Romanzo di Vattani celebra 150 anni di relazioni Italia-Giappone

di Alessandra Spalletta
Roma - "Doromizu, acqua torbida", viaggio senza morale in una Tokyo oscura d'inizio millennio. E' con il romanzo di Mario Vattani, già console generale a Osaka, che il Festival della Diplomazia ha scelto di celebrare il 150esimo anniversario delle relazioni tra Italia e Giappone, un'iniziativa ospitata dalla libreria Mondadori di via Appia nell'ambito del ciclo di eventi "Splendido Sol Levante". Giunta alla settima edizione, la kermesse dal 20 al 28 ottobre torna ad animare Roma con oltre 50 eventi, più di 30 ambasciatori stranieri coinvolti, per un totale di 280 relatori.
Il tema di quest'anno è la stagione delle incertezze. Dai migranti, alla crisi economico-finanziaria, alle tensioni geopolitiche: "L'incertezza è una realtà dei fatti, la stessa che accompagna il protagonista di questo romanzo", ha detto il segretario generale del Festival, Giorgio Bartolomucci, "quell'insicurezza emotiva, sentimentale, lavorativa di un ragazzo occidentale immerso nella societa' giapponese". Giulia Pompili, giornalista del Foglio, intervenuta alla presentazione, ha rievocato i problemi sociali, dall'invecchiamento della popolazione all'immigrazione, che uniscono Italia e Giappone, e insieme a essi la tradizione storica: "Il ritrovamento di 4 monete in rame di epoca romana", rinvenute nel settembre scorso nella prefettura di Okinawa, "sono il simbolo di una stretta fratellanza tra i due Paesi".
A Roma la kermesse della diplomazia, dialogo contro l'incertezza
Il protagonista Alessandro Merisi (Alex) è uno squattrinato venticinquenne italiano, da due anni nella capitale giapponese con un visto di studio. Orfano di madre sin da bambino, è cresciuto a Londra, e la sua mancanza di un'identità precisa si esprime nella passione ossessiva per una cultura totalmente diversa, quella giapponese. Aspirante cineasta, Alex vive il rapporto col Giappone in modo maniacale attraverso il cinema, le donne, e il lungo e doloroso tatuaggio tradizionale irezumi. Doromizu, che in giapponese significa acqua torbida, e' un'espressione generalmente usata per indicare i quartieri a luci rosse. Una serie di coincidenze lo precipitano in una spirale negativa, una discesa negli inferi verso i luoghi più oscuri e viziosi della capitale nipponica, facendogli perdere amicizie, amori, speranze, e mettendo a rischio la cosa che gli è più cara al mondo.
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Una città a tutta velocità. Autostrade cittadine, palazzi, locali, polizia. E poi ancora, corridoi strani, da cui si esce di corsa ma con difficoltà. E' quasi sempre notte. "E' questo il 'ride' di Doromizu": così Vattani, che ama descrivere l'opera attraverso le immagini di un trailer. "In alcuni momenti prevale l'armonia. Ma in questo romanzo, e in tutto l'Oriente, anche una strada affollata è armonia. Le donne che appaiono sono creature notturne. I treni, la folla. In mezzo a tutto ciò ho inserito la storia avventurosa di Alex". Vattani descrive un Giappone "insolito", trascinando il lettore in luoghi difficili da immaginare. L'immedesimazione con il protagonista è immediata. Anche chi non e' stato a Tokyo avrà la sensazione di esserci stato. Non una, ma due volte. Infinite volte. Perche' il libro di Vattani va oltre il romanzo, e può anche essere consultato come guida turistica della città, una mappatura curata nei dettagli che "include anche i tempi del tragitto", sottolinea Pompili. Solo chi conosce in profondita' quei luoghi, e li trasferisce sulle pagine di un romanzo, può andare oltre i limiti della narrazione giornalistica, che sovente resta nella superficie. "Non è un caso che un libro del genere, dallo stile veloce e immediato, cinematografico, sia stato scritto da un diplomatico": per il giornalista Agi, Francesco Palmieri, che insieme a Pompili ha moderato l'evento, un autore diplomatico "non e' una stranezza". Non bisogna andare lontano per trovare esempi di questa "consolidata e nobile tradizione di diplomatici che hanno l'esigenza di tradurre virtù e conoscenza in qualcosa che resti su carta": in Italia da Giuliano Bertuccioli, diplomatico in Asia negli anni '50 e poi prestigioso sinologo, a Guido Amedeo Vitale, napoletano, interprete presso la legazione d'Italia in Cina (dal 1894), dedito a ricerche folkloriche; in Olanda, Robert Van Gulik, diplomatico tra Cina e Giappone, scrisse saggi originali, dalla vita sessuale antica in Cina a testi sul gibbone orientale, fino a inventare la figura del giudice Dee, protagonista di una serie di romanzi gialli (riediti in Italia da ObarraO). Nel solco di tale tradizione si inseriscono molti personaggi nati dalla diplomazia. Nel caso di Mario Vattani, con trascorsi nella vita musicale, confluisce nella narrativa "questa ritmica che da verticalità alle sue pagine" - ha spiegato Palmieri. Cibo, lingua, eros: tutto il libro si potrebbe concentrare nel primo capitolo, perché se una civiltà è permeata da questi tre elementi "vuol dire che essa sta entrando nella nostra pelle e possiamo quindi raccontarla in maniera tridimensionale". (AGI)