Sulla difesa della natura la difficile intesa tra Trump e Bergoglio
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Sulla difesa della natura la difficile intesa tra Trump e Bergoglio

Sulla difesa della natura la difficile intesa tra Trump e Bergoglio

di Sonia Montrella
 Papa Francesco scambia regali con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e la moglie Melania Trump (Afp)
 Foto: Evan Vucci/POOL/AFP -  Papa Francesco scambia regali con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e la moglie Melania Trump (Afp)
Donald Trump non ha mai posto l'ambiente tra le priorità della sua agenda politica. Anzi, alcune delle decisioni prese dal presidente Usa nei suoi primi 100 giorni hanno dimostrato esattamente il contrario. E ciò non deve essere sfuggito a papa Francesco - il pontefice più ambientalista mai salito al soglio di Pietro - che al termine di un colloquio durato mezz'ora in Vaticano, ha donato a Trump la sua enciclica sull'ambiente "Laudato sì" in cui Bergoglio invita a prendersi cura del pianeta: "La nostra casa". Tra i doni anche altri due libri, la "Evagelii gaudium" e l'"Amoris Laetitia", ma è quello sull'ambiente il più carico di significato. Il gesto del papa anticipa il G7 che si terrà il 26 e 27 maggio a Taormina e che vedrà i grandi della Terra confrontarsi su diversi temi, clima compreso. Sul tavolo, l'impegno a ridurre le emissioni, secondo quanto previsto dagli accordi di Parigi. Un target, questo, che non sembra previsto dalle misure introdotte da Trump, alla guida del secondo emettitore di Co2 al mondo, dopo la Cina.
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La nuova era (poco verde) di Trump

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Nei suoi primi 100 giorni di governo Trump ha inaugurato una "nuova era" per la produzione di energia in America. E lo ha fatto spazzando via alcune delle misure volute da Barack Obama per ridurre le emissioni di Co2. In particolare, il nuovo presidente ha revisionato di fatto il Clean Power Plan, che impone alle centrali elettriche americane di ridurre le emissioni. Ad assistere alla firma del documento, un gruppo di minatori a simboleggiare un ritorno del carbone sulla scena energetica nazionale. Già in campagna elettorale, infatti, Trump aveva assicurato di voler incoraggiare la crescita economica rilanciando l'industria petrolifera e le altre forme di combustibili fossili.
Non è passato inosservato nemmeno il via libera di Trump al completamento dell'oleodotto Dakota (Dakota Access Pipelines), che il suo predecessore aveva bloccato. Ciò creerà posti di lavoro, aveva detto. "Tuttavia - spiega il New York Times, calcolatrice alla mano - molte di queste occupazioni saranno solo temporanee. Secondo una stima del dipartimento ambientale del 2014, nei due anni necessari per la realizzazione verranno impiegati 42mila lavoratori a tempo determinato, di cui 3.900 impiegati nell'edilizia e il resto nell'indotto e nell'alimentare. A opera finita resteranno solo 35 persone attive".

Per il Post "terrorismo sismico"

Indicativa anche la scelta di Trump di mettere a capo dell'authority federale per l'ambiente (Environmental Protection Agency, Epa) Scott Pruit, repubblicano noto per i suoi legami con l'industria petrolifera, per le sue tesi negazioniste sui gas serra e per la sua contrarietà agli accordi di Parigi. Martedì, inoltre, il Congresso statunitense ha ricevuto la proposta di budget completa avanzata da Trump e definita dal Washington Post un "terremoto sismico". Il piano prevede un aumento del 10% del budget destinato alla difesa a discapito di altri settori. In particolare, sotto la scure dei tagli è finita proprio l'Epa che vedrà un calo del bilancio del 31%, pari a 2,6 miliardi di dollari. Se la proposta venisse approvata da Congresso, salterebbero anche 38 programmi tra cui quello per la salvaguardia delle risorse idriche e il Chemical Safety Board per le indagini sugli incidenti nelle raffinerie e negli impianti industriali.

L'ambiente secondo Bergoglio

Con l'enciclica "Laudato sì" scritta di suo pugno, Bergoglio diventa nel 2015 il primo pontefice a pubblicare un documento ufficiale sulla protezione dell'ambiente, a dimostrazione di quanto il tema sia caro a papa Francesco. Sei capitoli e due preghiere per lanciare un messaggio forte: il pianeta è la nostra casa e come tale va protetta e rispettata. Non sono parole vuote: il pontefice parte da dati scientifici sul riscaldamento climatico e striglia tutti, dal piccolo fino ai grandi della terra, che lasciano l'ambiente nelle ultime pagine delle loro agende politiche. Francesco denuncia "la debolezza della risposta internazionale" a un cambiamento di rotta e quell'"interesse economico che prevale sempre sul bene comune". Il papa parla inoltre di "debito ecologico tra Nord e Sud" per cui "Il riscaldamento causato dal consumo di alcuni Paesi ricchi ha ripercussioni anche nelle zone più povere della terra".

Violare la natura è peccato che va espiato

Un anno dopo l'enciclica, Francesco torna a parlare di ambiente lanciando un inedito, fortissimo messaggio: "Violare la natura è un peccato che va confessato ed espiato". Il papa invita i cristiani a "un serio esame di coscienza" , che deve tradursi "in atteggiamenti e comportamenti concreti più rispettosi del creato, come ad esempio fare un uso oculato della plastica e della carta, non sprecare acqua, cibo ed energia elettrica, differenziare i rifiuti, trattare con cura gli altri esseri viventi, utilizzare il trasporto pubblico e condividere un medesimo veicolo tra più persone, e così via". "Non dobbiamo credere - afferma il Papa - che questi sforzi siano troppo piccoli per migliorare il mondo". Tali azioni, infatti, "provocano in seno a questa Terra un bene che tende sempre a diffondersi, a volte invisibilmente" e incoraggiano "uno stile di vita profetico e contemplativo, capace di gioire profondamente senza essere ossessionati dal consumo"
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