WUKAN, MANIFESTANTI "LE PROTESTE PROSEGUIRANNO"
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WUKAN, MANIFESTANTI "LE PROTESTE PROSEGUIRANNO"

WUKAN, MANIFESTANTI "LE PROTESTE PROSEGUIRANNO"

Politica interna
WUKAN, MANIFESTANTI "LE PROTESTE PROSEGUIRANNO"
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Pechino, 19 dic.- La protesta di Wukan non si fermerà: lo hanno annunciato i residenti del villaggio di Wukan nonostante le voci su repressioni da parte della polizia si facciano sempre più insistenti. Da settembre il piccolo villaggio di pescatori è diventato teatro di accesi scontri tra le forze dell'ordine e i residenti, stanchi di assistere al land grabbing da parte delle autorità locali. Secondo i manifestanti dal 1998 le autorità hanno sottratto in modo illegittimo e senza un adeguata compensazione circa 400 ettari di superficie agricola per rivenderla a promotori immobiliari che li utilizzano per impiantarvi fabbriche. Poi, la settimana scorsa, la notizia della morte di Xue Jinbo, incarcerato perché a capo delle proteste di settembre, ha fatto precipitare la situazione. L'ira dei residenti monta sempre di più tanto che i manifestanti si tengono pronti ad un altro giro di vite e rinforzano le barricate contro la polizia, certi che una nuova repressione non tarderà ad arrivare. 
Nonostante le proteste come quella di Wukan non costituiscano una minaccia per il potere centrale, mettono a nudo il malcontento per i fenomeni  di corruzione, l'espropriazione forzata della terra e l'arroganza di alcuni funzionari, che sta erodendo l'autorità del partito alle fondamenta.
I residenti hanno fatto un lungo appello al governo centrale, mettendo l'accento sul fatto che i loro reclami in merito a democrazia e libere elezioni sono rivolti al governo locale, non ai leader di Pechino. "Siamo delusi - ha dichiarato un abitante del villaggio -. Perfino all'estero conoscono la nostra situazione, come è possibile che il governo centrale non intervenga?". I media nazionali hanno menzionato sporadicamente i fatti, citando solo alcune dichiarazioni ufficiali; i commenti sui siti di microblogging sull'argomento sono stati bloccati.

di Costanza Boriani
WUKAN, IN MIGLIAIA RICORDANO LEADER PROTESTA

Wukan, 16 dic. - Da giorni al centro di una forte protesta contro le autorita' cinesi, il villaggio di Wukan, nella provincia meridionale di Guangdong, cuore del boom economico del Dragone, ha reso omaggio a uno dei leader della piccola rivolta, il 42enne Xue Jinbo, morto domenica scorsa mentre era in custodia della polizia. Incuranti del vero e proprio assedio che il governo ha stretto intorno alla zona, con posti di blocco e agenti in assetto anti-sommossa, migliaia di residenti si sono radunati nel centro del villaggio per una cerimonia funebre in memoria di Jinbo, il cui corpo non e' ancora stato restituito alla famiglia.

Intanto, la protesta che sta scuotendo il piccolo ma florido centro di 20mila anime - dove la popolazione si e' ribellata agli espropri di terra eseguiti dai funzionari comunisti per favorire gli immobliaristi - sta facendo il giro della Cina. Sui servizi di microblogging si moltiplicano le notizie sulla protesta,quasi del tutto censurate dai media ufficiali. Le ricerche con leparole chiavi Wukan e Xue Jinbo sono state bloccate ma nei siti e'possibile vedere le immagini scioccanti degli abitanti con i voltiinsanguinati e segni di pestaggio nel corpo. Non a caso, proprio oggiil governo municipale di Pechino ha annunciato un nuovo giro di vitecontro i microblog, imponendo agli utenti di registrarsi con il loro nome reale per poter postare informazioni.

 

Per sedare la rivolta a Wukan le autorita' hanno ordinato il blocco dei viveri e da domenica nessuno puo' uscire o entrare nel villaggio. Nella zona le connessioni internet sonostate tagliate e scarseggiano i rifornimenti. Vista la determinazionedei 'ribelli', la strategia usata e' stata quella del bastone e dellacarota: linea dura contro chi "commette il crimine di istigare gliabitanti" ma "clemenza per coloro che si arrendono", come annunciato daWu Zili, sindaco della citta' di Shanwei ma con competenze anchesull'area di Wukan. Del resto, anche pochi giorni fa le autorita'locali si erano offerte di trattare, salvo poi arrestare il capo deimediatori, il macellaio del Paese, Xue Jinbo, e annunciarne poco dopola morte per "arresto cardiaco". Gli abitanti sono convinti che siastato pestato a morte. "Non dobbiamo avere paura. Dobbiamo resistereper i nostri diritti", ha affermato il portavoce del villaggio, LinZulian.

