Luis Alvarez è morto per un cancro al colon a soli 53 anni. La sua malattia è stata conseguenza diretta dei tre mesi passati sul luogo del crollo delle Torri Gemelle, in quel settembre di quasi 18 anni fa, alla ricerca di sopravvissuti e feriti sepolti tra le macerie tossiche generate dall'attentato terroristico che sconvolse gli Stati Uniti d'America.
La diagnosi era arrivata nel 2016 e da allora, come ha raccontato il New York Times, la vita di Alvarez era stata dedicata a sconfiggere il nuovo nemico all'interno del suo corpo e, allo stesso tempo, a proteggere gli altri colleghi che si ritrovavano ad affrontare una disavventura simile.
Nato nell'ottobre del 1965 nel Queens, Alvarez si era laureato nel 1983 alla Monsignor McClancy Memorial High School nel quartiere di East Elmhurst. La sua è stata una vita passata a servire il suo Paese: prima nella Marina e poi, dal 1990, all'interno del dipartimento di polizia di New York. Nel 1993 era stato promosso a detective ed era entrato nella divisione narcotici. Nella sua carriera ben cinque menzioni speciali per il suo lavoro e un ritiro, per disabilità, nel 2010, quando il suo corpo iniziava a cedere a causa della malattia. Negli ultimi giorni il trasferimento in un centro specializzato, dopo il 69 esimo ciclo di chemioterapia, e la certezza che non ci sarebbe stato più nulla da fare
Alvarez, padre di tre figli, tra cui due adolescenti, aveva portato avanti la sua ultima battaglia durante un'udienza, a Washington, lo scorso 11 giugno. Davanti a lui una commissione della Camera che si occupa di Giustizia, accanto a lui Jon Stewart, ex conduttore del "The Daily Show", programma molto noto negli Usa. La preoccupazione dei due era tutta concentrata sul fondo che dal 2011 aiuta tutte quelle persone, e i loro familiari, che a causa dei fatti dell'11 settembre hanno dovuto fare i conti con malattie più o meno gravi.
Le rivendicazioni di questo tipo, negli ultimi anni, sono nettamente aumentate e i soldi del "Victim Compensation Fund" stanno ormai finendo. Sono infatti già stati spesi 5 miliardi di dollari dei poco più di 7 stanziati negli ultimi 5 anni. La richiesta di Alvarez al governo americano è stata sempre molto semplice: nuovi finanziamenti per il fondo per aiutare quelli che ancora necessitano di risorse economiche per continuare a combattere per la loro vita. Per ora i beneficiari sono stati 21 mila. Se niente dovesse cambiare, però, il 2020 sarà l'ultimo anni di erogazione. La cassa, infatti, pingue. "Non considerateci eroi, abbiamo solo fatto la cosa giusta. Ora la politica deve fare la cosa giusta per noi".
Pochi giorni fa l'ultimo monito rivolto a tutti quelli che pensano di aver scampato questo tipo di gravi conseguenze: "Mi sono ammalato 16 anni dopo il fatto. E ci sono operai e poliziotti là fuori che dicono - questo non succederà a me, ormai è passato tanto tempo -. No, potrebbe non essere così". Alvarez è morto ma la sua battaglia per i soccorritori dell'11 settembre è viva più che mai.