La lettera di Mark Zuckerberg sulla sacralità delle elezioni farà discutere
Sul Washington Post il fondatore di Facebook ricorda che elezioni libere e corrette sono il cuore di ogni democrazia. “La nostra responsabilità è quella di amplificare il bene e mitigare il male"

In un momento storico come il nostro dove la nostra esistenza vive divisa da una sottilissima, quasi impercettibile, quasi sovrapponibile, linea tra la realtà fisica e quella virtuale, anche Facebook deve fare la sua parte affinché la democrazia faccia il suo corso e una realtà non corrompa l’altra. Perché è questo il terrorismo del futuro, è così che si vincono le nuove guerre: una rete di profili su un social network che intervengono in massa a colpi di fake news per far perdere le elezioni ad una determinata parte politica. Come successo in Brasile, dove Mark Zuckerberg è già intervenuto per salvare la sacralità delle elezioni.
Di questo parla la lunga lettera che l’amministratore delegato di Facebook ha mandato al Washington Post: “Quando costruisci servizi che collegano miliardi di persone attraverso paesi e culture, vedrai tutto il bene che l'umanità può fare, e vedrai anche persone che cercano di abusare di questi servizi in ogni modo possibile. La nostra responsabilità su Facebook è quella di amplificare il bene e mitigare il male. Questo è particolarmente vero quando si tratta di elezioni. Le elezioni libere e corrette sono il cuore di ogni democrazia”, una lettera chiara, che mette in risalto potenzialità e obiettivi dell’azienda, mandata probabilmente per chiarificare la propria posizione, specialmente dinanzi al largo pubblico americano, dopo lo scandalo Cambridge Analytica.
Il primo lavoro è quello di vigilare sugli account: “La chiave del nostro impegno è stata la ricerca e la rimozione di account falsi - la fonte di gran parte degli abusi, inclusa la disinformazione. Ai malintenzionati basta un computer per generarne in blocco. Ma con i progressi dell'intelligenza artificiale, ora blocchiamo milioni di account falsi ogni giorno mentre vengono creati, in modo che non possano essere utilizzati per diffondere spam, notizie false o annunci non autentici”.
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L’altro impegno nel settore sicurezza rispetto alla manipolazione dei social a proprio vantaggio politico passa da una maggiore trasparenza sugli annunci pubblicitari, i famosi post “sponsorizzati”: “Chiunque desideri pubblicare annunci politici o pubblicare negli Stati Uniti su Facebook deve verificare la propria identità. Tutti gli annunci politici e di emissione devono anche chiarire chi li ha pagati, allo stesso modo della pubblicità televisiva o dei giornali. Ma siamo andati anche oltre mettendo tutti questi annunci in un archivio pubblico, che chiunque può cercare per vedere quanto è stato speso per ogni singolo annuncio e il pubblico che ha raggiunto. Questa maggiore trasparenza aumenterà la responsabilità da parte nostra e per gli inserzionisti”.
Zuckerberg promette anche una politica più severa riguardo gli armamenti disponibili per chi voglia corrompere l’esito di una elezione democratica, ovvero le fake news: “Laddove i post sono contrassegnati come potenzialmente falsi, li passiamo a controllori indipendenti, in particolare Associated Press e Weekly Standard, per esaminarli, e abbassiamo i post classificati come falsi, il che significa che perdono l'80% del traffico futuro”.

Il piano a quanto pare è quello, grazie anche alla collaborazione con diverse altre società che operano nel campo della cybersicurezza, di non solo aspettare che una fake news cominci a circolare ma di riuscire ad intervenire quasi immediatamente con le giuste verifiche per anticiparne i potenziali danni. Come fare? Il primo segnale che potrebbe destare sospetto è la pubblicazione di notizie riguardanti un paese, specie in odore di elezioni, da parte di account provenienti dall’estero.
Un meccanismo di difesa già messo in atto le elezioni del Senato dell’Alabama e che ha funzionato alla perfezione. “Questo ci ha permesso di trovare e rimuovere gli spammer politici stranieri che in precedenza avevano volato sotto il radar. E il mese scorso abbiamo ritirato centinaia di pagine, gruppi e account che deliberatamente fuorviavano le persone sulle loro identità e intenzioni. Alcuni provenivano dall’Iran e altri dalla Russia”.
In chiusura l’inventore di Facebook si dice fiducioso rispetto a quello che il social network potrà garantire in termini di sicurezza sulle proprie pagine e garantisce che qualsiasi investimento per migliorare in tal senso le prestazioni sarà certamente operato, ma avvisa “Aziende come Facebook si trovano ad affrontare avversari sofisticati e ben finanziati che stanno diventando più intelligenti anche nel corso del tempo. È una corsa agli armamenti, e ci vorranno le forze combinate dei settori pubblico e privato degli Stati Uniti per proteggere la democrazia americana da interferenze esterne.”
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