Theresa May ha perso l'ultima possibilità di far passare il suo accordo per la Brexit: il Parlamento di Westminster ha sonoramente bocciato l'intesa che aveva siglato con Bruxelles e che, lunedì, aveva limato fino a tarda notte.
Per la premier britannica è la seconda umiliante bocciatura, dopo quella di metà gennaio. La proposta di May è stata respinta con 391 voti contro 242, uno scarto di 149 deputati (erano stati 202 a metà gennaio).
Adesso, ha detto la premier, i deputati dovranno decidere se il Regno Unito può permettersi un divorzio senza accordo, il cosiddetto 'No deal', e giovedì si esprimeranno sulla possibilità di chiedere una proroga alla scadenza del 29 marzo per l'uscita dall'Unione europea.
Il cammino si è dunque molto ristretto: davanti c'è una 'Hard Brexit' o un rinvio che potrebbe preludere a un nuovo referendum.
L’Ue si attende il peggio
Bruxelles si prepara allo scenario peggiore, il divorzio senza accordo. Il capo negoziatore, Michel Barnier, ha detto che l'Ue ha fatto tutto quello che poteva per aiutare il 'via libera', ma non ha nascosto che "i preparativi per il 'No deal' sono ora piu' importanti che mai".
Contro May si sono schierati 75 deputati Tory (erano stati 118 la volta scorsa), 10 deputati del Dup nordirlandese e 238 laburisti (solo tre hanno votato a favore), oltre a 35 deputati scozzesi dell'Snp.
A favore del piano, hanno votato 235 conservatori, 4 indipendenti e 3 laburisti.
Con una voce molto rauca, forse l'esito del lungo negoziato notturno, May ha detto che lascerà libertà di coscienza ai Tory nel voto sul 'no deal'; ma l'uscita senza accordo sembra uno scenario remoto perché la Camera già in passato aveva detto di non volerlo perché sopprimerebbe il periodo di transizione fissato dall'accordo fino a dicembre 2020 e le società britanniche sarebbero costrette a commerciare con il resto dei Paesi secondo le regole dell'Organizzazione mondiale del commercio.
“Spiegate perché chiedete un rinvio”
Qualora i deputati escludessero una 'hard brexit', giovedì potranno decidere se chiedere a Bruxelles una proroga della data di divorzio. May ha sottolineato che l'estensione non "risolve il problema" e che i 27 Paesi Ue non solo devono essere d'accordo all'unanimità, ma vorranno anche sapere per cosa Londra chiede più tempo: se il rinvio è perché il Regno Unito vuole abrogare l'articolo 50 del trattato di Lisbona (in base al quale il Paese deve lasciare l'Unione il 29 marzo), se vuole un nuovo referendum o se vuole un'uscita con un altro accordo.
Il presidente del Consiglio Ue, Donald Tusk, ha subito ricordato che serve "una giustificazione credibile" e May ha avvertito che la proroga deve essere comunque "breve e limitata", non oltre la data delle elezioni europee che si terranno domenica 26 maggio.
"Se ci sarà una richiesta ragionata da parte del Regno Unito per un'uscita posticipata",ha spiegato un portavoce di Tusk, "i 27 Paesi dell'Ue la valuteranno e decideranno all'unanimità".
"Il corretto funzionamento delle istituzioni dell'Ue dovrà essere garantito", ha aggiunto.
Per il leader del partito laburista, Jeremy Corbyn, l'accordo di May "è chiaramente morto" e ora il Paese dovrebbe
andare a nuove elezioni.
Ma per un nuovo voto proprio il Partito Laburista dovrebbe presentare una mozione di sfiducia allapremier e trovare i voti necessari alla Camera. A meno che May non getti la spugna e convochi lei stessa le elezioni anticipate.