YUAN: LA PARTITA DEL 2011 TRA EURO E DOLLARO
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YUAN: LA PARTITA DEL 2011 TRA EURO E DOLLARO

YUAN: LA PARTITA DEL 2011 TRA EURO E DOLLARO

DEBITO PUBBLICO
YUAN: LA PARTITA DEL 2011 TRA EURO E DOLLARO
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di Antonio Talia

 

Pechino, 14 gen.- Nella Cina dei record, il primato che spicca di più in questo avvio di 2011 è quello delle riserve in valuta estera, già da tempo le più vaste al mondo: alla fine del 2010 Pechino ha accumulato 2850 miliardi di dollari, la maggior parte dei quali denominati in moneta americana. Ma se finora l'attenzione si concentrava quasi esclusivamente sui Treasury bond custoditi dal Dragone, nelle ultime settimane le luci della ribalta sono tutte per il fronte europeo, complice la crisi del debito del Vecchio Continente: secondo le stime di diversi economisti pubblicate dal quotidiano francese La Tribune, il Dragone controlla già circa il 7.3% del debito pubblico dell'Eurozona, pari a circa 650 miliardi; l'euro, in altri termini, costituisce la seconda scelta dei cinesi e circa il 25% delle loro riserve Forex.

 


L'asta di titoli portoghesi lanciata due giorni fa è andata meglio del previsto, e Pechino ha acquistato da Lisbona un miliardo di bond a collocamento privato con scadenza a 18 mesi, che si vanno ad aggiungere alla promessa di acquisire entro l'anno altri 5 miliardi di euro di obbligazioni portoghesi, insieme a quelle spagnole già detenute, pari a circa il 13% del debito pubblico di Madrid. "L'Unione europea può senz'altro risolvere i suoi problemi, la crisi del debito europeo non altera nel lungo termine il ruolo strategico che l'euro ricopre nel sistema monetario globale. Nessuno vuole assistere alla scomparsa dell'euro" ha dichiarato Xia Bin, uno dei più importanti adviser della Banca centrale cinese.

 

E se con una mano il Dragone finanzia il debito dei suoi principali mercati, USA e Unione europea, con l'altra procede lentamente ma inesorabilmente verso una maggiore internazionalizzazione dello yuan (questo articolo), con lo scopo dichiarato di una riforma del sistema valutario globale, basato su più monete anziché sul solo biglietto verde. Un obiettivo cui Donato Masciandaro, professore ordinario di Economia presso l'Università Bocconi e direttore del centro "Paolo Baffi" sulle Banche Centrali e sulla regolamentazione finanziaria dello stesso ateneo guarda con favore: "Più competizione c'è nell'ambito del mercato delle monete di riserva, meglio è" spiega Masciandaro ad AgiChina24. "Una delle ragioni dei guasti che il dollaro americano provoca all'economia mondiale è che mantiene ancora un peso dominante come moneta di riserva. L'ideale è che le monete di riserva possano diventare almeno tre: lo yuan, l'euro e il dollaro.  L'euro ha aumentato il suo peso grazie a un decennio di stabilità; speriamo che gli anni che stiamo vivendo non vedano un regresso da questo punto di vista. Un futuro ingresso dello yuan va visto positivamente, perché significherebbe che anche la struttura economica e istituzionale cinese è cambiata. Finché lo yuan viene gestito da una banca centrale dipendente dal Partito Comunista non diventerà una valuta di riserva. Se lo diventerà, significherà che sono cambiati alcuni fattori strutturali nell'economia cinese, e sarebbe una buona notizia".

 


Un ruolo più ampio delle economie asiatiche, Cina in primis, significa anche maggiore stabilità del sistema internazionale dopo le temperie che il nuovo alleggerimento quantitativo da 600 miliardi di dollari deciso dalla FED (questo articolo) nel novembre di quest'anno potrebbe causare: "Credo che i danni che la politica monetaria americana sta producendo li vedremo solo su un orizzonte temporale più ampio. Sono convinto che le due grandi micce che hanno innescato la crisi siano state esclusivamente americane: la cattiva politica monetaria trentennale da un lato, e la cattiva regolamentazione dall'altro". "Purtroppo, la politica monetaria USA continua ad essere cattiva - prosegue Masciandaro -  e credo che da qualche parte vedremo comparire delle bolle. In questi anni , la bolla si è di volta in volta manifestata in un settore diverso, ma l'esito dell'eccesso di liquidità è il medesimo. Occorre solo vedere in che tempi e in che modi si manifesterà. Ma è proprio l'effetto più difficile da prevedere".

