Ambasciatore Polonia, evitare competizione Ue-Nato

Tomasz Orlowski spiega in un'intervista all'Agi: "Le iniziative che mirano a rafforzare la Politica Europea di Sicurezza e Difesa non hanno niente a che fare con la creazione dell'esercito europeo"

Ambasciatore Polonia, evitare competizione Ue-Nato
Tomasz Orlowski, ambasciatore della Polonia 

di Francesco Russo

Roma. - Il rafforzamento della cooperazione tra i paesi Ue in campo di sicurezza non deve sfociare in una competizione con la Nato, soprattutto in una fase difficile come quella attuale, caratterizzata da crescenti tensioni con la Russia. Lo sottolinea in un'intervista all'AGI l'ambasciatore di Polonia in Italia, Tomasz Orlowski, che domani interverrà insieme al suo omologo ungherese al convegno 'Le priorità della Nato dopo Varsavia', inserito nel programma del Festival della Diplomazia.

L'8 luglio si è svolto a Varsavia un importante vertice tra Nato e Ue che ha avuto come risultato un rafforzamento della collaborazione tra le due istituzioni. In parallelo, dopo la Brexit, si sta rafforzando il coordinamento tra i paesi comunitari in vista di una politica di sicurezza unica. I due obiettivi non rischiano di entrare in conflitto, dal momento che la Nato non ha mai guardato con favore alla costituzione di un esercito europeo?

Le iniziative attuali che mirano a rafforzare la Politica Europea di Sicurezza e Difesa non hanno niente a che fare con la creazione del cosiddetto "esercito europeo". L'hanno già spiegato molti politici ed esperti, oltre alle più alte cariche italiane. Il problema posto è quindi inesistente, anche per la Nato. Ciò non significa però che i progetti ambiziosi di rafforzamento della dimensione di difesa comunitaria non richiedano una seria e strategica analisi sull'autonomia strategica della Ue e sul rafforzamento della competitività tecnologia-industriale in campo di difesa. è importante non duplicare strutture e capacità già esistenti della Nato e non arrivare a una competizione tra Ue e Nato sulla visione della difesa europea e sulla distribuzione delle forze e capacità, che sono ancora poche. Non possiamo permetterci tali eccessi in Europa. Il punto chiave per rafforzare la sicurezza europea consiste nell'aumento delle spese per la difesa nei paesi membri sia della Nato che della Ue e nella complementarità degli sforzi delle due organizzazioni. Non c'è motivo di pensare che il rafforzamento della Politica Europea di Sicurezza e Difesa possa portare ad obiettivi diversi. Su tale processo per di più vigila Federica Mogherini, una persona di grande esperienza e sensibilità al tema della cooperazione tra Ue e Nato. Sono quindi tranquillo per l'esito dei lavori.

Il 2015 è stato un anno molto importante per il coordinamento militare tra i Paesi del gruppo Visegrad (V4), con esercitazioni come 'Common Challenge' e 'Balaton'. Come evolverà nel prossimo futuro la collaborazione con Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia nel campo della difesa?

La collaborazione nel settore della difesa nel gruppo di Visegrad, di cui la Polonia ha la presidenza dal 1.mo luglio 2016 al 30 giugno 2017, è cruciale per la sicurezza nell'Europa centro-orientale e il suo rafforzamento è importante nella difficile situazione attuale. Anche se i partner V4 hanno delle differenze di vedute sulle attività russe in Ucraina e sull'adeguata risposta Nato e Ue, sono in grado di parlare con una voce sola nell'ambito della Nato e in parte anche della Ue sulle questioni che riguardano la sicurezza della regione. Un altro elemento importante nello sviluppo della cooperazione nell'ambito della difesa è la partecipazione del V4 alle misure di garanzia della Nato nei paesi baltici dove, i governi dei 4 paesi hanno espresso l'intenzione di dispiegare nel 2017 una unità di 150 uomini su base di rotazione per 3 mesi. Lo scopo della missione è assicurare la formazione e la coerenza d'azione con le forze dei paesi baltici e altri impiegati sul loro territorio. Questa esperienza costituirà un ulteriore impulso per il rafforzamento della cooperazione militare nell'ambito del V4 e un esempio di come le iniziative Ue e Nato possano essere utilizzate nell'ottica regionale.

