Pechino, 10 feb. - Una strada alternativa all'apprezzamento dello yuan? Potrebbe essere un aumento dei salari minimi: lo suggerisce il capo economista di Credit Suisse a Hong Kong, Dong Tao, secondo il quale, rispetto a un rafforzamento della valuta del Dragone, una soluzione del genere porterebbe maggiori benefici tanto all'economia internazionale che a quella cinese. "Un aumento dei salari minimi è un'opzione migliore - spiega Dong in una nota - perché avvantaggia direttamente i lavoratori cinesi. Un apprezzamento, viceversa, avrebbe come risultato una perdita di competitività nelle esportazioni a favore di paesi come Malaysia o Messico". I segnali, secondo il capo economista del gruppo elvetico, si susseguono già da qualche tempo: l'aumento in febbraio del 13% dei salari minimi in una provincia strategica come il Jiangsu (terza in Cina per esportazioni) indica come la leva degli stipendi stia per giocare un ruolo sempre più determinante nelle politiche cinesi volte a riequilibrare la crescita economica; il sindaco Han Zheng ha recentemente dichiarato che anche Shanghai aumenterà i salari dal prossimo aprile e, secondo quanto riportato dal China Business News, presto dovrebbero seguire questa politica anche Pechino, lo Zhejiang e alcune zone del Guangdong, la roccaforte delle esportazioni del Paese di Mezzo. Secondo una nota diffusa da un altro capo economista di una banca europea a Hong Kong, Ben Simpfendorfer di Royal Bank of Scotland, le decisioni relative ai salari "fanno a pugni con qualsiasi ampia rivalutazione dello yuan"; la valuta cinese - che non è convertibile- è di fatto tornata all'ancoraggio col dollaro fin dal luglio 2008, alle prime avvisaglie dello scoppio della crisi globale, dopo tre anni in cui si era progressivamente apprezzata di circa il 21%. Lo yuan è oggi al centro di crescenti pressioni da parte di Unione europea e USA, che lo ritengono una divisa fortemente sottovalutata, capace di garantire un vantaggio sleale alle esportazioni cinesi. " La Cina continuerà a resistere alle critiche americane ed europee, cercando metodi per donare giovamento alla sua economia e, contemporaneamente, riequilibrarla con quelle internazionali - conclude Dong nella sua nota - e un salario minimo più alto può essere determinante nell'aumentare i consumi interni, riducendo così la dipendenza cinese dalle esportazioni".