 


Li Fusheng, docente di Economia alla Graduate School dell'Accademia Cinese di Scienze Sociali e vice general manager della Import Export Bank of China, illustra ad AgiChina24 i primi effetti della manovra della Federal Reserve sull'economia cinese: "La mossa americana sta esercitando una forte pressione sui mercati cinesi, perché una parte dei nuovi dollari stampati dall'America sta prendendo la strada dei mercati emergenti, e la Cina è molto più interessante rispetto ad altri paesi. Per mantenere la stabilità dello yuan, Pechino dovrà affrontare una maggiore inflazione, che deriva proprio da questo flusso di nuovi investimenti. Le esportazioni cinesi, e quindi l'economia del paese, risentiranno di un impatto negativo dovuto al quantitative easing, e questo potrebbe riflettersi tanto sulla ripresa americana che su quella mondiale. Questa è la logica della globalizzazione".

 

Secondo Li Fusheng, il processo di internazionalizzazione dello yuan è ancora lungo: "Si tratta di una delle contromisure che il governo cinese ha attuato allo scoppio della crisi globale. Una moneta diventa internazionale quando diventa uno strumento generalmente accettato per fissare i prezzi degli scambi e viene utilizzata come valuta di riserva. Nel 2010 il governo cinese ha fatto diversi passi in avanti in questo processo, come la riforma del tasso di cambio dello yuan, l'utilizzo per fissare i prezzi degli scambi ai confini, o i numerosi swap di valuta fissati con paesi come Corea del Sud, Malaysia, e anche Argentina e Russia. La roadmap prevede prima l'acquisizione dello status di valuta regionale". "D'altronde - conclude Li Fusheng - si calcola che esistano fisicamente già almeno 30 miliardi di yuan in mercati stranieri di nazioni come Russia, Mongolia, Vietnam, Myanmar, Thailandia e Nepal".

 


Ma mentre lo yuan si internazionalizza e resiste alle pressioni USA per un apprezzamento e gli Stati Uniti, attraverso il quantitative easing, abbassano il valore del dollaro per aumentare la competitività, non c'è il rischio che sia proprio l'euro a farne le spese?

 


Secondo Masciandaro, il pericolo è dovuto più all'incapacità dei governi europei, che non alle mosse statunitensi o cinesi: "Questo rischio esiste, ma mi pare che l'euro possa diventare un vaso di coccio tra due vasi d'acciaio come yuan e dollaro solamente per colpa dei nostri governi. Per mantenere un'unione monetaria, è ormai tempo di iniziare a delegare anche poteri fiscali e sovranità all'Europa. Se continuiamo con un'unione monetaria e politiche fiscali decentrate, prima o poi il rischio di forte instabilità monetaria potrà colpire anche il Vecchio Continente". Intanto, dice Masciandaro, nella fase attuale è sempre presente il rischio di un utilizzo strumentale delle valute da parte di tutti i giocatori in campo: "Questo è un momento di instabilità, e coincide anche con un momento di miopia dei governi nazionali. Le valute dovrebbero essere dei termometri in grado di registrare squilibri e segnalare dove sono necessarie politiche di aggiustamento. Purtroppo i termometri funzionano in parte, perché sappiamo che ci sono cambi manovrati e alcune nazioni potrebbero cedere alla tentazione, miope, di avvantaggiarsi".

 


Una più veloce riforma del tasso di cambio dello yuan sarà tra gli argomenti all'ordine del giorno dell'incontro tra Hu Jintao e Barack Obama del 19 gennaio prossimo (questo articolo). In vista del vertice, la Cina ha già ribadito che lo yuan sarà rafforzato solo in base agli interessi cinesi. "Le ottime performance economiche della Cina spingono senza dubbio verso il consolidamento dello yuan come valuta regionale - conclude Li Fusheng - ma, ribadisco, ci vorrà ancora del tempo per arrivare ad una internazionalizzazione. Tutte le azioni intraprese dal governo spingono in questa direzione, senza dubbio, e penso che in futuro assisteremo ad altre misure simili. Piaccia o no, questo sarà un trend sempre più diffuso nei mercati finanziari mondiali".


di Antonio Talia
ha collaborato Alessandra Spalletta

 

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