Australia: iraniana, "dopo tragedia Sydney mi sento indesiderata"
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Australia: iraniana, "dopo tragedia Sydney mi sento indesiderata"

Australia: iraniana, "dopo tragedia Sydney mi sento indesiderata"

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(AGI) - Roma, 16 dic. - "Ho visto quelle due donne correrelontano dal caffe' e mi sono sentita sollevata. Libera esollevata, come se su quelle gambe corressi io stessa". Negarparla con un filo di voce, scossa da quanto ha visto e sentitoin Martin Place. Ancor di piu', forse, per quello che stavedendo accaderle intorno: una citta', Sydney, fino a ieriospitale, cambiare improvvisamente faccia e diventare diffidente, a tratti ostile. Negar ha tolto l'hijab da quandoha lasciato il 'suo' Iran. Lo stesso Paese da qual provenival'attentatore di Martin Place. Al posto di quel velo, ora, c'e'una lunga chioma sulla quale spiccano dreadlock e cioccherosse. E' arrivata a Sydney per realizzarsi come designer. Perquesto ieri, mentre l'integralista islamico, Man Haron Monis,teneva in ostaggio gli avventori dellacaffetteria-cioccolateria in Martin Place, lei si trovava apassare da li' per raggiungere lo studio dove fa tirocinio: "Hovisto tutta quella gente, ho visto che c'era molta polizia. Misono incuriosita e ho cercato di capire cosa stesse accadendo.I miei amici mi hanno chiamata al telefono e ho capito. Sono andata in ufficio dove tutti i miei colleghi sembravanostressati, affranti, impauriti...", racconta all'Agi. Verso lecinque del pomeriggio, Negar lascia l'ufficio e torna a MartinPlace dove assiste alla liberazione di due degli ostaggi: "Misono sentita cosi' felice per quelle due donne". Una gioiaalla quale, tuttavia, sono seguite due ore sorprendenti, in cuiNegar si trova, per la prima volta da quando e' in Australia,nella condizione di chi e' diverso e, per questo, e' guardato con ostilita'. "Quando sono tornata a casa ho cercatoinformazioni su quello che era accaduto e ho appreso chel'assassino era uno psicopatico iraniano. Non riuscivo acrederci. Ho ricostruito il profilo di quell'uomo, il suo'curriculum': un incubo! Io, i miei familiari e i miei amiciche come me vengono dall'Iran sono preoccupati, hanno paura chequanto accaduto possa avere delle ripercussioni su di noi,sulla nostra reputazione. Al mattino sono andata a portare deifiori a Martin Place, come altre centinaia di persone. Fiori emessaggi. Non ho potuto fare a meno di piangere mentre portavosu quel luogo il mio dolore e la mia vicinanza alle famiglie delle vittime. Ho parlato con una ragazza che era li', hovoluto manifestarle il dolore e la vicinanza di una iraniana.Le ho detto che la mia gente e' davvero molto addolorata perquello che e' successo". La voce di Negar si rompe ancora dipianto, il respiro si fa affannoso: "Spero che gli australianicapiscano - racconta all'Agi - che quell'uomo era unopsicopatico e che non rappresentava in alcun modo i sentimentidel popolo iraniano nei confronti di questo Paese. Ma iproblemi sono arrivati quando ho rimesso piede al lavoro. Uncollega mi ha detto: 'Perche' voi iraniani avete fatto una cosacosi' terribile a un popolo che vi ha accolto, a un governo chevi ha dato un lavoro? Piu' tardi gli ho chiesto di venire conme a prendere un caffe' e lui mi ha risposto che non prendecaffe' con i terroristi... Speravo che l'atteggiamento diquesto collega, di origine afgana, fosse una eccezione. Ma piu'tardi mi sono accorta che anche l'atteggiamento degli altricolleghi era cambiato, sembravano voler prendere le distanzeda me. Mi sento cosi' frustrata e triste! Ho chiamato i mieiamici chiedendo loro se avevano notato gli stessi cambiamentinei loro conoscenti. Mi hanno risposto che hanno notato unacerta ostilita' dalle altre persone provenienti dal MedioOriente, non da parte degli australiani. Uno psicopatico comequello che ha sparato nella cioccolateria puo' arrivare daqualsiasi angolo del globo. La verita' e' che tutti noiiraniani siamo molto addolorati per quello che e' accaduto eche gli australiani e la famiglie delle vittime voglianoaccettare le nostre condoglianze". .
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