Che ruolo può avere il gruppo Visegrad in generale e la Polonia in particolare, in virtù del suo peso regionale, in una soluzione pacifica della crisi in Ucraina?

Vediamo la necessità di rafforzare l'efficacia del V4 nel coordinamento degli sforzi per la pace in Ucraina, anche nella dimensione politica e parlamentare. Il ruolo del V4 viene apprezzato anche dai nostri partner ucraini. Il primo ministro W. Hrojsman durante il Forum Economico di Krynica, dove ha incontrato anche i suoi omologhi del V4, ha ringraziato per il sostegno all'Ucraina e ha dichiarato che la cooperazione con il V4 è una delle più importanti e fruttuose, mentre il ministro degli esteri polacco, Witold Waszczykowski, durante la sua visita a Kiev ha proposto un incontro dei paesi V4 più l'Ucraina a Varsavia. La Polonia, dall'inizio del conflitto in Ucraina, ha continuato a chiedere alla Russia di osservare i principi del diritto internazionale. Chiediamo soprattutto che la Mosca non violi l'integrità territoriale dell'Ucraina e cessi le azioni che mirano a destabilizzare la situazione nel Paese e consideriamo gli accordi di Minsk uno strumento cruciale per il processo di una pacifica soluzione del conflitto in Ucraina. Abbiamo appoggiato tutti gli sforzi in questa direzione e contemporaneamente lavoriamo per il rafforzamento dello Stato ucraino. ll successo delle riforme e la maggiore resistenza strategica dell'Ucraina alle minacce esterne favoriranno la soluzione pacifica del conflitto. Per questo motivo la Polonia appoggia Kiev con tanta determinazione in tutti i settori: politico, della sicurezza, umano e umanitario. Il nostro aiuto è concentrato soprattutto nell'ambito della riforma del decentramento e nella lotta alla corruzione. La visita del presidente Andrzej Duda a Kiev nella giornata della festa dell'indipendenza dell'Ucraina si inserisce in questa dinamica e costituisce una prova del carattere strategico delle nostre relazioni.

Non teme che l'attuale deterioramento dei rapporti con la Russia possa avere conseguenze negative sulla lotta al terrorismo?

La lotta al terrorismo richiede la collaborazione sui fori internazionali allo scopo di non permettere che le organizzazioni terroristiche si rafforzino. Mosca nel frattempo ha deciso di prendere come ostaggio la pace e la sicurezza internazionale ponendo il suo veto alle iniziative per combattere il terrorismo. Non è coerente se si prende in considerazione che anche la Russia può finire nel mirino dei terroristi. L'attuale deterioramento nelle relazioni con la Russia è partito dalla Russia stessa ed è proprio Mosca che detiene le chiavi per migliorare la situazione. Purtroppo finora la Russia sembra interessata a un'ulteriore escalation di cui sono prova le azioni aggressive in Ucraina e in Siria. Nell'Europa del XXI secolo non si può accettare la violazione dell'integralità territoriale di un paese sovrano o i bombardamenti a tappeto della popolazione civile. Non possiamo ignorare l'attività militare russa che include le non annunciate esercitazioni alle nostre frontiere, gli incidenti militari di carattere provocatorio (dal Mar del Nord e Baltico al Mediterraneo), la mancata volontà di cooperazione nell'ambito Osce, i movimenti dell'infrastruttura militare e delle forze russe nelle vicinanze della Nato. I russi lo fanno senza essere provocati, guidati dalla propria logica confusa. Come spiegare altrimenti l'allestimento dei sistemi missilistici Iskander a Kaliningrad, a una cinquantina di chilometri dalla frontiera polacca, la simulazione di attacchi nucleari agli obiettivi nei paesi Nato durante le esercitazioni o l'atteggiamento aggressivo e avventurista dei piloti militari russi che sono pericolosi anche per gli aerei civili? Non siamo chiusi a un dialogo con la Russia, con la quale continuano anche i contatti bilaterali a livello dei viceministri degli esteri. Dipende però dalla parte russa se questo dialogo risulterà efficace. Dobbiamo giudicare i russi dai loro atti e non dalle dichiarazioni, molte volte non confermate dalla realtà (per esempio il fatto di aver negato l'impiego delle forze armate russe nell'annessione della Crimea). (AGI)