I duellanti sono presenti, ma resta arduo il tentativo di farli incontrare; i loro tutori - Mosca e Ankara - anche; esiste anche una bozza di accordo e un nutrito stuolo di mediatori di buona volontà tra cui l'Italia. La speranza di uno spiraglio per la pace in Libia è a portata di mano oggi a Berlino, dove comincia la Conferenza per la pace, ma si scontra con la riluttanza di fondo dei protagonisti: Fayez al Serraj e Khalifa Haftar. Il primo chiede qualcosa che nella bozza di accordo non c'è, ovvero una "forza internazionale di protezione"; l'altro, ormai solito alle mosse a sorpresa alla vigilia di appuntamenti diplomatici cruciali, è arrivato nella capitale tedesca con un'arma negoziale in più: l'uomo forte della Cirenaica, che da aprile ha sferrato un'offensiva su Tripoli, ha ordinato la chiusura dei terminal di greggio in tutta la mezzaluna petrolifera dell'Est, sotto il loro controllo (a Ras Lanuf, Brega, Sidra e Zueitina).
Ufficialmente, le tribù e le forze fedeli al generale Haftar - rivale del Governo d'accordo nazionale (Gna), riconosciuto dalle Nazioni Unite - sono convinte che le entrate petrolifere distribuite dal Gna siano utilizzate per pagare i combattenti dall'esterno, soprattutto dalla Turchia di Tayyip Recep Erdogan. Non è chiaro per quanto tempo andrà avanti il blocco-ricatto di Haftar, ma è già stato calcolato che farà scendere la produzione libica da 1,3 milioni a 500 mila di barili al giorno (bpd), con perdite stimate in 55 milioni di dollari al giorno, secondo la Noc.
L'Onu chiede di "non giocare" con il greggio
Le Nazioni Unite, impegnate con l'inviato speciale per la Libia, Ghassan Salamè, nel difficile processo di Berlino, hanno espresso "profonda preoccupazione per gli attuali sforzi per interrompere o compromettere la produzione di petrolio" nel Paese e tramite un comunicato della Missione di sostegno Onu in Libia (Unsmil) ha avvertito di "conseguenze devastanti" ed "effetti terribili per la situazione economica e finanziaria già deteriorata del Paese".
L'Onu ha poi ribadito la necessita' di preservare "l'integrità e la neutralità" della Noc. Dubbi sul fatto che quella di Haftar sia una mossa politica sono stati espressi da Salamè. "Il suo tempismo è, diciamo così, sospetto", ha detto all'Afp, "la posizione delle Nazioni Unite è chiara: non dobbiamo giocare con il petrolio perché è il sostentamento dei libici. Senza petrolio, i libici moriranno di fame".
L'Italia, dal canto suo, lavora a una serie di bilaterali e mini vertici per limare i contenuti della dichiarazione finale. Per ora i bilaterali fissati a ridosso dell'avvio della Conferenza - previsto per le 13.30 - sono due: quello del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, con il segretario generale Onu, Antonio Guterres, e quello del ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, con l'omologo egiziano, Sameh Shoukry, e con quello turco, Mevlut Cavusoglu.
L'incerta agenda dei leader
L'agenda dei vari leader è molto serrata e in continua evoluzione anche perchP influenzata dagli eventi sul campo; appare così difficile, pur a poche ore dal summit, riuscire ad avere una scaletta definitiva.
A quanto si apprende, si lavora per un bilaterale di Di Maio con il capo della diplomazia russa, Serghei Lavrov - che ha annunciato lui stesso ieri di voler incontrare il collega italiano - come anche a incontri "in formato europeo" che coinvolgano oltre all'Italia, la Francia, la Germania, il Regno Unito e l'Alto rappresentante per la politica estera Ue, Josep Borrell. Un formato quest'ultimo, che potrebbe essere allargato agli americani, rappresentati dal segretario di Stato, Mike Pompeo.
A Berlino, un gruppo tecnico Farnesina-Presidenza del Consiglio partecipa alla stesura del testo della dichiarazione finale della conferenza, che vuole distinguersi da precedenti vertici dedicati alla crisi libica, dando una chiara road map" per l'attuazione dei risultati raggiunti da Berlino. Proprio il "documento attuativo" appare uno dei punti piu' delicati: Roma mira a presentarlo come "annesso" alla dichiarazione finale di Berlino, per dargli una forza maggiore, ma c'è chi preme perché sia adottato come "documento a parte".
Tra i punti più delicati della proposta road map - che ha al centro il monitoraggio del cessate il fuoco e la ripresa del dialogo politico e militare tra le parti libiche - vi sarebbe l'istituzione di un comitato misto, composto da rappresentanti di Tripoli e di Bengasi, incaricato di decidere la linea del fronte. Un obiettivo ambizioso, visto che le parti rifiutano da tempo di sedersi allo stesso tavolo. Esempio di questa difficoltà è che il fatto che i lavori della Conferenza si svolgeranno senza Haftar e il rivale premier del Governo di accordo nazionale (Gna), Fayez al-Serraj.
A quanto si apprende, al termine dei lavori, rappresentanti dei Paesi partecipanti incontreranno in modo separato entrambi i leader libici e solo dopo una cena di lavoro - dove si potrebbero mettere a punto le ultime cose - potrebbe esserci la conferenza stampa finale.