Roma, 14 dic.- "L'aumento dei dazi imposto dagli Usa sugli pneumatici cinesi non è illegale": con questa sentenza la Wto mette fine alla disputa in corso da più di un anno tra Washington e Pechino. "Riteniamo - spiega l'Organizzazione mondiale del Commercio - che con l'imposizione delle misure protezionistiche adottate il 29 settembre 2009 sulle importazioni di pneumatici cinesi, gli Usa non abbiano trasgredito i loro obblighi". Respinto, quindi, il ricorso presentato dalla Cina, secondo cui l'aumento del 35% delle imposte sulle gomme Made in China destinate ad automobili e camion rappresenterebbe una violazione dei regolamenti del Wto. La decisione dell'amministrazione Obama era giunta in seguito alla richiesta del sindacato United Steelworkers di fissare a 21 milioni di unità il tetto massimo per le importazioni di pneumatici. Dal 2001 al 2004 le esportazioni cinesi negli Stati Uniti sono triplicate toccando i 41 milioni di unità, aveva dichiarato United Steelworkers. Cifre allarmanti che avevano convinto il presidente Barack Obama a introdurre sui prodotti incriminati nuovi dazi triennali per un valore totale di 1,8 miliardi di dollari; le nuove imposte, un tentativo - fanno sapere da Washington - di proteggere il lavoro americano, avrebbero dovuto subire un incremento del 35% nel primo anno, 30% nel secondo e 25% nel terzo.
"La decisione della Wto rappresenta una grande vittoria per gli Stati Uniti e per i lavoratori americani" ha commentato il negoziatore americano per le questioni commerciali Ron Kirk, che ha aggiunto: "Siamo sempre stati certi che le nostre misure fossero in linea con il regolamento del Wto e ora l'Organizzazione ci ha dato ragione". All'entusiasmo di Washington si contrappone il disappunto di Pechino, che solo una settimana fa, sempre nell'ambito delle controversie del Wto, aveva vinto la sua personale battaglia contro i dazi sulle viti imposti dall'Unione europea (link). Intanto il ministero del Commercio cinese, che in un comunicato stampa ha fatto sapere di temere effetti della limitazione sull'export, ha assicurato che la Cina si appellerà a qualsiasi strumento legale pur di proteggere i propri interessi commerciali e industriali.
La notizia - giunta in concomitanza con l'apertura del meeting annuale sul commercio sino-americano fissato per martedì e mercoledì a Washington - potrebbe alzare la tensione tra il vice premier cinese Wang Qishang, il segretario del commercio statunitense Gary Locke e quello del Tesoro Timothy Geithner, già impegnati in una serie di colloqui 'delicati' sulla protezione della proprietà intellettuale americana e sull'apprezzamento dello yuan. Lunedì, infatti, l'International Trade Commission, agenzia governativa americana, ha pubblicato un rapporto che critica apertamente la scarsa attenzione verso la tutela dei diritti di proprietà intellettuale da parte di Pechino: "La Cina non garantisce alcuna protezione agli affari statunitensi" ha dichiarato il presidente dell'assemblea finanziaria del senato Max Baucus, che ha aggiunto: "I colloqui commerciali di questa settimana rappresentano l'occasione perfetta per fare chiarezza su queste questioni".
di Sonia Montrella
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