Roma - Con il referendum che ha sancito la vittoria del "Leave", la Gran Bretagna e' fuori dall'Unione europea. Ma la rottura con Bruxelles segna anche la rinuncia ai fondi stanziati dall'Ue per le aziende collocate sul territorio britannico. Il Regno Unito e', ad esempio, destinatario di 10 miliardi di euro dai fondi strutturali e di investimento europei (ESIF) relativi al periodo 2014-2020 per le LEP (Local Enterprise Partnership). Di questi, 6,9 miliardi convogliano nelle casse dell'Inghilterra.
Calcolatrice alla mano, Londra - in cui il 75% dei votanti ha chiesto di restare nell'Ue - ha ricevuto 745 milioni di euro. Ma e' l'unico caso tra le citta' o regioni che piu' 'prendono' da Bruxelles ad aver scelto di rimanere.
Nell'area della Cornovaglia e isola di Scilli, che si piazza al secondo posto con 540 milioni di euro, il 56% dei votanti si e' espresso per l'uscita. Segue il North East, con 537,4 milioni. Nell'area che comprende Northumberland, la contea di Durham, Tyne and Wear, e la Tees Valley, il 'leave' ha surclassato il 'remain', con punte del 68,6% nella citta' di Hartlepool, nello Yorkshire del Nord. Piu' divisa la popolazione della Greater Manchester che ha ricevuto da Bruxelles 413,8 milioni di euro. Vince anche qui il fronte Brexit, ma su dieci suddivisioni tre avrebbero voluto restare in Ue, tra cui Manchester dove il 60% si espresso per il 'remain'.
La regione della citta' di Leeds che ha ottenuto 389 milioni di euro dall'Ue, conta solo tre eccezioni al "via" dall'Ue: Harrogate, York e la stessa Leeds. Fronte unito a favore dlla Brexit invece in Lancashire (265 milioni di euro).
I fondi strutturali sembrano, dunque, aver influito poco nella scelta dei britannici. Lo confermano i risultati del Gloucestershire che prende solo 38 milioni di euro da Bruxelles, e in cui tre suddivisioni su sette (Cheltenham, Cotswold e Stroud) hanno votato per restare nell'Unione. (AGI)