A due mesi e mezzo dall’inizio del movimento di contestazione popolare, il governo sta moltiplicando i tentativi per fermare del tutto proteste e violenze di strada che stanno mettendo il Cile in ginocchio. Un alternarsi di proclami in merito ad ambiziose riforme socio-economiche e misure repressive approvate sotto banco per stroncare le manifestazioni, con pesanti bilanci umani.
Aumento delle pensioni minime e sostegno all’economia
Dopo la Camera anche il Senato cileno ha approvato all'unanimità un disegno di legge che comporterà un graduale aumento delle pensioni minime fino al 50% nel 2022. Il provvedimento, che a breve diventerà legge, rientra nell’agenda sociale portata avanti dal governo del presidente Sebastian Piñera, in risposta alla proteste dei cittadini in corso da ormai 7 settimane.
Proprio il modello pensionistico cileno privatizzato, risalente agli anni della dittatura di Pinochet, è stato una delle scintille della contestazione scoppiata lo scorso 18 ottobre. L’accordo sulle pensioni è il risultato dell’intesa raggiunta tra maggioranza e opposizione nel contesto della discussione sul bilancio.
Il progetto approvato dai parlamentari cileni aumenta il valore della pensione di solidarietà di base (Pbs), che è concessa alle persone che non sono state in grado di accedere a una pensione; e aumenta la pensione massima con contributo di solidarietà (Pmas), che è quella sulla quale non è necessario che lo Stato fornisca un contributo supplementare. Il contributo di pensione di solidarietà (Phc), che costituisce un complemento per i pensionati che hanno contribuito al sistema pensionistico privatizzato ma che ricevono pensioni molto basse, aumenterà anche a seguito dell'aumento di Pbs e Pmas.
Dal mese di dicembre le pensioni minime per le persone oltre gli 80 anni passeranno quindi da circa 125 dollari a 190 al mese. L’aumento sarà limitato al 30% per gli anziani tra 75 e 79 anni e del 25% per quelli di meno di 75 anni. Dal 1° gennaio 2022 l’aumento graduale delle pensioni raggiungerà il 50% per tutte le fasce di età, ne beneficeranno circa 1,6 milioni di persone.
Nel caso del Pmas, è stabilito che entro dicembre di quest'anno ci sarà un aumento del 50% per i pensionati di età pari o superiore a 80 anni e raggiungerà circa 560 euro. La legge consente inoltre a coloro che percepiscono pensioni di invalidità o solidarietà di non perdere il beneficio se percepiscono anche un reddito da lavoro. E' anche previsto uno sconto del 50% per le persone oltre i 65 anni che utilizzano i trasporti pubblici oltre a un contributo per l’acquisto di medicinali.
Nei giorni scorsi è stato concesso un sussidio eccezionale destinato a 1,3 milioni di famiglie. Il ministro delle Finanze, Ignacio Briones, ha annunciato un piano di sostegno all’economia di 5,5 miliardi di dollari, che prevede un aumento della spesa pubblica del 9%, assistenza alle piccole e medie imprese, ricostruzione della metropolitana di Santiago e creazione di 100 mila nuovi posti di lavoro, diretti e indiretti.
Provvedimenti tesi ad arginare il malcontento sociale mentre le ripercussioni della crisi si fanno sentire pesantemente sull’economica nazionale. La Banca centrale cilena ha annunciato un forte calo del 3,4% dell'attività economica del Paese, la peggiore performance mai registrata dal 2009. Colpito anche il peso e per frenare il calo della moneta l’Istituto bancario centrale opererà un’iniezione di liquidità di 20 miliardi.
Consultazione cittadina e prospettiva referendum
Sul versante politico-istituzionale, il dibattito si sta focalizzando sul referendum costituzionale in agenda per aprile, ma le forze cilene sono fortemente divise su questa scadenza e molte, a destra come a sinistra, appaiono contrarie all’approvazione di una nuova legge fondamentale. Di fatto la campagna è già cominciata, con il rischio molto concreto che in primavera vinca il ‘no’.
In prima linea nel processo di trasformazione anche le amministrazioni di 330 comuni. Il 7 dicembre prenderà il via una consultazione cittadina. Il dialogo coinvolgerà associazioni della società civile e altre istanze che si confronteranno sulla nuova Costituzione e sulle tematiche al centro della crisi, in particolare sanità, istruzione, pensioni, popoli indigeni e sviluppo locale.