 

WUKAN, PECHINO ORDINA GIRO DI VITE

 

Pechino, 15 dic.- Pechino risponde col pugno duro alle proteste di Wukan.  A sedare i disordini nel villaggio del Guangdong,  dove da mesi i residenti alzano la voce contro l'espropriazione dei terreni,è intervenuto ieri il governo cinese promettendo giri di vite suileader delle rivolte e indagini a tappeto sull'operato dei funzionarilocali. Da settembre il piccolo villaggio di pescatori è diventatoteatro di accesi scontri tra le forze dell'ordine e i residenti, stanchi di assistere al land grabbingda parte delle autorità locali. Secondo i manifestanti dal 1998 leautorità hanno sottratto in modo illegittimo e senza un adeguatacompensazione circa 400  ettari di superficie agricola per rivenderla apromotori immobiliari che li utilizzano per impiantarvi fabbriche .Arresto dei funzionari corrotti e restituzione dei campi sottratti: queste le rivendicazioni dei manifestanti che da settimane, letteralmente, urlano i loro diritti.

 

Negli ultimi giorni la tensione nel villaggio ha superato illivello di guardia. A gettare benzina sul fuoco è arrivata lunedì lanotizia della morte di Xue Jinbo, incarcerato dagli agenti di poliziaperché tra i leader delle proteste dello scorso settembre. Lavicenda ha scatenato l'indignazione e la rabbia dei cittadini secondocui le autorità avrebbero taciuto su quella che è la reale causa dimorte dell'uomo offrendo una versione ufficiale falsa. "E' morto perinsufficienza cardiaca, le altre cause sono da escludere" hannodichiarato fonti del governo locale. Secondo quanto riferito da unodegli attivisti al quotidiano South China Morning Post, i familiaridell'uomo, cui è stato permesso vedere il corpo, hanno detto che l'uomoera coperto di lividi. Il sospetto della comunità è che i poliziottiabbiano torturato Xue per estorcergli una confessione. "Continueremo aprotestare per ottenere giustizia per Xue Jinbo e per la nostra terra",ha assicurato un residente. Gli abitanti di Wukan vogliono indietro lasalma  del loro leader, ma le autorità negano la restituzione. "Nonpossono farlo, non ci sono leggi che ne vietino la restituzione" hacommentato il genero di Xue.

 

Ma dai governi locali non è arrivato alcun segno di apertura, mentrela polizia ha tentato di mettere a tacere i 'ribelli' tagliando i rifornimenti.Secondo quanto riferito dall'Associated press e da altre fontigiornalistiche, già dalla fine della scorsa settimana le forzedell'ordine hanno sbarrato le strade che portano a Wukan, bloccato i rifornimenti di cibo e acquadestinati al villaggio e impedito alla popolazione di uscire dal paese."Lunedì sono stati ripristinati i rifornimenti di alcuni generi alimentari,ma le scorte scarseggiano e la polizia ci impedisce perfino di andare apesca" ha spiega Qiu Yankun, proprietario di un piccolo negozio distrumenti per lavorare la terra. "Nessuno osa lasciare il paese. Peruscire dal villaggio bisogna firmare un foglio, ma non abbiamo capitoper quale motivo. Siamo molto spaventati" ha aggiunto Qiu. Nessunaeccezione nemmeno per i bambini che per andare a scuola dovrebberorecarsi in pullman nel vicino centro abitato. L'ordine è tassativo eper gli autobus è impossibile entrare a Wukan. "Ci sono circa milleagenti. Tutte le entrate sono state bloccate e solo poche donne ebambini hanno avuto il permesso di passare", ha riferito un residente.Un fotografo dell'Afp, che aveva cercato di raggiungere il villaggio, èstato fermato in un checkpoint distante diversi chilometri dalla zona escortato fino alla città di Shenzen.

 

Alla fine settembre era sembrato che le proteste deiresidenti avessero prodotto qualche risultato. Gli ufficialigovernativi del Guangdong avevano promesso di condurre delle indaginisulle appropriazioni e vendite illegittime di terreni collettivi.Dal canto loro, i rappresentanti dei villaggi avevano promesso dico-operare con il governo e di evitare "azioni troppo drastiche". Ma aquanto pare nulla è cambiato negli ultimi mesi.

 

di Sonia Montrella

 

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