Pechino, 22 nov.- Quello che la Cina sta per affrontare è con ogni probabilità un "soft landing", un'uscita senza scossoni dal pacchetto di stimoli economici lanciati nel 2008 contro la crisi finanziaria globale, ma Pechino deve porre particolare attenzione alla situazione del debito delle amministrazioni locali e alla crisi del debito pubblico europeo: sono le conclusioni della Banca Mondiale, contenute nel tradizionale rapporto semestrale sull'area Asia Orientale-Pacifico pubblicato martedì.
"In generale, crediamo che anche se ci sono diverse questioni da tenere d'occhio in Cina, al momento il governo le sta gestendo adeguatamente, e la consistenza di tali problemi non punta necessariamente nella direzione di un grosso rallentamento dell'economia cinese, come ritiene qualcuno" ha scritto Bert Hofman, chief economist della Banca Mondiale per l'Estremo Oriente-Pacifico.
Secondo la World Bank, nel 2011 il Dragone crescerà del 9.1% - un leggerissimo aumento rispetto al +9% delle precedenti previsioni - e nel 2012 rallenterà lievemente fino a un +8.4%. Le affermazioni di Hofman e degli altri analisti della Banca Mondiale suonano come una risposta sia al vicepremier cinese Wang Qishan - che nel fine settimana aveva definito "cupa" la situazione economica mondiale (questo articolo ) - sia a tutti quegli osservatori del mercato cinese timorosi di un brusco arresto dell'economia del Dragone, causato dallo scoppio di una bolla immobiliare o dal calo delle esportazioni (questo articolo e questo articolo )
"Le misure adottate per contenere i prezzi delle proprietà possono effettivamente causare notevoli pressioni su alcune amministrazioni locali - scrive ancora Hofman - ma difficilmente si potranno ripresentare problemi simili a quelli che si sono verificati sul mercato immobiliare statunitense, perché le famiglie cinesi risparmiano di più e accendono mutui più contenuti. Un recente studio della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale ha dimostrato che il sistema bancario cinese può resistere a shock notevoli tanto sul fronte dei tassi d'interesse che su quelli del tasso di cambio" (questo articolo).
Venerdì scorso le autorità cinesi avevano diffuso la notizia di un calo dei prezzi degli immobili in 33 delle 70 principali città cinesi nel mese di ottobre, calo che ha sospinto le borse al ribasso per i timori di un effetto domino sulle banche. Alcuni analisti, come Nomura, hanno parlato di "punto critico" per il settore immobiliare cinese: si teme che il boom del credito del periodo 2009-2010 –che ha interessato soprattutto il real estate e i prestiti concessi alle amministrazioni locali - si possa trasformare in un'ondata di crediti inesigibili per gli istituti di credito dell'Impero di Mezzo.
Ma la visione della Banca Mondiale non è altrettanto pessimistica: se il resto dell'Estremo Oriente nel 2011 crescerà attorno al 4.7%, la Cina sembra immune dal rallentamento generale.
Il Dragone, a detta della World Bank, non deve temere neanche il calo dei consumi nelle economie sviluppate, Unione europea in testa: "Le nazioni asiatiche potrebbero affrontare una notevole frenata se l'Ue ristrutturerà disordinatamente il proprio debito pubblico", ma a temere l'onda lunga dal Vecchio Continente devono essere soprattutto Paesi come la Malaysia, e non la Cina, che per evitare l'"hard landing" e la crisi europea necessita soprattutto di "politiche monetarie più espansive".
La Banca Mondiale, in definitiva, è molto più ottimista dello stesso vicepremier cinese. Che sempre nel fine settimana scorso aveva definito "cronica" la recessione causata dalla crisi globale.
di Antonio Talia
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