Niente misure obbligatorie o vincolanti per chi pubblica 'fake news', che potrebbero rischiare di trasformarsi in "censura", ma una richiesta di autoregolamentazione e autodisciplina da parte delle singole piattaforme. Questa la posizione della Commissione europea illustrata dalla commissaria europea al digitale, Mariya Gabriel, dopo la pubblicazione del rapporto degli esperti del Gruppo di alto livello sulle fake news.
"Per noi la libertà di espressione è l'elemento fondamentale, quello che noi suggeriamo è esattamente l'opposto della creazione di black list", ha detto Gabriel. "Non abbiamo intenzione di prendere misure legislative - ha chiarito Gabriel sottolinenado che il lavoro del gruppo di esperti non ha affrontato né analizzato "l'aspetto della propaganda russa".
Nel rapporto messo a punto dagli esperti, si consiglia la Commissione di evitare "ogni soluzione semplicistica" e "evitare qualsiasi forma di censura". Il report si limita a una serie di generici inviti a "migliorare la trasparenza delle notizie online, promuovere l'alfabetizzazione dei media e dell'informazione per contrastare la disinformazione e aiutare gli utenti a navigare nell'ambiente dei media digitali, sviluppare strumenti per responsabilizzare utenti e giornalisti per contrastare la disinformazione e promuovere un impegno positivo con tecnologie dell'informazione in rapida evoluzione" e infine "promuovere la continua ricerca sull'impatto della disinformazione in Europa per valutare le misure adottate da diversi attori".
Insieme al report del gruppo di esperti è stata pubblicata un'indagine di Eurobarometro secondo cui l'83% delle 26 mila persone intervistate in tutta l'UE ritiene che la disinformazione sia un "pericolo per la democrazia". Ma i due terzi del campione si fida dei cosiddetti media tradizionali (70% per radio, 66% TV e 63% stampa), mentre solo un quarto fa affidamento sui siti web e in generale sull'informazione on line.
L'Associazione dei consumatori europei ha criticato l'approccio della Commissione, e ha detto che "questo rapporto contiene molte raccomandazioni utili ma non riesce a toccare una delle cause principali delle fake news. La disinformazione si sta diffondendo troppo facilmente online. Piattaforme come Google o Facebook hanno beneficiato in maniera massiccia di utenti che leggono e condividono articoli di notizie false contenenti pubblicità. Ma questo gruppo di esperti sceglie di ignorare questo modello di business e preferisce la la politica della testa nella sabbia".