YUAN: DA OTTOBRE NEL PANIERE SDR, PER PECHINO VITTORIA RIFORME

Eugenio Buzzetti

 

Pechino, 28 set. - Il prossimo 1 ottobre, lo yuan, la valuta cinese, entrerà nel paniere dei Diritti Speciali di Prelievo del Fondo Monetario Internazionale. La decisione, presa il 30 novembre scorso dal Fondo Monetario Internazionale è stata salutata da Pechino come "una pietra miliare" nella marcia della valuta cinese verso l'internazionalizzazione, concetto ribadito nelle scorse ore anche dal governo di Pechino, che vede nell'inserimento della propria valuta nel paniere del Fmi un riconoscimento del ruolo crescente della Cina nello scenario internazionale. L'ingresso della valuta cinese nel paniere del Fmi rappresenta "un'importante pietra miliare nell'integrazione della Cina nel sistema finanziario globale" e "incarna il pieno riconoscimento della comunità internazionale alle riforme e aperture della Cina", ha spiegato Shen Guang, portavoce del Ministero degli Esteri di Pechino. La Cina è "pienamente consapevole" del fatto che mentre lo yuan assume il ruolo di valuta di riserva, la "comunità internazionale diventerà più attenta e sensibile alle politiche economiche e finanziarie della Cina" stessa.

 

Con l'ingresso dello yuan tra i Diritti Speciali di Prelievo, la nuova composizione del paniere del Fondo Monetario Internazionale vede la valuta cinese al terzo posto, al 10,92%, dietro il dollaro statunitense (che pesa per il 41,73%) e l'euro (per il 30,93%). Subito dietro lo yuan ci sono lo yen, che conta per l'8,33% dei Diritti Speciali di Prelievo, e la sterlina britannica, all'8,09%. La valuta cinese soddisfa gli standard di moneta "liberamente utilizzabile" per il Fondo Monetario Internazionale. L'inclusione del renminbi, aveva sottolineato lo scorso anno la mananging director dell'Istituto di Washington, Christine Lagarde, rappresenta "una pietra miliare nell'integrazione dell'economia cinese nel sistema finanziario globale". 

 

Il cammino dello yuan verso l'inclusione nel paniere del Fmi era cominciato già nel 2009, quando il governatore della People's Bank of China, Zhou Xiaochuan, aveva sottolineato che il sistema finanziario mondiale, per evitare contraccolpi, non poteva reggersi solo sul peso di una sola valuta, il dollaro. Da allora, Pechino ha spinto sempre di più per l'ingresso dello yuan nel paniere degli Sdr. Una prima revisione del Fondo Monetario Internazionale, nel 2010, aveva, però, deluso le aspettative dei dirigenti cinesi: sei anni fa, il Fondo aveva decretato che il renminbi non rispettava i criteri per l'inclusione. Le autorità hanno allora iniziato a lavorare per rendere più flessibile il tasso di cambio della valuta di Pechino, e puntano a rendere la moneta pienamente convertibile entro il 2020 e una moneta di riferimento per le transazioni finanziarie globali.

 

L'inclusione del renminbi nel paniere dei Diritti Speciali di Prelievo rappresenta una vittoria per l'attuale classe dirigente cinese, a cominciare dal presidente, Xi Jinping, che ne ha sostenuto l'inclusione nel corso degli anni, e si inserisce nell'opinione prevalente tra gli ambienti finanziari cinesi secondo cui lo yuan, e più in generale il peso della Cina, non possono essere trascurati dai grandi istituti finanziari internazionali. Con l'internazionalizzazione della propria valuta, Pechino conta di avere un ruolo sempre più ampio nella definizione dei prezzi delle materie prime, anche se il processo per rendere lo yuan convertibile comporta anche una vulnerabilità maggiore per la valuta cinese che potrebbe aggravare il rallentamento economico di Pechino, la cui crescita, oggi al 6,7%, è ai livelli più bassi degli ultimi 25 anni. Il peso dello yuan a livello globale è certificato anche dai dati Swift: a luglio scorso, la valuta cinese era al quinto posto a livello mondiale come valuta usata nei pagamenti a livello internazionale, con una quota dell'1,9%.

 

28 settembre 2016

 

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