WEN: RIFORME POLITICHE O 'RIVOLUZIONE CULTURALE'

WEN: RIFORME POLITICHE O 'RIVOLUZIONE CULTURALE'

di Sonia Montrella

 

Roma, 14 mar.- A chiusura della sua ultima Assemblea Nazionaledel Popolo, Wen Jiabao torna a parlare di riforme politiche con unesplicito richiamo alla Rivoluzione Culturale. "Siamo a un momentocruciale: è necessario riformare il sistema politico per consolidare itraguardi raggiunti negli ultimi e per scongiurare disordini di massa"ha dichiarato il premier nel suo discorso di chiusura della sessioneannuale del "Parlamento" cinese, l'appuntamento più importantedell'agenda politica del Dragone che Wen ha presieduto per dieci anni. 

 

"Senza una ristrutturazione politica, alcuni problemi che sonosaltati fuori all'interno della società cinese potrebbero non esseremai risolti. Al contrario, potrebbero ripetersi tragedie comequella della Rivoluzione Culturale". Il fallimentare esperimento di MaoZedong, durato da 1966 al 1976, che più che uguaglianza ha prodottocaos, violenze, l'abolizione dei diritti degli uomini edell'istruzione, il rovesciamento della sovranità del popolo e seminatocinismo nei confronti del sistema comunista. "So bene però che non èfacile attuare delle riforme, e che queste non possono essererealizzate senza il  sostegno, l'entusiasmo, la creatività e laconsapevolezza delle persone".

 

Dalla Rivoluzione Culturale, il riferimento, tra sottintesi ed esplicite dichiarazioni, va al caso Wang Lijun:il superpoliziotto, braccio destro di Bo Xilai, che nella notte tra il6 e il 7 febbraio chiese asilo politico al Consolato statunitense diChengdu. Wang, oggi ufficialmente sotto inchiesta, ha dato il via alpiù grosso scandalo politico scoppiato in Cina negli ultimi anni, unasituazione che avrebbe gravemente compromesso la carriera del suopadrino politico Bo Xilai – proiettato verso un seggio al ComitatoPermanente del Politburo - con cui l'uomo ha condotto una accesacampagna contro la corruzione e il crimine organizzato. La campagnaanti-Triadi di Bo e Wang aveva condotto a 4.500 arresti e a 15 condannea morte, ma dopo la fuga di Wang sono fioccate le accuse: secondoalcuni imprenditori di Chongqing, la "lotta al crimine organizzato" deidue funzionari non sarebbe stata altro che una violenta purga condottacontro loro nemici politici per prendere il controllo assoluto dellacittà.

 

"Il comitato municipale del Partito di Chongqing e il governodella municipalità dovrebbero riflettere seriamente sull'incidente diWang Lijun" ha detto il premier nella Grande Sala del Popolo diZhongnanhai, quartier generale del PCC che ospita l'Assemblea. Wen, chenon ha menzionate direttamente Bo Xilai, ha aggiunto che "il governocentrale presta molta attenzione al caso tanto che ha subito ordinatoai dipartimenti competenti di fare luce sulla vicenda". "Appenaterminate le indagini, daremo una risposta a tutta la popolazione".

 

Poi il premier ha osservato che le ingiustizie sociali e giuridiche hanno prodotto un malcontento sfociato spesso in rivolte. Eper il governo di Pechino l'armonia sociale è tutto visto che lalegittimità del partito unico risiede proprio nella promessa distabilità e prosperità. Oggi però la forbice tra ricchi e poveri è piùampia che mai, 800milioni di lavoratori sono sottopagati e il 10% dellapopolazione vive con meno di un dollaro al giorno. Intanto i prezzi deigeneri alimentari continuano a salire e la corruzione avanza. "Losviluppo economico ha portato anche una distribuzione eterogenea delbenessere, perdita di credibilità, corruzione e altri problemi – hadetto Wen Jiabao -.  Ecco perché è necessario riformare il sistema".

 

Tuttavia, come era già accaduto in passato, il premier non ha fornito alcuna indicazione sulla natura di tali riforme.Così come si era tenuto sul vago nel corso delle sue precedentitrasferte oltre Muraglia, l'ultima qualche mese fa in occasione dellavisita in Qatar. Sia in quell'occasione che nella famosa intervistarilasciata al programma della CNN "Fareed Zakaria GPS, Wen si eralimitato a spiegare che le riforme dovranno essere, per così dire,'cucite su misura' per la società cinese. Un concetto ribadito anchemercoledì di fronte agli oltre 3mila funzionari che hanno preso parteall'ANP.

 

"Nel mio ultimo anno, il governo dovrà affrontare numerose sfide"ha detto il premier del governo Hu Jintao arrivato alla conclusione delmandato decennale. Nel 2003, quando gli attuali leader salirono algoverno, la Cina era la sesta potenza al mondo; oggi il Giganteasiatico è secondo solo agli Stati Uniti. Un'ascesa trainata per trentaanni dalle esportazioni, ma che oggi è arrivata a un punto di stallo.Per poter andare avanti, nel 2012 la crescita dovrà attestarsi al 7,5%e si punterà sulla domanda interna, aveva detto il premier il 5 marzonel rapporto annuale che  apre l'Assemblea.

 

Poi, con un accenno di quel sentimentalismo che locontraddistingue e che ha fatto molto discutere negli ultimi anni, WenJiabao ha chiesto scusa per qualsiasi errore abbia fatto nel corso delsuo mandato. "Ho il coraggio di affrontare il popolo e la storia" ha aggiunto.

 

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