WEN: NECESSARIE RIFORME DEMOCRATICHE

WEN: NECESSARIE RIFORME DEMOCRATICHE

Pechino, 20 gen.- Chiuso il discorso energetico, in Qatar Wen Jiabao è tornato a parlare di riforme democratiche secondo quello che sembra ormai uno schema consolidato, nonché un appuntamento fisso dei suoi viaggi oltre Muraglia. "I leader politici dovrebbero sempre ascoltare le richieste del popolo" ha detto il premier ai giornalisti che, in una conferenza stampa a Doha, gli avevano chiesto quale lezione avessero appreso i governi dalle rivolte in Medio Oriente.

 

E passando al caso specifico della Cina, Wen ha aggiunto: "Ho sempre sottolineato la necessità di riforme non solo economiche ma anche politiche" riporta l'agenzia di stampa cinese Xinhua. "E' di importanza capitale che il governo mantenga contatti col popolo e faccia gli interessi del popolo, non i propri. Di conseguenza la leadership dovrebbe poi migliorare il proprio lavoro in modo da garantire lo sviluppo economico e assicurare il sostentamento degli abitanti". E' particolarmente difficile governare un nazione nell'era informatica e con le crescenti aspettative nei confronti della classe reggente, ha spiegato il premier. Tuttavia, ha precisato, è compito di ogni governo ricercare le cause del malcontento popolare: "Ogni sollevazione ha sia radici esterne che interne, ma quelle interne sono di gran lunga più importanti".

 

Nessuna novità nelle parole del premier che aveva già lanciato 'l'emergenza riforme democratiche' nel giugno scorso durante una visita di stato in Gran Bretagna, e nell'ottobre del 2010 in un'intervista al programma della CNN "Fareed Zakaria GPS" mai riportata sui media nazionali, ma diventata ormai popolare fuori dai confini cinesi. "Senza democrazia non c'è socialismo, senza libertà non c'è una reale democrazia" aveva spiegato il premier alla Royal Society nel giugno del 2011. La Cina è scossa da corruzione, disuguaglianza sociale e altri mali il cui unico antidoto è rappresentato dalle riforme di apertura, aveva aggiunto fornendo una chiave di volta: "il modo migliore per risolvere questi problemi è costruire una società democratica regolamentata dalle leggi".

 

Ancora più esplicita la posizione espressa in precedenza nel salotto di Zakaria: "i cinesi sono convinti, come lo sono io, che la Cina debba proseguire sulla sua strada lastricata di progressi. E queste stesse persone provano ormai un irresistibile desiderio di democrazia e libertà" . Un concetto anticipato già nell'agosto dello stesso anno, per la prima volta, a Shenzhen. Poi, sempre alla CNN Wen aveva detto di "essere pronto a lottare contro il vento e la tempesta per le riforme politiche". (questo articolo) Una lotta, quest'ultima, che molti si aspettavano prendesse forma nel corso del V Plenum durante il quale, al contrario, "la parola democrazia non è neppure comparsa" – aveva spiegato tempo fa ad Agichina24 Jian Zhang, professore di Scienze politiche presso l'Istituto di Affari governativi dell'Università di Pechino (questo articolo)

 

Gli interventi di Wen spaccano ancora una volta l'opinione pubblica: da una parte i sostenitori, dall'altra gli scettici. "Sono solo cliché senza significato – ha commentato He Weifang professore di legge all'Università di Pechino -. Avrebbe senso se il premier accompagnasse le sue dichiarazioni con programma. Invece non ha nemmeno illustrato su quali aspetti dovrebbero concentrarsi le riforme". E come He sono in molti a leggere tra le parole di Wen Jiabao una sorta di ricerca di consenso. Sulla rete c'è chi lo definisce una "stella della televisione" e lo incolpa di usare le lacrime a favore di telecamera. In particolare secondo gli scettici le proposte di Wen andrebbero lette come un atto di vanità in vista della scadenza del suo mandato prevista per il prossimo autunno e come un tentativo per accaparrarsi il consenso della comunità internazionale indignata dagli episodi di violazione dei diritti umani. "Un'ipotesi molto diffusa circa le ragioni del discorso di Wen Jiabao – aveva spiegato Jian Zhang dopo l'intervista del premier alla CNN - è che il primo ministro voleva unicamente farlo prima che il Premio Nobel venisse assegnato a Liu Xiaobo". Una sorta di campagna promozionale  rivolta al Comitato per il Premio Nobel per la pace in Norvegia: "come a dire 'non date il premio a un tipo che abbiamo appena condannato a 11 anni di prigione, perché ora stiamo parlando di democrazia, solo, dateci ancora qualche anno'.  Stando a questa teoria, quello di Wen Jiabao sarebbe stato in sostanza una sorta di attacco preventivo". Ma non è l'unica ipotesi, osserva ancora Jian Zhang: "Ha fatto molto come Primo Ministro, è stato fondamentalmente il timoniere dell'economia cinese per quasi dieci anni, ed ora forse vuole aggiungere un colore politico alla sua eredità".

 

 

di Sonia Montrella

 

 

©Riproduzione riservata