Londra - Fra il referendum finalmente indetto per il prossimo 23 giugno e il fronte per la Brexit che si fa sempre più forte, le paure per l'eventuale uscita del Regno Unito dall'Unione europea hanno causato un piccolo crollo della sterlina, che ha perso in un giorno l'1,65% nei confronti del dollaro, arrivando a 1,4167 dollari americani, il calo più significativo in un solo giorno dal 2 gennaio del 2015.
Boris Johnson si smarca da Cameron, sì a Brexit
La sterlina, oggi in calo anche nei confronti dell'euro, per i timori combinati della Brexit e dell'instabilità politica interna nel Regno Unito dall'inizio del 2016 ha perso il 3,9% nei confronti della valuta americana. Come ricorda la Bbc, una sterlina più debole significa un impulso alle esportazioni britanniche verso il resto del mondo e anche un maggiore afflusso di turisti europei e americani.
Intanto il premier britannico, David Cameron, ha avvertito che in caso di Brexit, l'Ue pensera' prima a se stessa e agli accordi fra i suoi Paesi membri e solo secondariamente a un qualche patto con il Regno Unito. Illustrando a Westminster i risultati del rinegoziato con Bruxelles in vista del referendum del 23 giugno, il leader Tory ha spiegato che occorreranno "anni e anni" per avere un accordo commerciale fra Regno Unito e Unione europea, in caso di uscita di Londra dal recinto comunitario. Nella retorica dei favorevoli alla Brexit c'e' infatti la sottolineatura degli ipotetici vantaggi derivanti da un nuovo patto economico fra l'Ue e un Regno Unito completamente indipendente e autonomo: in questo senso Cameron ha pensato prima di tutto di 'smontare' uno dei cardini del discorso degli euroscettici.
Matteo Renzi, da parte sua, ha affermato che le conseguenze peggiori dell'eventuale uscita della Gran Bretagna dall'Ue "sarebbero più per i cittadini inglesi che non per quelli europei". Parlando alla Stampa estera, il premier ha osservato che "se il Regno unito uscisse dall'Ue il problema sara' per le aziende, gli imprenditori e cittadini e per questo sono convinto che alla fine il buon senso prevarra'. Non e' solo giusto la Gran Bretagna rimanga in Europa", ha concluso, "ma e' anche utile".
(AGI)