Wukan: il giorno dopo il voto

di Giovanna Di Vincenzo
Pechino, 5 mar.- Mentre a Pechino si era alla vigilia dell'Assemblea Nazionale del Popolo –sorta di "parlamento con caratteristiche cinesi"- i 12 mila abitanti del piccolo villaggio di Wukan eleggevano i nuovi esponenti della giunta locale. Lin Zuluan - anziano del villaggio e leader delle insurrezioni che hanno scosso Wukan lo scorso dicembre- è ufficialmente il capo del comitato, al fianco di altri sei membri che d'ora in poi si occuperanno di gestire le finanze del villaggio e la vendita della terre collettive. Uno dei compiti principali della nuova giunta consiste nella restituzione delle terre che –secondo gli abitanti di Wukan- erano state ingiustamente concesse agli imprenditori del ramo immobiliare. "Svolgerò il mio dovere seguendo la legge e la volontà dei miei compagni di villaggio, -ha dichiarato Lin all'agenzia di stampa di Stato Xinhua -faremo di tutto per riavere indietro le terre vendute illegalmente".
In seguito alle rivolte, i funzionari provinciali hanno acconsentito all'invio di un team di esperti per indagare sulla reale portata delle appropriazioni indebite dei terreni di Wukan; la commissione ha confermato il coinvolgimento dell'ex capo del villaggio, Xue Chang, in operazioni di vendita a danno della popolazione. La responsabilità del malcontento è anche di molte compagnie che non hanno adeguatamente rimborsato gli abitanti del villaggio in seguito all'acquisto di terreni. Secondo quanto dichiarato al WSJ da Yu Jianrong – esperto dell'Accademia Cinese di Scienze Sociali- in Cina circa il 65% delle proteste è causato proprio dalla cessione dei terreni agli speculatori immobiliari, un fenomeno che mantiene alta l'attenzione dei funzionari di Pechino, tanto che l'espropriazione illegittima delle terre rappresenta uno dei temi all'ordine del giorno per l'ANP.
Al di là dell'aria di democrazia respirata negli ultimi giorni con l'apertura delle urne, i piani alti del governo tengono d'occhio Wukan. Sciogliere la vecchia giunta corrotta e indire nuove elezioni rappresenta una sorta di compromesso tra ribelli e autorità del Guangdong guidate da Wang Yang, segretario del partito di provincia e nella lista degli aspiranti al Comitato Permanente del Politburo, il vero vertice del potere cinese.
La gestione del "caso Wukan", sembra abbia accreditato la sua posizione politica, facendogli guadagnare punti in vista del prossimo cambio della guardia ai vertici della leadership, nell'ottobre prossimo. Concedere il "diritto" delle elezioni dirette a livello di villaggio, previsto della Legge Organica cinese, è stato per le autorità un tentativo di arginare l'ondata di proteste che si stavano diffondendo nelle zone limitrofe. Ci si interroga sul reale potere che avranno i nuovi leader del villaggio e sui loro margini effettivi di manovra. Resta anche da vedere se il governo sarà così permissivo in casi analoghi.
Frenare gli entusiasmi, è questo l'atteggiamento degli stessi abitanti del villaggio di Wukan. In un clima inedito e particolare come quello delle elezioni di villaggio a Wukan, anche Xue Jianwan, figlia di uno dei capi delle insurrezioni, vittima degli scontri con le forze armate, ha deciso di agire con estrema cautela. Xue era una dei venti candidati al seggio del comitato di villaggio ma ha dovuto ritirare all'ultimo la sua candidatura, per la sua sicurezza personale. Prima che si aprissero le urne, Xue era stata convocata per una riunione nella scuola elementare dove insegna, dove è stata obbligata a scegliere tra il suo attuale lavoro o l'eventuale carriera politica, dal momento che i cittadini che hanno incarichi pubblici non possono entrare a far parte della giunta. A Xue è stata anche offerto di dirigere un asilo nido locale, posizione che ha rifiutato per proseguire il cammino della lotta politica.
Tuttavia le preoccupazioni della famiglia l'hanno dissuasa dal partecipare alla gara per il seggio. "In quanto donna, hai bisogno di una vita tranquilla", è quello che le è stato detto durante il colloquio con i funzionari e il preside della scuola, secondo quanto riportato dal Financial Times. Avere tra i membri del seggio la figlia di un'attivista morto durante le rivolte di Wukan sarebbe stato motivo di allarme per le autorità provinciali, che già hanno tollerato l'istituzione del voto diretto. Ma quello di Xue non è stato l'unico caso d'intimidazioni contro i candidati: prima delle elezioni di sabat, alcuni sono stati inseguiti dalla polizia, altri costretti a dormire in posti diversi ogni notte. Barlume di democrazia o libertà pilotata? Le elezioni nelle comunità rurali non sono una novità, il "caso Wukan" si differenzia solo perché stavolta ai cittadini in rivolta è stato concesso di indire nuove consultazioni. Ma le decisioni finali spettano sempre al governo.
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