XINJIANG ALMENO 50 MORTI NELL'ULTIMO ATTENTATO
di Eugenio Buzzetti
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Pechino, 26 set. - Sono almeno cinquanta i morti degli scontri etnici avvenuti domenica scorsa nella regione autonoma cinese dello Xinjiang. Lo riferisce nella tarda serata di ieri, ora locale, il sito web Tianshan, che fa capo all'amministrazione regionale. Gli scontri sono culminati in una serie di quattro esplosioni coordinate di fronte a un negozio, in un mercato all'aperto e nei pressi di due stazioni di polizia nella contea di Luntai, al centro della vasta regione occidentale cinese. Nel conflitto sono morti anche sei civili e quattro funzionari di polizia, e in totale sono rimaste ferite 54 persone, 32 delle quali di etnia uighura, la minoranza autoctona dello Xinjiang.
La possibilità che il bilancio reale degli scontri di domenica scorsa potesse essere più ampio di quanto inizialmente confermato dai media cinesi (due morti e diversi feriti) è trapelata ieri, dopo che il sito web Radio Free Asia aveva parlato di almeno dodici morti e circa cento feriti negli scontri di domenica scorsa. Tra le vittime degli scontri anche un uomo identificato con il nome di Mamat Tursun che, secondo i media cinesi, avrebbe fatto parte, dal 2003, di gruppi estremisti e sarebbe stato l'organizzatore delle esplosioni di domenica scorsa.
Gli scontri di Luntai sono avvenuti a due giorni dalla diffusione della notizia della condanna all'ergastolo dell'intellettuale di etnia uighura Ilham Tohti per il reato di "separatismo". La sentenza pronunciata da un tribunale di Urumqi, capoluogo regionale dello Xinajing, ha immediatamente attirato le critiche durissime di Stati Uniti e Unione Europea. La Ue ha apertamente condannato la sentenza, che ha definito "completamente ingiustificata", e ha chiesto "l'immediato e incondizionato rilascio" del professore della Minzu University, l'Università delle Minoranze di Pechino. La delegazione diplomatica cinese presso l'Unione Europea ha espresso, poi, "forte insoddisfazione" per il giudizio della Ue sulla vicenda e ha affermato l'opposizione di Pechino a ogni "interferenza nella sovranità e indipendenza del sistema giudiziario" cinese.
26 settembre 2014
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