Approvate anche controverse misure repressive
Il presidente Piñera prosegue su due binari contrastanti che viaggiano paralleli. Da una parte usa la carota - le riforme sociali - dall'altra il bastone per dissuadere i cileni dal portare avanti le proteste di piazza. Nel quasi silenzio mediatico in questi giorni il Senato ha anche approvato un pacchetto di misure sicurezza che in qualche modo legalizza repressione e sanzioni per quanti manifestano.
Le leggi, presentate dal governo, acconsentano ai militari di proteggere le infrastrutture pubbliche senza la necessità che venga decretato lo stato di emergenza. Il dispiegamento dei soldati per le strade di Santiago nei giorni più caldi delle manifestazioni è stato una delle mosse del presidente più criticate.
Un altro testo, noto come legge anti-incappucciati, votato nei giorni scorsi da un ramo del Parlamento, sta facendo molto discutere: aumenta le sanzioni per chi nasconde il proprio volto e turba l’ordine pubblico. “Convinti che non si possa tollerare che alcuni rovinino un obiettivo necessario e lecito, calpestando i diritti degli altri cittadini, riteniamo necessario fermare chi commette crimini in questo contesto in totale impunità: gli incappucciati”, recita il progetto di legge.
Se definitivamente approvato, chi si copre il viso e viene arrestato in mezzo a disordini rischierà una pena detentiva di grado medio, cioè da 541 giorni a 3 anni e 1 giorno di prigione. Sono settimane che per le strade del Paese i giovani si coprono il viso per evitare di essere colpiti dai gas lacrimogeni o da agenti chimici contenuti nell’acqua lanciata dagli idranti.
Donne in prima linea
A scendere in piazza contro questo controverso disegno di legge sono state le donne, in una manifestazione colorata. Volto coperto da fasce di tessuto rosso, si sono radunate lo scorso 1 dicembre a Santiago, davanti alla parrocchia dei Santi Angeli Custodi.
E ancora ieri le cilene si sono rese protagoniste di un ballo coreografato dal collettivo delle femministe LasTesis, di Valparaiso, su quello che è diventato l'inno mondiale contro la violenza sulle donne. Vestite di nero, benda sugli occhi, fazzoletto rosso attorno al collo hanno denunciato "lo stato oppressivo", intonando lo slogan contro le violenze sulle donne: “Non è colpa mia, né dove mi trovavo, né come ero vestita. Siete voi gli stupratori!”. Secondo i media locali hanno partecipato tra 4 mila e 6 mila persone. La canzone e la coreografia sono nate dopo l'inchiesta sulle violenze in Cile e sono state utilizzate anche a Parigi, Barcellona, Bogotà e in Messico, diventando un fenomeno mondiale.
Uso eccessivo della forza e violazioni diritti umani
Il rapporto diffuso da Human Rights Watch (Hrw) conferma che per settimane gli agenti della polizia nazionale cilena hanno commesso gravi abusi dei diritti umani, ricorso eccessivo alla forza durante i loro interventi nelle strade oltre a violenze durante la detenzione dei manifestanti.
L’Istituto nazionale dei diritti umani (Indh) ha già formalmente presentato alla procura nazionale 442 denunce a nome delle vittime di presunte lesioni, torture, abusi sessuali, omicidi e tentati omicidi riconducibili alle forze di sicurezza. La stessa procura sta indagando su 26 morti, di cui almeno 4 manifestanti presumibilmente deceduti dopo un intervento dei Carabineros.
Dal 18 ottobre al 22 novembre almeno 11.564 feriti sono stati curati nei servizi di pronto soccorso degli ospedali cileni, di cui 1100 hanno riportato lesioni da moderate a gravi. Sotto accusa i proiettili di gomma - poi vietati - sparati direttamente in faccia dai Carabineros durante i raduni antigovernativi, responsabili di gravi ferite agli occhi per 270 persone – di cui alcuni bambini – un record nelle statistiche mondiali.
Di queste almeno 16 hanno perso la vista di un occhio e altre 34 rischiano la stessa sorte o una perdita parziale. Gli agenti feriti sono stati 1896, di cui 127 hanno riportato gravi lesioni. Dall’inizio delle proteste, in tutto sono state arrestate e detenute più di 15 mila persone.
Indagini incrociate dell’Indh, Hrw e Amnesty hanno riscontrato un ulteriore abuso ai danni delle manifestanti: le detenute - bimbe, ragazze e donne - sono state maggiormente costrette a spogliarsi rispetto ai manifestanti uomini arrestati. Alcune di loro hanno subito torture e violenze sessuali dai Carabineros, che le hanno punite per essere scese in piazza.