"COREA DEL NORD COME BAMBINO VIZIATO"
In uno dei telegrammi si riferisce come il viceministro degli Esteri He Yafei cerchi di minimizzare una recente visita di Wen Jiabao agli occhi degli USA: "Possono non piacerci- dice He al vice segretario di Stato americano James Steinberg- ma sono il nostro vicino". Sempre He paragona
CINA CONTRO SEGGIO PERMANENTE AL GIAPPONE
Da un altro documento emerge una Cina che si oppone ad un allargamento del Consiglio di Sicurezza dell'ONU e cerca di convincere gli Stati Uniti che nessuno dei due avrebbe nulla da guadagnare dalla concessione ad altre nazioni di nuovi seggi permanenti. Il telegramma, datato aprile 2009, riporta l'opinione di un alto funzionario cinese- mai citato per nome- espressa all'incaricato d'affari della rappresentanza diplomatica americana: "
GIACOMO GOLDKORN CIMETTA: "WIKILEAKS, NESSUNA SORPRESA"
"Non si tratta, come qualcuno aveva detto nelle prime ore dopo la pubblicazione,di informazioni che potrebbero fare scoppiare una guerra. Mi sembra che la fonte alle quali vengono attribuite, l'analista ventitreenne Bradley Manning, abbia avuto accesso a una rete di secondo livello, non certo ad una rete di primo": Giacomo Goldkorn Cimetta, docente di Geopolitica all'Università Cattolica del Sacro Cuore e direttore della rivista online Equilibri.net non si dice particolarmente sorpreso dalle "rivelazioni" pubblicate finora da Wikileaks. Per Goldkorn, è soprattutto una questione di fonti: "E' un po' quello che succede ai ricevimenti alle Ambasciate: se ci si mette ad orecchiare, ci saranno dei funzionari che esprimono delle valutazioni, ma non è affatto detto che tali opinioni si trasformeranno poi in decisioni. Ecco, la natura delle informazioni diffuse da Wikileaks è proprio questa: ci troviamo di fronte ad un'immensa massa di valutazioni". Secondo il docente della Cattolica, l'aspetto più interessante della vicenda è un altro: "Da quella massa di informazioni si potrebbe ricavare effettivamente una mappatura delle persone più influenti, delle sedi diplomatiche più importanti e delle realtà che incidono più di altre, questo perché poi ovviamente le osservazioni dei funzionari diplomatici, a un certo livello, si traducono in atti politici o economici. I documenti pubblicati da Wikileaks sono una massa critica che se analizzata quotidianamente, incrociandola con le decisioni dei politici, le loro dichiarazioni, e con i flussi di capitali, può effettivamente portare a risultati molto più interessanti del gossip al quale abbiamo assistito in questi giorni, con le 'rivelazioni' sul fatto che il tale leader è stanco o il tal altro sembra pazzo. Forse gli unici dispacci interessanti di per sé sono quelli in cui si citano dei dati, quelli che riportano un vero linguaggio di valutazione della situazione". Allora l'uragano Wikileaks in realtà è destinato a non cambiare nulla del modo di fare politica estera? "Mi sembra che, paradossalmente, tutta la vicenda porterà ad un effetto contrario a quello voluto da Wikileaks. Avremo più chiusura, meno trasparenza e meno credibilità su quello che dicono i diplomatici, A questo punto, infatti, perché una fonte straniera dovrebbe parlare con un diplomatico? Meglio parlare con un giornalista, per ottenere un'eco più importante delle proprie dichiarazioni su un piano ormai sempre più convulso come quello della guerra dell'informazione. Oppure restare zitti. Sicuramente, adesso gli americani investiranno ancora di più in tecnologia e procedure, e inviare un telegramma da una sede diplomatica sarà sempre più complesso". In molti, però, hanno ipotizzato che dietro Wikileaks possa celarsi qualche Stato: "Ci sono effettivamente nazioni che, almeno finora, escono dalla vicenda meglio di altre –prosegue Goldkorn- basti pensare a Israele e, caso Google a parte, alla Cina. Ma secondo me non c'è una premeditazione: frequento da tempo il mondo dell'open source, il mondo degli hacker, e tutta la storia mi sembra in linea con gli atteggiamenti di questa comunità. Non mi pare si possa dire che dietro Wikileaks ci sia qualcun altro se non forse delle organizzazioni per la libertà di stampa. Non penso sia un caso analogo, ad esempio, alle organizzazioni per i diritti civili dell'ex segretario di Stato americano Madeleine Albright, che poi foraggiavano i movimenti per i cambi di regime in Caucaso o nell'Europa dell'Est. Potrebbe darsi che i servizi segreti di qualche paese stiano proteggendo Julien Assange, il fondatore di Wikileaks. Ma quando, probabilmente nel giro di un mese, sarà ricercato dalle polizie di tutto il mondo, anche lui potrebbe diventare una merce di scambio, com'è costume per i servizi di tutto il mondo".
Di Antonio Talia
Articoli correlati
La Cina e Wikileaks: le "falle" del Dragone
© Riproduzione riservata