(AGI) - Bruxelles, 23 giu. - Uno 'status speciale' all'interno dell'Ue, senza obbligo di ulteriore integrazione e potere dei Parlamenti nazionali - incluso quello di Westminster - di bloccare le iniziative legislative comunitarie. E poi la possibilita' di non estendere i benefit sociali agli immgrati per sette anni. Queste le concessioni dell'Unione europea al governo di Londra per cercare di convincere il Regno Unito a rimanere nell'Ue. Concesse il 20 febbraio scorso al termine di un vertice dei capi di Stato e di governo durato quasi 40 ore, le condizioni sono l'ago della bilancia del referendum in corso oggi. Si decide se abbandonare l'Ue e le offerte, o accogliere. Ecco cosa otterrebbe Londra nel caso in cui dovessero vincere i 'remain' al referendum.
Si riconoscono poteri di restrizione a liberta' e diritti dei lavoratori. Si accetta, in particolare, il principio per cui in situazioni eccezionali la liberta' di movimento dei lavoratori puo' essere limitata. Inoltre l'accesso al sistema di welfare puo' essere concesso ai residenti non britannici gradualmente nell'arco di quattro anni con la possibilita' di un blocco fino a sette anni, fino al 2024. Gli assegni per i figli rimasti in patria saranno indicizzati sulla base del reddito del paese di residenza. In secondo luogo Londra si vedra' riconosciuto l'esenzione all'obbligo di ulteriore integrazione politica, principio che poi dovra' essere inserito nei trattati alla prima revisione che si effettuera'. In pratica questo si traduce nel principio per cui i Parlamenti nazionali che rappresentano il 55% dei 28 possono bloccare le iniziative legislative europee. Terzo riconoscimento quello di un'Europa economica a due velocita': chi, come il Regno Unito, non fara' parte dell'Eurozona, non sara' costretto a seguirne il destino, con Eurolandia che nel prendere decisioni dovra' tenere conto di cui e' fuori e non legiferare a scapito dei membri non-Euro. Il Regno Unito non potra' comunque porre il veto a un'ultereriore rafforzamento dell'Eurozona. Infine Londra ottiene l'impegno dei partner per una legislazione a sostegno di un'effettiva competitivita' che riduca le normative inutili e complesse, e riducendo il carico fiscale amministrativo e i costi per le piccole e medie imprese.
Le concessioni fanno parte di un accordo intergovernativo, che dovranno essere poi tradotte in pratica da proposte di legge della Commissione europea, sui dovra' pero' esprimersi il Parlamento europeo. (AGI)
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