Pechino, 10 dic. - La Cina è pronta a "valutare" un dimezzamento delle sue emissioni di gas serra entro il 2050 se gli USA si impegneranno a un taglio maggiore entro il 2020: è questa la posizione espressa ieri da Xie Zhenhua, viceministro della Commissione Nazionale per lo Sviluppo e le Riforme e capo negoziatore per il Dragone al vertice sui cambiamenti climatici attualmente in corso a Copenaghen. "Spero che l'intervento del presidente americano Barack Obama porti un contributo concreto a Copenaghen" ha detto il viceministro. Un panel dell'Onu ha indicato un taglio tra il 25% e il 40% sui livelli del 1990 entro il 2020 come obiettivo ideale per i paesi più sviluppati; Xie ha sottolineato che la Cina continua a richiedere un taglio di "almeno il 40%", e che i paesi emergenti potranno impegnarsi all'obiettivo fissato per il 2050 solo nel caso in cui vengano forniti maggiori aiuti finanziari. Come tutti gli altri funzionari cinesi, insomma, Xie ritiene "insufficiente" la proposta ONU di 10 miliardi di dollari all'anno per il periodo 2010-2012. Cina e Stati Uniti, da soli, emettono insieme circa il 40% dei gas serra del pianeta. Un rapporto pubblicato a Pechino martedì scorso, frattanto, sostiene che la Cina dovrà fare molto di più di quanto è attualmente in cantiere per ridurre del 50% pro capite le sue emissioni entro il 2050. Secondo il dossier "Going Clean: The Economy of China's Low- Carbon Development", che vede tra gli autori un adviser di punta della Banca centrale cinese come Fan Gang, l'attuale sistema internazionale si sta mostrando inadeguato e sono necessari "nuovi meccanismi finanziari globali" per lottare contro il surriscaldamento globale. Secondo Fan Gang "la Cina deve considerare la possibilità di introdurre una carbon tax al più presto", mentre i paesi più sviluppati devono sostenere finanziariamente e tecnologicamente gli sforzi del Dragone verso uno sviluppo a basso consumo di carbone.