Roma - Il giorno d'esordio del nuovo premier britannico Theresa May, nonostante i messaggi di auguri che le arrivano dai leader mondiali, non è stato contrassegnato dalla tranquillità. Oltre Manica hanno malamente digerito la scelta dell'ex major di Londra, Boris Johnson a ministro degli Esteri. Il titolare del Quai d'Orsay, Jean-Marc Ayrault, ha definito il neo collega britannico "un bugiardo", avendo "mentito" ai suoi connazionali "sulla Brexit".
"Non ho timori su Boris Johnson ma voi sapete bene qual è il suo metodo", ha rincarato Ayrault, ricordando come molti di quanti hanno sostenuto la Brexit, di cui Johnson era il 'portavocè, hanno "detto molte bugie". La frizione è stata ammorbidita più tardi da Johnson stesso, il quale ha glissato mettendo da parte il suo usuale sarcasmo. Ai giornalisti che gli sollecitavano una replica, ha risposto che "il ministro degli Esteri francese appena un paio di ore fa mi ha inviato una lettera incantevole, nella quale sottolinea che non vede l'ora di lavorare insieme - ha raccontato Johnson - e approfondire la cooperazione anglofrancese in tutti i settori".
Ma un messaggio essenziale arriva dal governo May per bocca del neo ministro degli Esteri: che il Regno Unito abbia optato per uscire dalla Ue "non significa che lasci anche l'Europa". "Per quanto concerne l'Europa dobbiamo chiaramente dare corso alla volontà del popolo" ha osservato Johnson incontrando i giornalisti davanti alla sede del suo dicastero. "Questo però non implica sotto nessun profilo abbandonare l'Europa. C'è una massiccia differenza tra l'uscita dall'Unione e i nostri rapporti con l'Europa che, semmai, saranno intensificati", ha assicurato.
Il neo premier nel disegno del governo ha regolato i suoi conti, smantellando la rete dei più fidati 'cameroniani'. Ha spostato il precedente titolare del Foreign Office Philip Hammond a cancelliere dello Scacchiere (ministro delle Finanze) facendo fuori il 'cameroniano' di ferro, e uomo pro austerity, George Osborne. Ha nominato al suo posto di ministro dell'Interno una donna, Amber Rudd (anti-Brexit) ed ex titolare dell'Energia. Tra i confermati: alla Difesa Michael Fallon e alla Salute Jeremy Hunt. Ma soprattuto, gesto di grande eleganza, ha lasciato all'Ambiente la sua diretta rivale nella corsa per Downing Street, Andrea Leadsom, ritiratasi all'ultimo minuto per una dichiarazione sulla sua presunta superiorità in quanto mamma.
Tra i 'defenestrati' l'ex ministro della Giustizia Michael Gove, eminenza 'grigia' della fronda interna ai conservatori a favore della Brexit in chiave anti David Cameron, e pugnalatore alla schiena di Johnson, volto della campagna. Al suo posto un'altra donna, Lizz Truss. Gove era anche uno dei cinque candidati iniziali alla carica di capo dei Tory e di premier, ma venne fatto fuori al primo turno dai deputati ai Comuni. Sempre donna il nuovo titolare dell'Istruzione, Justine Greening, ex titolare dello Sviluppo Internazionale, che sostituisce Nicky Morgan. Al Commercio estero Liam Fox. Un fidato 'cameronianò, Gavin Williamson è stato nominato capogruppo (chief whip) ai Comuni mentre la baronessa Evans coprirà lo stesso ruolo alla Camera dei Lord. Nominato ai Trasporti Chris Grayling, suo fedelissimo capo della campagna per la conquista della leadership. (AGI)