattito insieme a David Pujadas, successivamente racconta che Sarkozy "era concentrato, attento. Penso che la sua strategia fosse di lasciare che Hollande si sfogasse". A prevalere è il candidato socialista con il 51,64% dei voti contro il 48,36% di Sarkozy.
2007: Nicolas Sarkozy - Ségolène Royal
La corsa all'Eliseo vede schierati la candidata del Partito socialita e il leader dell'Unione per un Movimento Popolare (Ump). I due si scontrano in diretta tv il 3 maggio 2007, in un dibattito dai toni forti: come sottolinea l'editoriale de Il Sole 24 Ore, "più aggressiva Royal, che ha spesso polemizzato con le proposte dell’avversario; più calmo e propositivo, e in seguito più pedagogico, il leader neogollista".
Le differenze sono nette, due diverse concezioni della società, accomunate però dalla voglia di rompere con il passato. Se Sarkozy conclude con la sua 'professione di fede' nel "merito, lavoro e ricompensa", Ségolène invita invece a fare "la scelta dell’audacia, dell’avvenire".
Vince Sarkozy con il 53,1% dei voti, mentre Royal prende il 46,9% delle preferenze.
2002: Jacques Chirac - Jean-Marie Le Pen
Al primo turno Chirac nel 2002, alla guida del partito conservatore Raggruppamento per la Repubblica prende il 19,9% dei voti, ma la vera sorpresa è il secondo posto conquistato dal leader del Front National, che sorpassa il candidato socialista, Lionel Jospin, con il 16,9% delle preferenze. E' la prima volta che un rappresentante dell'estrema destra arriva al ballottaggio.
La politica francese fa quadrato intorno a Chirac, con Jospin che lancia un appello agli elettori socialisti a fare muro e votare il candidato della destra moderata con la molletta sul naso, richiamando l'esperienza del Fronte popolare del 1936 di Leon Blum.
Jean-Marie sollecita il tradizionale dibattito tv ma Chirac rifiuta: "Di fronte all'intolleranza e all'odio - dice - non c'è transazione possibile, né compromesso possibile, né dibattito possibile". Il 5 maggio 2002, Chirac ottiene una valanga di voti, oltre 25 milioni su 31 di aventi diritto (82%) mentre Jean-Marie Le Pen si ferma al 17,8% con 5,5 milioni di preferenze.
In quell'occasione, Jean-Luc Melenchon con un'editoriale su Le Monde dal titolo "Fermare la corsa verso l'abisso", lanciò un appello ai suoi elettori di votare il candidato gollista contro Jean-Marie Le Pen. A dieci anni di distanza, lo stesso leader dell'estrema sinistra, davanti alla possibilità che la figlia di Le Pen, Marine, possa arrivare all'Eliseo, non ha dato lo stesso consiglio, ricevendo un'ondata di critiche dalla classe politica.