Di Eugenio Buzzetti
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Pechino, 23 set. - Riesplodono le tensioni etniche nello Xinjiang cinese. E' di almeno cinque morti il bilancio di un attacco a colpi di coltello, nel quale sono rimaste coinvolte quaranta persone, in una miniera vicino ad Aksu, località non lontano dal confine con il Kirghizistan. Le vittime dell'attentato, avvenuto il 18 settembre scorso, sono tutte agenti di polizia, e secondo una nota dell'amministrazione locale citata dall'emittente Radio Free Asia, si è trattato di un attacco "pianificato a lungo, ben preparato e su vasta scala" a opera di gruppi separatisti della regione. Lo Xinjiang è abitato da una forte minoranza di etnia uighura i cui gruppi separatisti chiedono l'indipendenza della regione, che chiamano Turkestan Orientale, dal governo centrale di Pechino.
Gli attacchi a colpi di arma da taglio non sono infrequenti nella regione autonoma, che lo scorso anno ha assistito a una serie di attentati anche al di fuori dei confini regionali. Per fermare una possibile escalation, il governo cinese ha dato il via, nel maggio 2014, a una campagna anti-terrorismo nella regione che nel primo anno di attività, secondo le stime ufficiali, ha neutralizzato 181 gang in procinto di compiere attentati. Uno dei punti più alti di tensione etnica in tempi recenti risale al giugno scorso, quando in un attacco con armi da taglio e bombe sono morte 18 persone a Kashgar, nel sud-ovest della regione. Lo scorso anno è stato tra i più sanguinosi, secondo il bilancio delle organizzazioni umanitarie: i morti negli scontri etnici, sono stati stimati in un numero compreso tra i 400 e i 450, il doppio dei circa duecento morti nelle rivolte etniche del 2009.
23 settembre 2015
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